PREMIARE I VIRTUOSI PER FAVORIRE LA MUTUALITÀ
Occorre intervenire profondamente sul modo in cui si distribuiscono gli assicurati nelle classi di merito e magari pensare meno a futuribili infrastrutture connesse che, al momento, non si vedono. In attesa dei decreti attuativi dei ministeri e dei regolamenti di Ivass, l’Ania propone la sua ricetta per un’Rc auto sostenibile
18/12/2018
Esiste davvero uno spazio così grande, quasi incolmabile, tra la deriva individualistica della parcellizzazione del rischio e la base su cui è nata la scienza assicurativa, cioè la mutualità? In un mercato guidato dalla capacità di raccogliere e analizzare le informazioni per restituire una previsione sempre più cristallina e minuziosa dei comportamenti del guidatore dell’auto (e tra poco dell’auto autonoma), c’è spazio per l’aleatorietà e la condivisione dei rischi all’interno di una comunità? Quello che è certo è che, nonostante il calo dei premi, le innovazioni e le norme, l’80% degli assicurati si colloca in prima classe di merito e circa l’87% nelle prime due: solo lo 0,14% occupa l’ultima classe.
COME EVITARE UN RIALZO DEI PREMI
Una rappresentazione molto distante dalla realtà, ha fatto notare Umberto Guidoni, responsabile del servizio auto di Ania, durante la mattinata del convegno. “Io credo – ha detto – che quando c’è una concentrazione di questo tipo, l’effetto scivolamento non stia funzionando più correttamente. Occorre quindi un sistema più bilanciato di bonus-malus, perché oggi chi sta in prima classe non ha benefici al rinnovo del premio”.
È una delle tante cose cui sta mettendo mano in questi mesi l’Ania, in stretto contatto con Ivass, per provare a dare un ordine anche allo schema, spesso confuso, che hanno lasciato in eredità al regolatore e al mercato le leggi che in questi anni hanno cercato di cambiare l’Rc auto.
Molti nodi restano ancora da sciogliere, ma in questo scenario è la scatola nera a uscire sconfitta: secondo l’Ania, la norma ha bloccato un mercato che invece andava a gonfie vele. Siamo, del resto, in una fase di discesa del ciclo assicurativo, ha ricordato Guidoni, con il combined ratio medio vicino al 100: è necessario, ha ribadito, che s’intervenga strutturalmente per evitare un inevitabile rialzo dei prezzi.
I SINISTRI NASCOSTI
L’innovazione dell’attestato di rischio dinamico, per esempio, va in questa direzione, incidendo sul tasso medio di denuncia tardiva. Un dato, ha ricordato Guidoni, che si ferma al 4,5% a livello nazionale, ma con province al 23-24%. “Nella maggior parte dei casi – ha spiegato – il sinistro non compare nell’attestato di rischio e quindi non influisce sulla rischiosità del soggetto”.
L’effetto distorsivo è ancora più evidente quando nella legge sulla concorrenza si definisce virtuoso chi da quattro anni non ha avuto sinistri: “conseguentemente – ha continuato Guidoni – se noi consideriamo che in alcuni territori c’è una grande percentuale di sinistri tardivi, abbiamo virtuosi che tali non sono. La frequenza osservata con l’attestato di rischio è un terzo di quella effettiva. Con questo importantissimo provvedimento possiamo registrare il sinistro in qualsiasi momento, anche se il soggetto cambia compagnia. Credo che questo rappresenti un grossissimo freno ai disonesti, e quindi ci saranno veri guidatori virtuosi che ne beneficeranno”.
LA BLACK BOX AL PALO
Il bicchiere mezzo vuoto è invece quello del regolamento sconti che, in una prima stesura aveva trovato fortemente contrarie le compagnie. “La legge – ha sottolineato il dirigente di Ania – era molto complessa e l’Ivass ha dovuto lavorare a lungo per ricavare parametri che tenessero conto sia della norma, sia delle esigenze delle imprese dal punto di vista tariffario. Non si possono creare squilibri che mettono a rischio la tenuta del mercato”. Il regolamento, secondo l’associazione, ora è più adeguato, ma mancano molte cose che devono ancora essere precisate dai ministeri di competenza, soprattutto per quanto riguarda la scatola nera.
Il nodo principale è la delega al ministero delle Infrastrutture che, secondo quanto ha spiegato Guidoni, nella sua bozza di decreto ha voluto normare i requisiti minimi ma anche l’interoperabilità delle scatole nere, compito, quest’ultimo, dell’Ivass. Secondo il Mit, la diffusione delle scatole nere con parametri prestabiliti deve stimolare la nascita delle smart road e delle infrastrutture connesse. La posizione di Ania, tuttavia, è diversa: “è il ministero dello Sviluppo economico che deve pronunciarsi su hardware e software, e non il ministero delle infrastrutture”, ha argomentato Guidoni, aggiungendo che lo sviluppo o meno delle infrastrutture connesse non dipende certo dalle scatole nere delle compagnie d’assicurazione.
Insomma, al momento il mercato delle black box è bloccato, soprattutto perché i grandi player stanno attendendo prima di fare investimenti importanti.
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