GLI SCENARI FUTURI DELLA MOBILITÀ
Green box, evoluzione degli Adas, elettrificazione del parco circolante, nuove possibilità di collaborazione in ambito flotte: sono questi alcuni tra i temi al centro della tavola rotonda dedicata alle prospettive di evoluzione delle modalità di spostamento. alla discussione hanno partecipato Giuseppe Benincasa (Aniasa), Lorenzo Premuda (Carglass) ed Elisa Vannini (Politecnico di Milano), con un contributo fuori programma di Antonio De Pascalis (Ivass)
10/01/2025
Quello delle frontiere della nuova mobilità è certamente un ambito in cui la collaborazione tra assicuratori e istituzioni può trovare un nuovo solido coronamento. I dati provenienti dalle black box, ad esempio, stanno già sperimentando un utilizzo molto più ampio, che va al di là dell’immediata finalità assicurativa e che già viene impiegato dalle amministrazioni pubbliche per monitorare gli utilizzi dei veicoli in chiave ambientale. Non solo: anche i sistemi Adas (advanced driver assistance systems) stanno già portando risultati importanti in termini di sicurezza dei veicoli, tanto che il legislatore europeo ha deciso di renderli obbligatori per le auto di nuova immatricolazione. I nuovi sviluppi della connettività e della sensoristica sono stati i punti di partenza della discussione dedicata al futuro della mobilità al convegno Rc auto di Insurance Connect, nella tavola rotonda a cui hanno preso parte Giuseppe Benincasa, direttore generale di Aniasa, Lorenzo Premuda, technical manager di Carglass, ed Elisa Vannini, ricercatrice dell’Osservatorio Connected vehicle & mobility del Politecnico di Milano.
LE NUOVE FRONTIERE DELLA TECNOLOGIA
Il cambiamento in atto, ha spiegato Elisa Vannini, segue alcuni trend fondamentali: in primo luogo, la mobilità si sta allontanando dai veicoli tradizionali e sta diventando sempre più caratterizzata da connettività aggiuntive; poi c’è il parco auto che, sebbene lentamente, procede verso l’elettrificazione; infine, il passaggio dalle logiche di proprietà a quelle di condivisione dei veicoli. “Il completamento di questi passaggi avverrà gradualmente – ha ammesso la ricercatrice – ma il punto di partenza comune è quello della connettività, alla cui base ci sono strumenti quali sim, bluetooth, black box”. L’impatto di questa dinamica sarà sempre più concreto sull’uso quotidiano dei mezzi di trasporto, sia in termini di consumi, sia in termini di monitoraggio non solo delle performance ma anche delle emissioni. “Per questo – ha aggiunto – stiamo assistendo al passaggio dalla black box alla green box, cioè ai sistemi che non hanno più solo un focus sul rischio ma anche la possibilità di monitorare l’impronta ambientale del veicolo”.
Un discorso parallelo può essere fatto in tema di sicurezza dei veicoli, con gli Adas che ormai sono una realtà consolidata. “I sistemi avanzati di assistenza al conducente – ha spiegato Premuda – come ad esempio la frenata automatica o il mantenimento di corsia, rappresentano la grande famiglia di sistemi che consentono la gestione in semiautonomia del veicolo”. Su queste tecnologie, come già accennato, si è acceso l’interesse del legislatore europeo. L’Ue nel 2019 ha infatti introdotto un regolamento comunitario per imporre l’adozione di questi sistemi sulle vetture di nuova immatricolazione, a partire da quest’anno. L’obiettivo ultimo dell’Unione Europea è quello di una riduzione del 50% degli incidenti al 2030. “L’obbligatorietà di questi strumenti – ha osservato Premuda – sta cambiando il parco circolante italiano, che ha un’età media avanzata, portando delle evoluzioni importanti: oggi sul parco auto circolante già il 28% dei veicoli è dotato di Adas”.
LE INFRASTRUTTURE CONNESSE E L’USO DEI DATI
La connettività fornisce un patrimonio di informazioni fondamentali per produrre sistemi più avanzati. Se a questo aggiungiamo tutto ciò che arriva dalle infrastrutture connesse lo scenario può diventare più ampio, laddove, ha evidenziato Vannini, “gli operatori stradali possono mettere a fattor comune questa conoscenza con gli assicuratori”. La smart road è un’opportunità che le compagnie possono utilizzare: “come Osservatorio – ha spiegato la ricercatrice – ribadiamo che la collaborazione è fondamentale sia in termini di apprendimento e adattabilità, sia di interazione con tutti gli elementi della strada”.
In termini di sicurezza del parco circolante, ha aggiunto Premuda, “tutto ciò che va verso gli Adas va verso la diminuzione degli incidenti, a patto che ci sia una corretta manutenzione di questi sistemi e che dopo ogni riparazione siano ripristinate le funzionalità originali”. Secondo Premuda, “in primo luogo, bisogna essere pronti dal punto di vista della tecnologia che si va a utilizzare per la manutenzione dei sistemi; in secondo luogo gli operatori che vanno a effettuare gli interventi devono essere aggiornati e avere la corretta expertise; infine, deve esserci una facile accessibilità delle informazioni”.
GLI ORIZZONTI DELLE FLOTTE
Ma se da un lato i veicoli saranno in grado di generare sempre più dati, dall’altro, ha aggiunto Premuda, “stiamo assistendo a un’evoluzione relativa a come la realtà aumentata va a compensare i limiti fisici del guidatore, ciò che non vede: parliamo di sistemi che creano dei veri e proprio ologrammi, che aiutano il guidatore: sono in fase di introduzione anche sistemi di visione notturna”.
Esistono ovviamente una serie di risvolti in termini di privacy. Ad esempio l’adozione di sistemi intelligenti per la gestione delle flotte connesse, ha detto Vannini, “apre un tema in questo senso perché molti dati utili all’azienda nel monitoraggio di queste vetture sono dati sensibili”. Per quanto riguarda l’ambito consumer, ha aggiunto, “quello che vediamo è un utente con sempre più consapevolezza di come vengono utilizzati questi dati: un consumatore su due è disponibile a condividerli, ma il 30% esprime dubbi su dove vengono destinati”.
Giuseppe Benincasa è invece voluto tornare dal futuro al presente: “la mobilità elettrica – ha detto – è un tipo di transizione che stenta a decollare in Italia per alcuni aspetti che riguardano in primis la geografia stessa del nostro paese, ma anche per il fatto che le auto, private e di flotte, sono vetture utilizzate per l’8-9% del loro tempo, quindi per il 90% del tempo la vettura resta ferma”. A questo bisogna aggiungere il costo dei pezzi di ricambio, che per le vetture elettriche è elevato. “Il noleggio è il settore che in questo momento immatricola più di tutti in questo segmento: il 50% di tutti i veicoli ibridi, e il 35% di quelli elettrici. È ovvio che più aumentano i costi delle vetture, e con essa l’incidenza dei costi assicurativi, più questo passaggio sarà delicato”, ha sottolineato Benincasa.
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