ASSOCIAZIONE UNICA: OBIETTIVO PERSEGUIBILE?
La creazione di un sistema eccellente a vantaggio del sistema assicurativo. Un risultato possibile se solo si mettessero a fattore comune i valori e i principi delle associazioni peritali oggi attive in Italia. Ma per questo traguardo l’interesse generale deve prevalere su qualsiasi individualismo e ostacolo
25/02/2019
Credo nell’associazionismo. Per quanto riguarda il settore peritale, ho da sempre apprezzato il valore aggiunto che le associazioni tutte, con il loro operato, hanno saputo dare al mondo peritale e assicurativo italiano; negli ultimi anni anche con il contributo della Confederazione Periti Uniti.
Basti pensare, fra le molteplici iniziative, a Cineas, consorzio per l’ingegneria nelle assicurazioni, ideato e voluto 40 anni orsono proprio da Aipai con il Politecnico di Milano e alcune importanti e illuminate aziende del contesto industriale milanese e italiano di allora. Cineas è una realtà che, senza alcun dubbio, ha contribuito ad accrescere il livello di formazione di una popolazione di periti assicurativi sempre più ampia, in un panorama di rischi e sinistri via via più complesso ed eterogeneo.
La formazione dei periti è frutto anche dell’associazionismo, inteso nelle sue progressive forme e declinazioni: da uno sparuto gruppo di esperti che operava su un’esigua quantità di sinistri per lo più nel settore agricolo o industriale, alla nascita ed evoluzione costante delle associazioni: 50 anni fa, Aipai e il Collegio Lombardo; pochi anni dopo, le altre (oggi Anpre ed Assit). Fino alla formale costituzione di Confederazione Periti Uniti, nel 2015. Le iniziative e attività generate dalla condivisione in ambito associativo di idee e proposte, ha dato vita nel tempo a percorsi di formazione eccellenti, che hanno saputo evolversi e reinventarsi di pari passo con il mutare dei rischi, delle tecnologie, delle esigenze dei diversi attori, in un settore sempre più ampio e specialistico.
Correndo il rischio di ripetermi (e mi ripeto!), come ho avuto modo di evidenziare in diverse sedi e occasioni, la categoria dei periti assicurativi no motor italiani è fra le più evolute a livello europeo e internazionale. Un insieme di professionisti esperti a 360°, che alla competenza tecnico-estimativa sanno aggiungere una rara padronanza contrattuale-assicurativa e una indubitabile capacità relazionale e gestionale, fondamentale per una positiva definizione di un sinistro. Non è un caso se il perito assicurativo evoluto e capace, nel momento in cui approda in ambito di collegi arbitrali o consulenze tecniche d’ufficio, spesso apporta alla procedura un contributo importante e decisivo in termini di capacità di individuare, sostenere e promuovere soluzioni di interesse per le parti tutte, che oggi la Magistratura chiede formalmente siano perseguite ogniqualvolta viene disposto un Atp o una Ctu per contenziosi nascenti o da tempo consolidati.
IL VALORE DI UN ASSOCIAZIONISMO UNIFICATO
Dato quindi atto che l’elevato livello professionale della categoria peritale italiana è senz’altro reso possibile dalle capacità e competenze individuali, ma al contempo rafforzato e incrementato dagli apporti e dalle esperienze generati in ambito associativo, non posso che convincermi ogni giorno di più che se le associazioni oggi attive in Italia mettessero a fattor comune i valori e i principi su cui sono nate e hanno sino a ora operato (e fra questi, oltre alla formazione, vi è la garanzia anche di un valido cambio generazionale e dell’assistenza alla parte più fragile della categoria peritale italiana: una parte numericamente importante), si otterrebbero risultati di eccellenza a vantaggio dell’intero sistema assicurativo: utenza tutta (privati cittadini, enti pubblici, realtà commerciali, produttive e imprenditoriali ai vari livelli), assicuratori, intermediari, la stessa categoria peritale. Il tutto, con piena valorizzazione del ruolo e dell’importanza che un sistema assicurativo evoluto riveste per la società, nel suo essere fondamentale sostegno alla vita quotidiana, all’integrità dei patrimoni, alla tutela delle realtà produttive del Paese, assumendosi ogni rischio trasferibile e consentendo così all’utenza di indirizzare al meglio le proprie risorse sull’intraprendere, il crescere, il costruire.
Un circuito virtuoso, dove elemento imprescindibile è una categoria peritale evoluta, che per essere realmente tale e continuare a crescere non può fare a meno, a mio avviso, di un associazionismo moderno e unificato. Si tratta naturalmente del mio personale parere, che esprimo coerentemente con i pensieri e le idee che da oltre sette anni, in ambito di consiglio direttivo Aipai, cerco di sostenere, appoggiando ogni iniziativa orientata alla condivisione e all’unità.
CONTINUITÀ STRUTTURALE E OPERATIVA
La nascita della Confederazione Periti Uniti, nel 2015, ha indubbiamente rappresentato un primo e importantissimo passo in questa direzione: si è dato vita, per la prima volta nel nostro settore, a una confederazione di scopo, che le associazioni Aipai, Anpre, Assit e il Collegio Lombardo insieme hanno voluto e promosso. L’attuale assetto confederativo necessita però, oggi, di essere riesaminato e ricalibrato in funzione del momento presente, perché, così come originariamente concepita e gestita, non è a mio avviso la soluzione oggi più idonea a perseguire e realizzare obiettivi comuni.
Affinché una realtà associativa possa formulare e concretizzare progetti orientati al conseguimento di risultati e scopi condivisi, necessita di un’unità che sia tale a ogni effetto, anche sotto il profilo funzionale e operativo. Perché ciò accada, è a mio avviso fondamentale che vi sia una continuità strutturale e organizzativa, con consigli direttivi e figure di riferimento che dispongano di tempistiche sufficienti e ragionevoli per impostare, svolgere e raggiungere obiettivi. Così non è, allo stato, per Confederazione Periti Uniti, il cui attuale assetto prevede una rotazione annuale di presidenza e consiglio direttivo, con inevitabile difficoltà nello sviluppare e portare a compimento linee programmatiche condivise.
SUPERARE LE RISPETTIVE REALTÀ INDIVIDUALI
Ho quindi maturato la convinzione che le associazioni oggi operanti – ciascuna con aspetti e contenuti di eccellenza che, integrandosi fra loro, incrementerebbero il valore d’insieme – possano (e debbano) orientarsi le une verso le altre per divenire un’associazione unica. E, questa volta, non si tratta di un pensiero individuale, ma è quanto la maggioranza dei soci delle diverse associazioni, interpellati con sondaggi e referendum, ha indicato come la strada preferibile per il futuro.
Il primo e imprescindibile tassello per la realizzazione di un’associazione unica risiede nella disponibilità e reale volontà di tutte le associazioni (a partire dai consigli direttivi) di aprire i confini delle rispettive realtà individuali, ponendo quale denominatore comune l’importante obiettivo di salvaguardare, valorizzare e ulteriormente accrescere le competenze e il livello professionale del corpo peritale italiano, sostenendolo nell’affrontare al meglio il periodo di forte cambiamento e innovazione che sta permeando ogni settore della vita civile, professionale e imprenditoriale. Ciò, a favore di tutti e in particolare della parte più vulnerabile della categoria, rappresentata da piccoli studi e singoli professionisti che, senza l’appoggio associativo, potrebbero trovarsi in difficoltà nel fronteggiare e gestire individualmente il cambiamento.
UNA NORMA TRANSITORIA A SOSTEGNO DELL’UNIFICAZIONE
Proprio in tale ottica, il consiglio direttivo di Aipai (pur con orientamenti non univoci al proprio interno sull’argomento) ha, con intelligenza e vero spirito di democrazia, deliberato a maggioranza l’elaborazione di una mozione presentata poi all’assemblea straordinaria del 16 novembre 2018, nel corso della quale i soci, raggiunto l’importante quorum necessario per decisioni inerenti variazioni di statuto, hanno approvato con una maggioranza schiacciante una norma transitoria per l’ammissione in Aipai di soci provenienti da altre associazioni. Tale norma, con le importanti novità che ne derivano, è stata oggetto di diverse interviste e articoli, fra cui quello a firma di Beniamino Musto, pubblicato lo scorso 13 dicembre 2018 sulla testata online Insurance Daily, cui rimando.
La decisione assunta a maggioranza dal consiglio direttivo di Aipai, con successiva piena adesione da parte dell’assemblea, non ha altro scopo se non quello di agevolare e rendere più fluida la strada verso una rappresentanza unica della categoria professionale peritale italiana; obiettivo risultato, dopo attenta analisi, difficilmente perseguibile in altro modo e per altre vie, tenuto conto delle complessità e dei vincoli statutari con cui le singole associazioni devono misurarsi per procedere a delibere che richiedono peraltro quorum difficilissimi da raggiungere. L’intenzione di Aipai, che intraprendendo questa strada ha mostrato la volontà e il coraggio di sperimentare, è stata quella di abbreviare i tempi e agevolare un processo di reale condivisione e unificazione la cui immagine stava assumendo contorni di sempre maggiore complessità e indeterminatezza.
Se le associazioni tutte intendono percorrere insieme la strada verso una rappresentanza unica, credo sia questo il momento giusto per farlo, così come credo vi siano, oggi, gli strumenti e le garanzie per un’adesione e un’unione che sia rispettosa delle legittime identità, aspirazioni ed esigenze di ciascuna associazione e di ciascun professionista. Se invece tale percorso (che ritengo necessario e virtuoso) non potesse concretamente giungere a compimento, altro non rimarrà da fare, a mio avviso, che rivedere completamente i criteri organizzativi della Confederazione Periti Uniti, affinché la confederazione di scopo possa divenire, anche a livello operativo, uno strumento di unificazione di proposte, iniziative e attività che sono di interesse comune e, in quanto tali, è giusto siano perseguite e condotte in modo fluido, snello e diretto, senza che alcun ostacolo si frapponga alla loro realizzazione; evitando ridondanze e interferenze, concentrando energie, riducendo costi e operando in piena sinergia fra le associazioni. Il tutto, con la fondamentale raccomandazione che sull’interesse generale non prevalga mai quello individuale, di gruppi o di associazioni.
L’interesse del singolo deve sempre essere posposto a quello generale, perché solo perseguendo il bene comune, si giunge poi, nel tempo, al reale e più pieno compimento del bene individuale. Al contempo, l’interesse generale deve sempre porre attenzione e riguardo al benessere degli individui tutti che concorrono al funzionamento di un sistema, a maggior ragione se si tratta di un sistema di importanza e rilevanza sociale quale è il settore assicurativo.
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Marco valle,