ACCIDENTALE NON SIGNIFICA IMPREVEDIBILE
Il rischio ambientale è molto poco considerato dalle aziende, che reputano sufficienti le estensioni delle coperture Rcg. Ma le continue evoluzioni normative stanno cambiando le carte in tavola. Secondo Giovanni Faglia, responsabile del Pool Inquinamento, per proteggersi in modo efficace occorrono polizze adeguate
07/09/2015
Un rischio a bassa frequenza ma ad alta magnitudo. Le conseguenze dell’inquinamento di suolo, acqua o aria possono essere catastrofiche non solo in termini di impatto ambientale ma anche per i possibili strascichi economici e giuridici per l’azienda colpita da un sinistro. “Quello ambientale è un rischio in costante evoluzione sotto il profilo tecnico-giuridico”, spiega Giovanni Faglia, responsabile del Pool Inquinamento, consorzio che dal 1979 si occupa esclusivamente di studiare e assicurare questo tipo di rischio”. Le novità normative italiane (tra cui la recente introduzione della legge sugli eco-reati) e il recepimento delle direttive europee rendono necessario il passaggio da un concetto classico di responsabilità civile inquinamento (danno a terzi) a quello di responsabilità ambientale intesa a tutto tondo.
Attualmente, però, la penetrazione delle polizze inquinamento è scarsissima: secondo Faglia “una ogni 100 polizze property”. Il motivo? “Molte aziende credono che l’estensione inquinamento di una polizza di responsabilità civile generale (Rcg) sia sufficiente a metterle al riparo da gravi conseguenze”.
Tuttavia, per valutare questo rischio non basta considerare solo i danni a terzi ma anche quelli che si potrebbe provocare inquinando il suolo o le acque di proprietà. Faglia cita come esempio il danno da incendio con contaminazione interna avvenuto in un’azienda di materie plastiche, che per mettere in sicurezza e bonificare l’area ha dovuto pagare di tasca propria mezzo milione di euro, in quanto i danni non erano coperti dall’estensione della polizza Rcg.
UNA BATTAGLIA CULTURALE
L’origine della scarsa attenzione del mercato per queste coperture proviene anche dall’ambiguità interpretativa di concetti chiave, come quello di inquinamento accidentale, definizione presente nei testi della maggior parte delle estensioni Rcg. Questo concetto, precisa Faglia, “non ha una definizione univoca: accidentale non significa imprevedibile, né improvviso, fortuito o involontario. Chi fa credere questo al cliente – avverte – non fa certo della buona consulenza. È necessario cambiare mentalità e approccio, mettendo in campo maggiore competenza, perché il rischio ambientale necessita di una analisi specifica a livello giuridico, tecnico e assicurativo”. Vanno approfonditi i contenuti del trasferimento assicurativo (massimali, garanzie, retroattività, esclusioni e costi) e dei rischi ambientali non assicurabili. “Il mercato è ancora ristretto ma c’è la possibilità di un cambiamento di rotta”; per questo Pool Inquinamento “ha deciso di lavorare su aspetti molto importanti, come la semplicità di comprensione dei testi di polizza”.
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