TERZO PILASTRO, L'ULTIMA SFIDA PER LE COMPAGNIE

Gli obblighi informativi richiedono l’implementazione di un modello organizzativo e tecnologico capace di sviluppare reportistica e modalità di comunicazione dettagliate e altrettanto trasparenti

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Dopo un periodo piuttosto lungo di attesa e di incertezza sull’entrata in vigore di Solvency II, in cui ha prevalso un approccio wait and see da parte degli operatori del settore, la recente pubblicazione della direttiva Omnibus II ha sgombrato il campo dai “se” e dai “quando”. I cantieri di adeguamento hanno quindi ricevuto un nuovo impulso, anche in risposta alle linee guida preparatorie proposte da Eiopa e recepite da Ivass** che anticipano già al 2014-2015 l’applicazione di alcuni aspetti fondamentali del nuovo regime di vigilanza prudenziale. Le imprese si trovano quindi a dover recuperare in poco tempo il terreno perduto. Se la quantificazione del rischio e i requisiti di governance risultano quanto meno sotto controllo, gli obblighi informativi rappresentano la vera sfida per il settore assicurativo. 
 

INFORMAZIONI QUANTITATIVE E REPORTISTICA QUALITATIVA

L’impegno necessario all’implementazione del terzo pilastro, fino a ora forse sottovalutato rispetto ai primi due pillar, risulta sempre più evidente alle imprese che si stanno attrezzando per aumentare la loro potenza di fuoco. La reportistica dovrà essere più dettagliata, più trasparente e più frequente di quanto non sia mai stata prima e, soprattutto, pubblica.
La componente fondamentale della reportistica verso l’esterno è rappresentata dai Quantitative Reporting Templates, un set di report quantitativi destinati principalmente all’Autorità di vigilanza e aventi frequenza trimestrale/annuale. Ogni report richiede informazioni su uno specifico aspetto dell’impresa (stato patrimoniale, fondi propri, requisiti di capitale) e contribuisce a una completa rappresentazione della situazione finanziaria e di solvibilità della compagnia. A corredo delle informazioni quantitative, Solvency II richiede anche la predisposizione di reportistica qualitativa contenente indicazioni su business e performance, sistema di governance, risk management e gestione del capitale. 


TRE ORDINI DI PROBLEMATICHE

Tra i principali temi aperti nei progetti di implementazione del terzo pilastro, tre sono quelli a nostro avviso più rilevanti:
1. scelta della soluzione tecnologica;
2. contenuto di dettaglio dei report;
3. public disclosure di alcune informazioni.

Con riferimento al primo punto, strategica appare l’adozione di un approccio integrato a Solvency II, che preveda un modello dati unico per la gestione del rischio e per il reporting, sfruttando le sinergie con i requisiti di primo e secondo pilastro. Tale soluzione richiede, tuttavia, notevoli investimenti in termini di tempo e denaro e potrebbe non essere la più adatta per le compagnie di minori dimensioni e con portafogli semplici. Queste potrebbero preferire una soluzione meno onerosa e più flessibile, che non prevede un modello dati centralizzato e in cui prevale la componente manuale. La scelta della soluzione tecnologica dipende quindi dal trade-off tra l’esigenza di flessibilità e i vincoli di budget da una parte e l’automatizzazione e il data quality dall’altra.

Per quanto riguarda il contenuto dei report, in alcuni casi le istruzioni rilasciate da Eiopa per la compilazione non sono sufficienti a comprendere appieno il requisito informativo, lasciando spazio ad approssimazioni e interpretazioni potenzialmente divergenti tra gli operatori. In altri casi, la raccolta dei dati risente di questioni ancora aperte sul primo pilastro, come la costruzione dei triangoli dei sinistri al netto della riassicurazione e la segmentazione del business per Lob Solvency II. 

Ma è forse nell’area investimenti che si riscontrano le criticità maggiori: l’approccio look through obbliga le compagnie a “guardare attraverso” le strutture dei fondi per identificare gli asset finali. Questo può essere problematico e comportare costi a carico delle imprese per l’ottenimento di informazioni da terzi. In questi casi, è auspicabile che gli addetti ai lavori si confrontino tra loro su tavoli più o meno istituzionali e presentino all’Autorità di Vigilanza una posizione condivisa di settore.


CRITICITA' NELLA COMUNICAZIONE VERSO L'ESTERNO

La public disclosure di alcune informazioni è sicuramente un aspetto molto delicato. Infatti non sarà solo il regolatore ad avere accesso alle informazioni core delle imprese ma anche gli analisti, gli investitori, i competitor e altri stakeholder, esponendo le stesse ad analisi e valutazioni molto più profonde di quanto avvenga ora. Quale sarà l’impatto sul mercato di tale disclosure? Il rischio e la solvibilità rientreranno tra i parametri con cui le compagnie saranno valutate e confrontate, con effetti sulla concorrenza all’interno del mercato assicurativo e configurando i sistemi di gestione del rischio come fonte di vantaggio competitivo rispetto ai competitor. 
Insomma, dato il notevole sforzo di adeguamento in termini di tempo e risorse, il pilastro fino a ora “dimenticato” è oggi uno dei temi che riscuotono maggiore interesse tra le imprese e su cui verranno concentrate le energie nei prossimi mesi, in vista dell’invio all’Autorità di Vigilanza del primo set di reportistica*. La finalità ultima del nuovo regime Solvency II è di incentivare la corretta gestione dei rischi da parte delle imprese; in quest’ottica, i cambiamenti tecnologici e organizzativi che queste saranno costrette ad attuare per adempiere agli obblighi informativi possono essere visti come un’opportunità di migliorare il proprio sistema di gestione dei rischi, rendendo disponibili informazioni precise ed affidabili su cui basare le scelte operative e strategiche.


** Ivass, Lettera al mercato del 15/04/14 e modifiche ai Regolamenti 20/08 e 36/11.
* 03/06/15 per il reporting "Solo" e 15/07/15 per il reporting di gruppo (con riferimento al 31/12/14).

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