NUOVI STANDARD PER I RISCHI GLOBALI
L'innovazione nella gestione delle minacce è stato il tema centrale della prima tavola rotonda del convegno organizzato da Insurance Connect. A introdurre la giornata, l'intervento di Alessandro De Felice, presidente di Anra, che ha illustrato le sfide dell'Industria 4.0
18/07/2017
La continuità del business per le aziende si trasforma in una sfida da giocare sui due campi: quello fisico e quello virtuale. Nell’epoca dell’industria 4.0, la tecnologia cambia il modo di fare impresa e amplifica anche i nuovi rischi. Ecco perché l’edizione di quest’anno del convegno organizzato da Insurance Connect si è mossa tra i territori reali e il mondo virtuale. A un anno di distanza dal precedente appuntamento, forse solo la minaccia rappresentata dalla condizione dell’economia si è in parte affievolita, grazie ai buoni dati e alle previsioni che appaiono più incoraggianti. Per il resto, sembra che le minacce chiedano a tutti ancora più impegno.
Nella foto: Alessandro De Felice, presidente di ANRA
Il convegno ha proposto in apertura un’analisi di diversi scenari che interessano le aziende, cercando d’individuare le iniziative in atto per comprendere il rischio e gestirlo nella maniera migliore. Alessandro De Felice, in qualità di presidente di Anra, ha aperto la giornata parlando della sfida principale della cosiddetta industria 4.0: ovvero gestire i processi in totale autonomia, in un mondo che nel 2020 sarà popolato da 26 miliardi di device interconnessi in rete. “Il tema – ha precisato De Felice – non è più solo saper prendere le decisioni giuste, quanto creare un framework in cui i processi siano automatici: non più gestione del rischio ma prevenzione e controllo da effettuarsi a monte della filiera, al livello della produzione”.
MUCCHE INTERCONNESSE E VERE BUFALE
De Felice ha citato gli esempi di un mondo che cambia: l’utilizzo di droni che nottetempo leggono i codici a barre dei prodotti nei magazzini di stoccaggio, oppure mandrie di mucche interconnesse per un controllo preventivo della qualità del latte. “Non è pensabile – ha precisato – in questo contesto che il settore assicurativo sia impermeabile alla velocità del cambiamento, perché altrimenti arriveranno altri a fare le cose al posto suo”.
Uno dei rischi emergenti che preoccupa di più le aziende è quello della diffusione delle fake news: quasi come una sindrome, il contagio è stato evidente con la Brexit e con l’elezione di Donald Trump, due eventi che sono stati in parte (larga o piccola) agevolati dalla diffusione di notizie apertamente false, soprattutto sui social network. Già il World economic forum, nel 2013, inseriva la disinformazione tra le principali minacce globali. “Molti studi stanno dimostrando – ha sottolineato De Felice – che in un mondo connesso 24 ore su 24, la disinformazione involontaria o volontaria ci pone al centro in una serie di rischi che toccano l’economia, la politica e persino la salute pubblica: basti pensare a cosa sta avvenendo rispetto al dibattito sui vaccini. E questo è un rischio enorme per la business continuity delle aziende”.
CONFRONTARSI CON ALTRI SETTORI
L’innovazione della gestione dei rischi nel settore assicurativo è stato il tema centrale della prima tavola rotonda che ha coinvolto Adolfo Bertani, presidente di Cineas; Luca Franzi De Luca, numero uno di Aiba; Luigi Viganotti, presidente di Acb; Bruno Giuffré, managing partner di Dla Piper e Marco Giorgino, ordinario di gestione dei rischi finanziari presso il Politecnico di Milano. Secondo quest’ultimo, l’innovazione tra le compagnie può svilupparsi solo nel confronto con altri settori: “il tema della tecnologia – ha spiegato Giorgino – non riguarda solo gli investimenti, che pure le compagnie stanno facendo, ma la cultura d’impresa. Le competenze da ricercare hanno a che fare con l’uso delle informazioni. Sono quindi di natura tecnica, e per questo la standardizzazione che sta interessando il settore è molto pericolosa”.
Dal punto di vista dei broker, il mercato assicurativo ha sempre lamentato la carenza di interlocutori validi sotto il profilo della gestione dei rischi aziendali: ora che le imprese hanno invece più consapevolezza, il mercato va verso l’omologazione.
“Il settore assicurativo – ha precisato Franzi De Luca – ha nella standardizzazione la capacità di fare margini per gli azionisti; ma la convenienza è confusa, spesso, con una logica strettamente compresa tra costi e benefici”.
NUOVE RESPONSABILITÀ PER LE IMPRESE
Tuttavia, il centro della discussione non dovrebbero essere i prodotti, più o meno performanti, che propongono le compagnie, quanto il panorama più che mai mutevole dei rischi che portano a nuove responsabilità per le aziende. In questi casi, il broker torna al centro, come ha spiegato Viganotti: “le aziende affrontano nuovi rischi ma non sempre possono adeguare la propria struttura; come ripetiamo da tempo, il broker deve essere anche un risk manager”. È un nuovo incontro di responsabilità: quella dell’intermediario nei confronti del cliente e quelle delle aziende verso terzi che sono sempre più esposti ai pericoli. “Il broker – ha continuato Viganotti – ha anche il compito di far comprendere che oggi più un’azienda è automatizzata, più è esposta: il trasferimento dei rischi di liability al settore assicurativo è una priorità, soprattutto per tutte quelle minacce che hanno a che fare con la sicurezza dei dati e la privacy”.
LE BUONE PRATICHE PER RISCHI GESTIBILI
Allargando lo sguardo dalle imprese al sistema, alcuni segnali positivi ci sono. Bertani di Cineas ne ha elencati quattro, nel segno della prevenzione. “A me sembra – ha detto – che sotto il profilo della prevenzione, le cose si muovano”. A partire dagli impegni del Governo, delle organizzazioni e delle associazioni di categoria che sempre di più cercano di estendere la propria visione oltre i confini degli interessi di parte.
Casa Italia, per esempio, è un passo importante verso la gestione più seria del rischio sismico da parte dell’Esecutivo in carica: “è la prima volta – ha spiegato Bertani – che un Governo lancia un piano a lungo termine (2030) sulla messa in sicurezza delle strutture civili”. Il progetto è coordinato da Giovanni Azzone, già rettore del Politecnico di Milano.
Sul tema delle catastrofi naturali (riscaldamento climatico, soprattutto) si sono mossi Unipol, Cineas e il Comune di Torino creando il progetto Derris (di cui si parlerà approfonditamente nelle prossime pagine); mentre l’Asvis, l’alleanza per lo sviluppo sostenibile, che fa parte dell’agenda 2030 dell’Onu, nata due anni fa, conta già 180 partner e avrà lo scopo di impostare un programma di crescita economica globale, sostenibile e di lungo periodo. “E infine l’Ania – ha chiosato Bertani – che ha cambiato la mission della propria fondazione, aprendosi così alla prevenzione dei rischi in generale: per ora solo un cambio di terminologia ma in futuro speriamo ci saranno iniziative significative”.
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