MISURARE GLI ESG, UNA LEVA PER L’OFFERTA
Di fronte alla volatilità dei rischi correlati all’Agenda 2030, e in particolare all’ambito climatico, le compagnie possono valutare l’applicazione di parametri qualitativi e quantitativi che aiutino a misurare l’esposizione al rischio dei propri assicurati
15/07/2022
Se le compagnie assicurative non facessero il proprio mestiere, non sarebbe possibile il progresso delle società e lo sviluppo dell’imprenditoria. Anche nei momenti in cui sorgono nuovi rischi, la soluzione non è uscire dai mercati ma poter utilizzare strumenti adatti a conoscere meglio il rischio. Oggi questo argomento vale in particolare per la sfida rappresentata dai fattori Esg dell’Agenda Onu 2030 e per il rischio climatico.
Anche per questi specifici casi vale ribadire che alla base del business assicurativo ci sono la conoscenza dei dati e l’informazione sul mercato, ambiti nei quali opera Crif. Di fronte allo spettro amplissimo con cui i fattori Esg impattano il business assicurativo (e in particolare riguardo al risk management e alle incombenze normative derivanti da Orsa e Solvency II) Filippo Sirotti, senior director, offering development, insurance market di Crif, ha suggerito di “considerare i temi Esg come una leva strategica per offrire protezione prezzando meglio i rischi e aumentando la consapevolezza del cliente”.
Crif ha notato una netta correlazione tra la propensione delle aziende verso la gestione delle variabili Esg e la loro rischiosità assicurativa, osservando che “le aziende più attente alla sostenibilità sono anche le più prudenti nella gestione dei rischi”.
DATI E SCORE PER MISURARE L’ESPOSIZIONE AL RISCHIO
Su questi temi Crif ha predisposto un data lake che include dati di settore, fonti interne o aperte, informazioni quantitative e qualitative, da cui è possibile ricavare un centinaio di variabili e score relativi alle tre dimensioni Esg; allo stesso modo Crif può creare degli score Esg calibrati sui portafogli di compagnia. Più nel dettaglio, spiega Sirotti, “le variabili Esg hanno un potere esplicativo del rischio che sembra non essere intercettato dalle variabili tradizionalmente utilizzate per la tariffazione dei rami non auto. Possono quindi diventare elemento di sofisticazione del prezzo e permettere alle compagnie di premiare i clienti virtuosi o di proporsi come loro partner incoraggiando comportamenti più sostenibili”.
La relazione tra business core assicurativo e fenomeni climatici è ancora più evidente. Mantenendo centrale per l’Italia la caratteristica dicotomica di Paese a elevato rischio idrogeologico e a bassa copertura assicurativa, Sirotti afferma che “l’obiettivo è conoscere bene i rischi reali per aiutare le compagnie a trovare strumenti utili a svolgere appieno la loro funzione sociale di protezione”. Allo scopo, Crif propone una suite di analitycs che raccoglie serie di dati sulla pericolosità climatica, informazioni di dettaglio a livello microgeografico e fonti alternative, come la stampa locale, materiali elaborati con tecniche di AI e ML per distillare score specifici sull’esposizione delle aree in cui risiedono le aziende valutando la loro vulnerabilità.
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