I RISCHI NAZIONALI NEL RISIKO INTERNAZIONALE
Esistono questioni peculiari del mercato italiano: il destino della polizza cat nat, l’entrata in vigore dell’arbitro assicurativo, le possibilità del nuovo welfare, i regolamenti e l’antifrode. Ma il tutto si gioca su un campo più ampio, dove incombono le tensioni geopolitiche e commerciali. Ecco il punto di vista dei broker di Aiba e Acb

Il 2025 sarà l’anno delle nuove obbligatorietà, dei nuovi regolamenti e dell’applicazione delle nuove norme. Dall’entrata effettiva in vigore dell’obbligo di polizza contro le catastrofi naturali per le imprese all’arbitro assicurativo, autentica sorpresa appena apparsa nel mercato dopo anni di rinvii e impegni sempre posticipati, passando per i nuovi modelli di informativa precontrattuale, la riforma dell’Rca e l’attività antifrode. A questi temi, centrali per il mercato italiano, fanno da sfondo tutti i rischi di natura transnazionale di cui si sta parlando ampiamente in queste pagine: i disordini geopolitici, le guerre commerciali, la precarietà delle supply chain. “E poi non dimentichiamoci le richieste del mercato, soprattutto nel campo del welfare e della tecnologia, tra intelligenza artificiale e presidi di sostenibilità”. A dirlo è il presidente di Aiba, Flavio Sestilli, intervistato insieme al suo omologo di Acb, Luigi Viganotti, da Insurance Review proprio per fare il punto sui rischi che insistono sul nostro paese dalla prospettiva dei broker.
QUATTRO MILIONI DI AZIENDE DA ASSICURARE
La proroga sull’obbligatorietà della polizza cat nat per le imprese, inizialmente prevista per la fine del 2024 e ora fatta slittare ulteriormente, non tranquillizza gli intermediari anche se è vista come un atto inevitabile. Anzi, secondo Sestilli non ci sarebbe da stupirsi se l’entrata in vigore dovesse slittare almeno al 30 aprile (le richieste di ulteriore rinvio arrivano fino al primo gennaio 2026): “fa effetto pensare che circa 2.000 broker e 20mila agenti dovranno assicurare più di quattro milioni di imprese”, sottolinea il numero uno di Aiba. Del resto, permangono grandi dubbi su cosa davvero occorrerà assicurare, soprattutto tra le piccole aziende “non c’è ancora sufficiente preparazione, questo è il problema principale, e ci sarà da lavorare tanto”, precisa Sestilli.
Viganotti è dello stesso avviso: “abbiamo espresso criticità sulle bozze dei decreti attuativi che dal nostro punto di vista non erano in linea né con la legge né con le esigenze del mercato e buona parte dei nostri rilievi si sono rivelati in linea con il parere del Consiglio di Stato”, ha detto il presidente di Acb, aggiungendo che ora si deve riparlare del tema, “cercando e trovando soluzioni che siano più corrispondenti alla realtà del mercato”.
CAT NAT: LA RISPOSTA È LA MUTUALITÀ
Entrambi i presidenti delle associazioni dei broker hanno acceso un faro sulla componente principale che deve stare alla base della riforma: la mutualità. “Una copertura del genere ha bisogno di una platea molto ampia e una mutualità molto estesa. Se non troviamo un punto d’incontro sulla mutualità i costi non saranno sostenibili”, ha ribadito Viganotti, al quale ha fatto eco Sestilli, secondo cui “l’estensione dell’obbligo della polizza cat nat dovrebbe riguardare tutti gli immobili (quindi anche quelli residenziali, ndr), applicando così la massima mutualità, per evitare la concentrazione dei rischi e favorire prezzi abbordabili delle coperture, come accade ormai da molti anni in Francia”.
I broker auspicano di essere sempre più coinvolti al tavolo presso il quale si scrivono i decreti attuativi: “gli intermediari – ha ricordato Viganotti – sono di fatto coloro che tutti i giorni sono a contatto con la clientela e ne conoscono i veri bisogni”. Lo stesso discorso è valido per l’archivio integrato antifrode per i rami danni non auto, che dovrà vedere la luce quest’anno e sarà tenuto da Ania: “i broker potranno dire la loro se saranno interpellati”, ha aggiunto Viganotti, sottolineando che Acb è pronta a contribuire con la propria esperienza.

WELFARE TRA TECNOLOGIE E VICINANZA AI CLIENTI
Tra gli altri problemi seri cui il settore assicurativo nel suo complesso è chiamato a dare risposta c’è il welfare. Su questo fronte, Sestilli è convinto che servano “soluzioni assicurative che integrino l’assistenza pubblica in crisi”. La richiesta di questi contratti “è sempre più alta sui rischi sanitari”, ha sottolineato il presidente di Aiba, e “nasce sia dai singoli sia, soprattutto, dalle aziende che sono sempre più interessate a fornire piani sanitari integrativi per i propri dipendenti”.
Il tema è particolarmente sensibile per le compagnie che guardano agli sviluppi tecnologici. La tecnologia, e in particolare l’uso del’AI, ha ricordato Sestilli, “migliora le capacità di diagnosi precoce, può aiutare ad aumentare la prevenzione stimolando comportamenti corretti e rendendo meno costoso per le compagnie coprire questi rischi”.
Da questo punto di vista, non siamo sulla cattiva strada. Ne è convinto Viganotti, che ha notato in questi ultimi anni un miglioramento nell’offerta delle compagnie in alcuni rami: “alcuni tipi di contratti assicurativi – ha spiegato – certamente si sono perfezionati, hanno acquisito maggior credito sul mercato perché talune esclusioni che c’erano qualche anno fa, adesso non ci sono più, con il risultato di un avvicinamento alle esigenze dei clienti”. Questo vale per il mercato salute, ma anche per il ramo property relativo alle abitazioni.
UN RUOLO MAGGIORE PER L’ASSICURAZIONE
Guardando oltre i confini italiani, infine, non si può ignorare l’impatto potenziale del rischio commerciale e geopolitico sul tessuto imprenditoriale del Paese. Da questo punto di vista, Sestilli è ottimista: “l’Italia – ha detto – è uno dei grandi paesi manifatturieri d’Europa, io penso che le aziende continueranno a esportare e ampliare il proprio raggio d’azione”. A livello geopolitico potranno esserci cambiamenti radicali: “eravamo convinti che la globalizzazione sarebbe stata inarrestabile e invece stiamo vedendo che non è più così”, ha continuato Sestilli, ricordando però che paradossalmente “i prodotti sono sempre più venduti nel mondo, anche se le economie nazionali tendono a difendersi”. In quest’ottica è proprio l’assicurazione che potrà giocare un ruolo decisivo affinché tutta la catena produttiva sia sempre più resistente agli shock dei mercati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA