POLIZZE ED ESG, PRODOTTI A TRAZIONE VERDE
Le compagnie italiane hanno adottato le nuove disposizioni europee in materia di finanza sostenibile e nel loro catalogo ospitano ormai da tempo contratti con principi ambientali, sociali e di buona governance. Ma occorre più attenzione alla qualità dei dati
13/05/2024
La domanda e l’offerta di prodotti assicurativi sostenibili continua a crescere, anche grazie a caratteristiche strutturali che i clienti preferiscono. A livello europeo, il report di Eiopa chiamato Cost and past performance report, che si occupa dei contratti Ibips venduti dalle compagnie attraverso i propri canali di distribuzione, mostra che i prodotti con caratteristiche di sostenibilità sono meno costosi di quelli non Esg. Complessivamente, l’autorità di vigilanza ha censito 440 prodotti Esg su un totale di 1.072: tra questi, le imprese italiane hanno fornito informazioni in merito a 27 prodotti unit linked, 10 prodotti con partecipazione agli utili e 31 polizze multiramo.
La maggior parte delle compagnie di assicurazione italiane ha adottato le nuove disposizioni europee in materia di finanza sostenibile da meno di cinque anni, come rivela anche un rapporto di Ivass che definisce l’adozione dei principi Esg da parte del mercato italiano come “relativamente recente”.
ECO-SOSTENIBILITÀ E DECARBONIZZAZIONE
La quasi totalità delle imprese passate in rassegna ha dichiarato di essersi data obiettivi connessi al raggiungimento di predefiniti livelli di eco-sostenibilità del portafoglio investimenti. In una prima fase, questi obiettivi sono stati fissati per lo più in termini di “esclusione di specifiche attività economiche” e di decarbonizzazione nelle strategie di investimento. “In generale – ha commentato recentemente Stefano De Polis, segretario generale di Ivass – è emerso che le attività di catalogazione Esg degli attivi e di revisione delle politiche di investimento delle compagnie italiane sono nel complesso avanzate, specie nelle imprese di medio-grandi dimensioni”.
De Polis ha spiegato che un particolare sforzo, da parte del mercato e delle stesse autorità di vigilanza, deve essere posto “alla qualità dei dati impiegati, all’utilizzo di efficaci modelli di stima dei rischi di sostenibilità e alle connesse valutazioni prudenziali”.
GESTIRE (E FINANZIARE) LA TRANSIZIONE VERDE
La carenza di dati, il cosiddetto data protection gap, incide sulla corretta valutazione del livello di aderenza degli obblighi di informativa e di rendicontazione Esg da parte dei gli assicuratori: “è un tema sfidante”, ha sottolineato De Polis, evidenziando come in Italia gli investimenti in prodotti Ibips si aggirino intorno al 5% del Pil: una cifra particolarmente significativa della ricchezza prodotta dai cittadini e che le compagnie si trovano a gestire anche in ottica di sostenibilità.
Il 5% italiano, tuttavia, è un dato in chiaroscuro, a fronte di quello dell’Unione Europea che si piazza tra il 7% e l’8% medio. Tra questi prodotti, come detto, una parte non indifferente è destinata a finanziare la transizione verde.
Riprendendo in mano il report di Eiopa emerge come in Europa, nel quinquennio 2018-2022, la performance annualizzata mostri rendimenti netti bassi ma positivi per i prodotti unit linked (0,1%) e per i prodotti con partecipazione agli utili (1,6%). Per quanto riguarda l’Italia, nel quinquennio in esame, le unit linked hanno avuto un rendimento (0,8%) superiore alla media dell’Unione.
L’indagine conferma che in Europa e in Italia le polizze tradizionali di ramo I hanno rendimenti netti più stabili nel tempo (1,6%) mentre le polizze unit siano maggiormente correlate all’andamento dei mercati finanziari ed esposte quindi a significative flessioni dei valori di riscatto nelle fasi negative dei mercati.
IRROBUSTIRE I PROCESSI POG E VALUE FOR MONEY
Ma nelle scelte dei consumatori, anche in ottica di sostenibilità, come abbiamo visto, i costi hanno un’incidenza rilevante, tanto che i prodotti tradizionali continuano a essere i più convenienti. In Italia, nel 2022, il livello medio dei costi in termini di reduction in yield (Riy) è superiore alla media europea per tutte le tipologie di prodotti: 2,4% contro 2,1% per i prodotti unit, 1,7% contro 1,5% per i tradizionali, 2,5% contro 2,1% per quelli multiramo. Inoltre, i costi sono pressoché indipendenti sia dalla classe di rischio del prodotto, sia dal periodo di detenzione raccomandato, sia dalla frequenza premi.
Secondo De Polis, “sarebbe necessario irrobustire i processi Pog per la valutazione del value for money dei prodotti”, proprio in considerazione del regolamento Ue 2019/2088, relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (Sustainable finance disclosure regulation) che richiede agli attori dei mercati finanziari e agli operatori finanziari, e quindi anche alle compagnie, di fornire agli investitori finali specifiche informazioni sulle modalità attraverso le quali sono valutate le caratteristiche di sostenibilità dei prodotti finanziari.
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