TRA INNOVAZIONE E RICERCA DI RIGORE TECNICO

Le scatole nere stanno trovando una sempre più capillare diffusione, tanto nel business retail quanto nelle flotte. Nel confronto tra UnipolSai e Generali, con l’intervento dell’avvocato Hazan, sono state messe in luce tutte le potenzialità, in termini di selezione del rischio e servizio al cliente, che emergono grazie a una più granulare e sofisticata applicazione della tecnologia

TRA INNOVAZIONE E RICERCA DI RIGORE TECNICO
Sarà la tecnologia a risolvere buona parte dei problemi del settore Rc auto, il cui andamento tecnico è sempre più sotto pressione? Tutte le compagnie stanno investendo molto sulle black box: nelle strategie di un numero crescente di player la scatola nera si è ormai consolidata nel ruolo di strumento attorno a cui costruire servizi. 

DALLA FASE ASSUNTIVA ALLA GESTIONE DEL RISCHIO

A scommettere per prima nelle potenzialità di questi dispositivi, sin dagli albori, è stata UnipolSai. Daniela D’Agostino, responsabile prodotti e tariffe auto della compagnia, ha evidenziato tutte le potenzialità verso cui possono spingersi questi strumenti. Con circa 3,8 milioni di dispositivi installati su altrettanti veicoli, l’esperienza di UnipolSai in tema di black box è osservata con attenzione da tutto il mercato. “Siamo partiti in maniera strutturale nel 2005 – ha raccontato D’Agostino – e i numeri per capire se effettivamente i dati rilevati dalla box ci consentono di fare innovazione alla ricerca di rigore tecnico, ci sono”. UnipolSai utilizza la scatola nera come fattore da cui riuscire a ottenere un’ulteriore personalizzazione della tariffa e costruire prodotti tagliati su misura degli assicurati, a partire dalle loro abitudini di guida. Secondo D’Agostino, dunque, l’innovazione è un prezioso alleato del rigore tecnico: “i device ci aiutano a individuare informazioni utili che noi raccogliamo, grazie alle nuove tecnologie, attraverso nuovi punti di contatto con il cliente, che in precedenza si limitavano sostanzialmente a due casi: il rinnovo della polizza o il sinistro”. Il tema della ricerca di rigore tecnico, infatti, ruota attorno all’evoluzione della costruzione tradizionale dei cluster che consentono di definire la tariffa: si passerà sempre di più “a modelli predittivi e innovativi, evoluti. Finora – ha osservato D’Agostino – l’Rc auto si è basata solo sulle serie storiche, cioè su quello che è possibile osservare guardando il passato. Ma le nuove informazioni, che possono anche essere recepite in tempo reale, ci permetteranno sempre di più di sostenere le serie storiche e aiutare a definire premi più tagliati su misura”. L’applicazione della black box non riguarda soltanto il lato assuntivo, quindi la selezione del rischio, ma anche l’aspetto della gestione del sinistro, “perché grazie alle informazioni che si ottengono dalla scatola nera – ha spiegato D’Agostino – è possibile operare in maniera più efficace e più efficiente sia in termini di determinazione della responsabilità, sia in termini di quantificazione del danno”. 



LA RIVINCITA DELLE FLOTTE

La black box è uno strumento che sta trovando un’applicazione sempre più frequente non soltanto nel mercato retail, ma anche in quello delle flotte. A spiegare quali sono le potenzialità di utilizzo di questi dispositivi in questo specifico segmento è stato Roberto Serena, responsabile flotte auto di Generali Italia. “Il business flotte – ha spiegato – ha sempre goduto di scarsa considerazione. Ora però la situazione sta cambiando radicalmente”. Secondo Serena, ciò sarà dovuto all’ulteriore sviluppo del car sharing, del car pooling, e persino del noleggio tra privati, che sta a poco a poco prendendo piede. “Queste considerazioni ci portano ad affermare che anche nel mondo delle flotte non possiamo limitarci a gestire il rapporto con il cliente solo attraverso il prezzo e con un prodotto standardizzato. Questa dinamica – ha evidenziato – appartiene al passato”. Le polizze flotte abbracciano una serie di necessità molto eterogenee. E la scatola nera è un elemento che può aiutare a differenziare il rischio all’interno della polizza. “A poco a poco – ha osservato Serena – dobbiamo stimolare i clienti a un cambio di mentalità, mostrando loro i vantaggi che è possibile ottenere attraverso una personalizzazione del rischio all’interno del singolo prodotto: non più assicurare il singolo veicolo ma assicurare l’utente driver che si muove con uno o più veicoli”. L’obiettivo è anche quello di favorire comportamenti virtuosi, in ottica di prevenzione del rischio. “Attraverso le informazioni che raccogliamo con le black box dobbiamo cercare di spostare l’attenzione del cliente flotte verso il servizio, per metterlo al corrente delle informazioni sui sinistri, per renderlo consapevole del suo rischio, e anche per coinvolgerlo nella gestione del business grazie ad analisi dei suoi driver, dello stato d’uso dei veicoli, o dei singoli sinistri”.

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