CAT NAT, L’INFLUENZA DEL SETTORE ASSICURATIVO
Con la conferenza di Ania, organizzata nell’ambito delle iniziative del G7 a presidenza italiana, il comparto dei rischi ha evidenziato, in modo articolato e con una visione mai così ampia, l’essenzialità e i risultati delle partnership pubblico-privato. Se si parla di introduzione dell’obbligo di polizza anche per le abitazioni residenziali lo si deve al lavoro del settore, oltre che agli eventi catastrofali sempre più frequenti
07/10/2024
Al di là delle polemiche politiche sull’obbligatorietà della polizza catastrofale anche per gli immobili privati, che presto o tardi diverrà realtà (smentite o meno), l’High-Level Insurance Conference, l’evento organizzato dall’Ania, in partnership con la presidenza italiana del G7 lo scorso 20 settembre, ha avuto il merito di porre al centro della scena il settore assicurativo come motore centrale per una riforma complessiva del risk management legato al cambiamento climatico. Forse per la prima volta, in modo così articolato e con una visione così ampia, il comparto dei rischi ha evidenziato l’essenzialità (e i risultati) delle partnership pubblico-privato (Ppp), riuscendo a porsi come l’interlocutore privilegiato, il soggetto innovatore in un contesto di crisi. Se si parla, quindi, di introduzione dell’obbligo di polizza anche per le abitazioni residenziali lo si deve al lavoro credibile del settore assicurativo in questi anni, oltre che agli eventi catastrofali sempre più frequenti che hanno colpito il Paese.
© Ania
Maria Bianca Farina, presidente di Ania
INVESTIMENTI IN RITARDO E INSUFFICIENTI
La conferenza si è svolta nel pieno dell’ennesima emergenza: ancora una volta, la presidente dell’associazione, Maria Bianca Farina, ha dovuto aprire il suo intervento esprimendo la “più profonda solidarietà e sostegno alla popolazione delle aree dell’Emilia-Romagna e delle Marche, che sta soffrendo le conseguenze del maltempo in questi giorni difficili”.
Allargando lo sguardo, ha ricordato Farina, nonostante i processi di decarbonizzazione siano in corso in tutti i maggiori paesi del mondo, le emissioni totali di CO2 e di gas serra sono in aumento. Sebbene il settore assicurativo condivida l’ambizione dell’accordo di Parigi sul clima (emissioni zero entro il 2050, +1,5 gradi), “è ora di iniziare a parlare di come pianificare uno scenario in qualche modo diverso, senza tuttavia rinunciare agli sforzi di decarbonizzazione”. Occorre quindi parlare di “mitigazione e adattamento, resilienza sociale, finanziaria ed economica”.
Gli investimenti in strategie di resilienza e prevenzione sono “in ritardo e insufficienti”, ha lamentato Farina, sottolineando quanto sia ampia e in crescita la differenza tra perdite economiche e copertura assicurativa: la Gfia ha evidenziato un deficit annuale di 139 miliardi di dollari. Inoltre, secondo le stime di Eiopa, in Europa solo il 25% delle perdite legate al clima è assicurato, con notevoli disparità tra i paesi.
MODELLI DIVERSI, IN UN QUADRO CONDIVISO
I mercati assicurativi e finanziari, ha detto Farina, “sono fondamentali nel gestire l’impatto dei rischi naturali”, ma per funzionare in modo efficiente “richiedono premi che riflettano accuratamente i rischi sottostanti”: se la crescita delle perdite, ha sottolineato la numero uno di Ania, continua a superare i tassi di crescita del Pil globale del 3% ogni anno, “è inevitabile che sorgano problemi di disponibilità e accessibilità alle coperture”. La soluzione, quindi, sta nel ridurre le perdite potenziali collaborando insieme, settore pubblico e privato, per limitare il rischio, aumentare adattamento e resilienza, migliorare la raccolta e la modellazione dei dati.
Per fare questo non esiste una soluzione unica, uguale per tutti, poiché “il contesto istituzionale, le dimensioni del mercato assicurativo e l’esposizione a diversi rischi, sono tutti fattori critici che influiscono sulla configurazione di un Ppp per le catastrofi naturali”, ha fatto notare Farina, ma proprio per questo motivo, è necessario un “quadro di riferimento di alto livello” e condiviso (almeno) dai paesi del G7.
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Luigi Federico Signorini, presidente di Ivass
LE ASSICURAZIONI MIGLIORINO LE POLIZZE
Ma, come ha fatto notare Luigi Federico Signorini, presidente di Ivass, “il risarcimento è difficile anche per il mercato assicurativo, ecco perché la mitigazione è molto auspicabile e il meccanismo richiede la cooperazione di tanti stakeholder”.
La legge del 2023 “porterà l’Italia al livello di Francia, Spagna, Stati Uniti e Giappone”, ha proseguito, facendo notare, però, che “i dettagli tecnici devono ancora essere definiti, il risarcimento dovrà essere veloce e prevedibile”. L’Istituto di vigilanza, che caldeggia l’estensione dell’obbligo anche ai privati, è convinto che ci siano tutti gli “ingredienti per ridurre il gap di protezione cat nat”, ma occorre che i cittadini siano meglio informati sul proprio rischio e che “le assicurazioni facciano sforzi costanti per migliorare le polizze, che siano chiare, leggibili e facilmente distribuibili”, qualità essenziali anche per la concorrenza, ha chiosato Signorini.
PROTECTION GAP: IN SOCCORSO DELLE PMI
Dal punto di vista degli operatori del mercato, una delle tendenze più preoccupanti, ha raccontato Giulio Terzariol, ceo Insurance del gruppo Generali, è l’assottigliamento della distanza tra calamità primarie e secondarie: “dobbiamo capire cosa questo significhi in termini di gap di protezione”. La tendenza del peggioramento sembra “fuori controllo”, ha detto, ricordando il percorso dell’assicuratore per diventare oltre che “investitore responsabile anche cittadino responsabile”: dopo aver posto l’accento sulla mitigazione del rischio, realizzato un programma di sostenibilità, ridotto l’impronta di carbonio attraverso l’efficienza energetica, “adesso Generali si concentrerà sull’adattamento, grazie a prodotti per rischi parametrici, per pagare il sinistro rapidamente”, ha sottolineato Terzariol. La rapidità della liquidazione è essenziale soprattutto per le Pmi: da Generali France l’esempio di “un tool per creare un ecosistema con diversi player in favore delle Pmi, con varie soluzioni di mitigazione, servizi di consulenza, assicurazioni”, ha illustrato il top manager.
L’EVOLUZIONE DEL PPP FRANCESE
Il confronto con i sistemi degli altri paesi del G7 è stato un capitolo importante dell’incontro. Particolarmente interessante l’esperienza francese, spesso presa a modello per i Ppp nelle calamità naturali. Florence Lustman, presidente di France Assureurs, ha spiegato che il sistema nato nel 1982 fornisce copertura a individui, aziende ed enti locali. La garanzia cat nat è inclusa in tutti contratti danni (anche auto), con un rischio ripartito su 45 milioni di contratti e questo consente al sistema di avere un livello di mutualizzazione molto elevato. La polizza si attiva se un decreto governativo riconosce la calamità naturale in un determinato territorio, se è stabilito “un nesso diretto tra danno ed evento in un tempo stabilito” e se l’assicurato ha emesso la denuncia di sinistro entro 30 giorni dalla pubblicazione del decreto. Il costo della copertura annuale è mediamente di 25 euro, ma ora il governo dovrebbe aumentare l’importo a 40 euro.
Con l’aumento dei sinistri, è ovvio, “anche i Ppp devono evolvere”, come ha confermato Christophe Bories, funzionario del Tesoro francese, raccontando un’analisi svolta l’anno scorso sui gap assicurativi che ha portato all’individuazione di aree cui fornire incentivi fiscali per attrarre le compagnie che avevano mostrato avversione al rischio. “In Francia – ha ricordato – uno dei problemi principali è la siccità, che è un processo di lungo periodo e non un evento improvviso: abbiamo lavorato insieme alle assicurazioni per mettere a punto nuove misure”.
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Un momento della tavola rotonda
COMPAGNIE COME LA PROTEZIONE CIVILE?
Come è emerso dalle esperienze estere, quindi, il Ppp per funzionare deve rientrare in un contesto di misure di prevenzione e di adattamento: “è questa la chiave perché sappiamo che il rischio aumenterà, non possiamo solo pensare alle emergenze e dove c’è una polizza la ripresa è notoriamente più veloce”, ha ribadito Fausto Parente, direttore esecutivo di Eiopa, privilegiando un “modello di Ppp a scala”, dove nel primo livello ci sono gli assicuratori primari, poi intervengono la riassicurazione e il mercato dei capitali e infine il potere pubblico, quando il rischio diventa sistemico: “si può pensare – ha detto infine – anche a un fondo europeo per la ricostruzione che supporti i singoli Stati a certe condizioni”.
Tornando nei confini nazionali, la situazione resta molto critica perché l’Italia sta sperimentando una crescente frequenza di eventi estremi. Ne ha parlato Luca Filippone, direttore generale di Reale Mutua, senza nascondere, però, il proprio ottimismo: la legge sulle cat nat sarà uno strumento importante e gli assicuratori potranno usare “le proprie competenze tecniche e umane, grazie anche al rapporto di fiducia con i clienti e la consulenza delle reti”, ha precisato. “Come la Protezione Civile ha salvato tante vite, ciò che stiamo creando oggi salverà tante aziende, a patto che noi assicuratori siamo disposti a pungolare in continuazione il sistema per farlo evolvere e adattare ai nuovi rischi”, ha concluso Filippone.
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