I COLPI DI CODA DEI COLPI DI FRUSTA
Una recente sentenza della Cassazione ha riportato al centro del dibattito il tema (ormai archiviato) della valutazione delle microlesioni. Secondo Maurizio Hazan, managing partner dello Studio Legale Taurini - Hazan, è l'ennesimo tentativo di destabilizzare il sistema dell'Rc Auto
10/01/2017
Occorre aprirsi a les assurances de personnes. Le compagnie non hanno ancora capito che Solvency II ha stravolto tutto introducendo la cultura consumer-centrica, in cui la tenuta stessa del sistema è subordinata alla protezione della persona.
Il problema del mercato Rc auto, oggi, è la sostenibilità. C’è una parte del settore che invoca da anni interventi normativi per regolamentare anche il proliferare della giurisprudenza di merito che, attraverso le sentenze, spesso cambia il terreno di gioco, a volte agevolando il lavoro delle compagnie, più spesso ostacolandolo.
All’avvocato Maurizio Hazan, managing partner dello studio legale Taurini-Hazan (e collaboratore di Insurance Connect), è stato affidato il compito di approfondire il tema normativo, per capire cosa occorrerebbe per mettere in sicurezza la sostenibilità del sistema.
I DANNI, A PRIMA VISTA
Partendo dalla considerazione che non è possibile parlare del ddl Concorrenza, ormai bloccato in Senato da più di un anno, si guarda alle recenti sentenze che rischiano di abbattere alcune conquiste: prima tra tutte quella nuovissima della Cassazione civile, la 18773, che va contro la norma sull’accertamento strumentale delle microlesioni, reintroducendo la discrezionalità visiva del medico legale.
“La Cassazione – ha commentato Hazan – non dovrebbe per forza fare dottrina. Sostenere che l’accertamento strumentale non sia necessario e, anzi, occorra tornare alla discrezionalità del singolo medico legale significa, da un lato, obnubilare la norma, dall’altro ignorare la sentenza della Corte Costituzionale, 235 del 16 ottobre 2014, che sancisce l’illegittimità della totale personalizzazione del risarcimento delle lesioni di lieve entità, ribadendo il principio chiave che l’Rc auto persegue, con fini solidaristici, un livello accettabile e sostenibile di premi assicurativi”.
OBBLIGO SENZA PROTEZIONE
L’avvocato ha ribadito il collegamento inscindibile tra sistema dell’Rc auto e welfare. Solo mantenendo il campo dell’Rc auto “a tenuta stagna”, con regole proprie e indipendenti dal sistema risarcitorio di diritto comune, l’assicuratore può fare bene il proprio mestiere: ovvero prendersi carico del danneggiato.
La certezza dei risarcimenti consente alle compagnie (che vogliono farlo) di fornire servizi migliori: “attivare convenzioni con strutture sanitarie, per esempio – ha continuato Hazan – sarà sempre più decisivo per la cura del cliente, che sarà indotto a fidarsi dell’assicuratore perché questo lo accompagna, magari, anche in un recupero psicologico. Si possono abbattere i contenziosi nell’ambito di un rapporto che sia guidato verso l’apertura al welfare integrativo. Purtroppo – ha chiosato – l’Rc auto è stata un motore di diseducazione: l’obbligatorietà ha tolto al mercato l’idea della protezione”.
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