I PIR PER LE PMI, I BOND PER L’EUROPA
E' essenziale pensare a nuovi veicoli d'investimento che sappiano convogliare i risparmi delle famiglie verso l'economia reale, mentre la prospettiva di obbligazioni comuni per i paesi europei riporterebbe al centro la stabilità nell'epoca dell'incertezza
30/05/2017
👤Autore:
Fabrizio Aurilia
Review numero: 44
Pagina: 40
☁Fonte immagine: VanderWolf Images – Fotolia.it
Per coniugare gestione del risparmio, investimenti nell’economia reale, crescita, stabilità dei conti pubblici protezione occorrono nuove formule e nuovi strumenti che siano utili per i risparmiatori, convenienti per lo Stato e profittevoli per chi li confeziona e li distribuisce. Dove investire, come farlo, a che prezzo, a che condizione, con quali rischi: sono questi i quesiti cui devono rispondere istituzioni e mercato. E, forse, le cose cominciano a muoversi davvero.
Un primo risultato sono stati i Pir, i Piani individuali di risparmio. Ma, su scala molto più ampia, ciò che potrebbe mutare la geografia dei capitali in Europa è il lancio di obbligazioni comuni dell’Unione. Tornano così in campo gli Eurobond? La proposta è stata lanciata da Assogestioni: il presidente, Tommaso Corcos, ha parlato, nell’ambito del recente Salone del Risparmio, di European safe bond, una forma nuova e temperata delle obbligazioni così osteggiate da alcuni Paesi europei.
Il progetto è stato apprezzato, seppur con prudenza, dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che si è detto “favorevole” a uno strumento come quello dei safe bond Ue, pur sottolineandone la complessità e ricordando che novità di questo tipo sarebbero comunque calate in un contesto delicato per l’Italia.
OBBLIGAZIONI A RESPONSABILITÀ LIMITATA
Ma come sono concretamente questi European safe bond che secondo Assogestioni rilancerebbero persino il progetto unitario dell’Europa, oggi così in crisi? Corcos li vede come obbligazioni emesse dalla Bei o da un’agenzia europea ad hoc, aventi come collaterali bond governativi dei singoli Stati membri: “i titoli – ha spiegato – sarebbero emessi in due tranche: una senior e una junior. Ogni Paese sarebbe individualmente responsabile per le tranche emesse”. In questo modo si otterrebbero due vantaggi: non avrebbe più senso cercare la sicurezza in Germania e il rendimento (a patto che ci sia ancora) in Italia. E, inoltre, si “spezzerebbe quel loop negativo tra il Paese e il proprio sistema bancario”.
Sarà ovviamente difficile convincere i partner europei: Martin Wolf, capo degli editorialisti del Financial Times, ha ricordato che “i Paesi del nord Europa credono che Italia, Spagna e in parte la Francia vogliano semplicemente continuare a spendere soldi aumentando l’instabilità”.
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IL SUCCESSO DEI PIR
Se sul nuovo progetto di Eurobond sembra difficile a breve compattare un fronte comune, nei confronti dei Pir, su scala nazionale, i pareri sono molto positivi, quasi entusiasti.
Secondo i numeri di Assogestioni, il target di raccolta a due miliardi di euro fissato per il primo anno di attività è stato già superato ampiamente, e si prevede che a fine 2017 la cifra decuplicherà.
I Pir veicolano gli investimenti alle piccole e medie imprese e sono il primo strumento che, concretamente, permette al risparmiatore retail di investire esentasse in economia reale a medio-lungo termine. “L’Italia ha almeno 20 mila imprese pronte a ricevere i finanziamenti”, ha fatto sapere Alberto Baban, presidente della piccola industria di Confindustria.
I consumatori sono coscienti che i Pir aiutano le Pmi: in una ricerca di Assogestioni, il 67% dei risparmiatori interrogati li ritiene utili a questo scopo. Il fatto che questo prodotto porti un beneficio economico anche ai distributori è accettato senza problemi dai risparmiatori (67%), segno che se c’è la percezione che qualcosa che si compra sia davvero valida non si guarda più di tanto alla convenienza o meno di chi la vende: la diffidenza cala se si percepisce il valore.
DIVERSIFICARE PER EVITARE LE BOLLE
Per l’intermediario è essenziale sfruttare questa benevolenza da parte del consumatore: guardare a un orizzonte lungo non è affatto semplice per un cliente che freme per vedere un ritorno sui propri investimenti. “Uno dei temi su cui bisogna porre più attenzione – ha spiegato Luciano Scirè dell’asset manager, Gam Italia – è la gestione dell’emotività del cliente”. C’è bisogno di consulenza di qualità perché i portafogli degli italiani sono poco diversificati e trovare soluzioni flessibili e ibride è fondamentale.
Solo con il supporto di consulenti capaci e professionali, il successo dei Pir (e lo sviluppo di nuovi strumenti d’investimento) non si trasformerà in una bolla dentro cui il risparmio degli italiani esploderà insieme alle potenzialità di una ripresa ancora da scoprire, e di una crescita sempre da inseguire.
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