MITIGAZIONE DEL RISCHIO E RESILIENZA

Più che sul risk management, è necessario concentrarsi sulla capacità di resistere ai grandi rischi. Da qui partono i Lloyd's per gestire le nuove minacce, come evidenzia il country manager per l'Italia, Vittorio Scala

MITIGAZIONE DEL RISCHIO E RESILIENZA
👤Autore: Laura Servidio Review numero: 46 Pagina: 33
Resistere, oltre che prevenire. Questa la strategia dei Lloyd’s per affrontare in modo diverso le minacce emergenti, così come già fatto, in passato, sull’auto e, oggi, sui droni e le driverless car. 
“Vogliamo puntare sulla resilienza – conferma Vittorio Scala, country manager e rappresentante generale dei Lloyd’s per l’Italia – ovvero sulla capacità di resistere ai grandi rischi, laddove seppur il risk management è importante, è anche limitante rispetto alle nuove minacce”.
La logica è quella di andare oltre la polizza, fornendo un servizio di analisi, copertura e mitigazione dei pericoli. “Il risk transfer non è in grado di annullare il rischio, quindi è necessario dare valore aggiunto al prodotto assicurativo”. Per farlo, i Lloyd’s ricorrono a un comitato permanente di esperti che, ogni anno, analizza quello che può rappresentare un rischio emergente producendo dei report pubblici con l’obiettivo di trovare insieme quelle risposte assicurative che possono consentire ai clienti di mitigare il rischio.





SI PARTE DALLE CITTÀ

Il più recente di questi studi riguarda la resilienza delle infrastrutture delle metropoli sui quattro ambiti chiave: energia, Ict, trasporti e acqua. Tutto parte da due concetti chiave: l’incertezza del rischio (sia conosciuto che sconosciuto) e la difficoltà di quantificarne l’impatto. Due problematiche cruciali se pensiamo che, nel 2015, la metà del Pil mondiale è stata prodotta proprio nelle città: si stima sarà intorno al 66%, entro il 2025. 
“Più che cercare di evitare il sinistro, è necessario lavorare sulla capacità delle città di affrontare e superare l’evento traumatico, consentendo la ripresa del funzionamento dei servizi: una cosa molto più importante del danno causato dal sinistro”. Esempio emblematico di questo è l’incendio a Fort McMurray, in Canada, del maggio 2016, dove non si è riusciti a intervenire per ben 26 giorni, con la conseguente perdita di 2.400 case e 2.000 sfollati. 
Costruire la resilienza richiede, però, la collaborazione di tutti gli attori del sistema, sulla base di percorsi di analisi delle necessità nel post sinistro, ai fini della ripresa. “Questo – conclude Scala – è il nuovo ruolo dell’assicuratore di oggi: fare l’underwriting del progresso umano, perchè la resilienza è più importante del risk management”.

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