RINASCERE DOPO L’USO
Scarsità di risorse naturali e sensibilità sui temi ambientali hanno posto il nostro Paese all’avanguardia nell’Unione Europea per il riutilizzo di risorse che altrove vengono gettate. Oggi l’economia circolare rappresenta un potenziale di crescita collegato ai settori tecnologici, della ricerca e dell’innovazione
06/05/2019
L’economia circolare prende piede negli anni ’90 con una forte spinta da parte delle istituzioni, colta inizialmente dalle imprese sotto l’aspetto dell’uso efficiente delle risorse e del recupero degli scarti finalizzati al risparmio economico.
La sensibilità sociale sul tema dell’inquinamento e del rispetto dell’ambiente ha messo in luce, già dopo il 2000, anche l’importanza data dai consumatori, o più in generale dai mercati di sbocco, alla circolarità e all’uso sostenibile delle risorse. Il valore dell’economia circolare risiede infatti nella capacità di recuperare i materiali usati per riutilizzarli in nuovi cicli produttivi, anche diversi dall’originario, in maniera da ottimizzare l’utilizzo della materia prima e nello stesso tempo ridurre il rifiuto da fine uso.
In questo processo l’Unione Europea è all’avanguardia: lo scorso anno sono state pubblicate direttive che prevedono l’obiettivo del 65% di rifiuti riciclati entro il 2030, per tendere al 90% di raccolta differenziata. In Italia già oggi la raccolta differenziata è mediamente prossima al 50%, con punte vicine al 90% in alcune aree, mentre la percentuale di riciclo di tutti i rifiuti arriva al 67%, la più alta tra le principali economie, e di molto superiore alla media europea (55%).
Per un Paese con poche risorse naturali come il nostro, l’economia circolare è anche una fonte di sviluppo che incide sul prodotto interno lordo nazionale, e non è un caso se nell’indice sulla produttività totale delle risorse l’Italia è al primo posto tra i cinque principali Paesi europei, con un valore pari a 180 dove la media dei 28 Stati dell’Unione è 100.
UNA CRESCITA DA POTENZIARE
Perché si sviluppi, l’economia circolare deve creare catene del valore sostenibili. È fondamentale in questo il ruolo delle istituzioni, sia a livello locale sia nazionale, nel suscitare una sensibilità sul tema ambientale ma anche nel fornire strumenti concreti di sviluppo. L’economia circolare può crescere come risorsa anche utilizzando tecnologie ancora non sfruttate appieno e che hanno grandi potenzialità: il progetto di Fater di riciclo dei pannolini, ad esempio, può generare fatturato per un miliardo di euro, a cui vanno sommati il beneficio dei posti di lavoro in più e gli investimenti. Ma sono molti i casi di tecnologie applicate al recupero che possono portare vantaggio in termini di Pil, ad esempio il riciclo degli pneumatici. Sempre in tema di Pil, nel 2016 il valore aggiunto nei settori dell’economia circolare ha contribuito per l’1,07%, in linea con il dato europeo.
Al di là delle specifiche tecnologie, affinchè le potenzialità ambientali ed economiche si realizzino pienamente, serve anche un quadro normativo adeguato, che spinga gli imprenditori a ripensare i propri prodotti in chiave di riciclo e di recupero post-uso, che promuova iniziative delle istituzioni per avviare impianti, e che faciliti la stesura dei decreti End of waste, i quali chiariscono quando e come un rifiuto riciclato smette di essere tale e diventa un prodotto.
Come in ogni settore produttivo, vanno considerati i potenziali rischi. Primo tra tutti la valenza stessa di attività innovative che come tali possono avere una probabilità di fallimento elevata, per prevenire la quale servono risorse finanziarie (pubbliche o private) significative. Vanno poi considerati i rischi connessi alle singole tecnologie, che devono garantire il livello di qualità del prodotto riciclato. Infine, le incognite connesse alla risposta dei cittadini verso la raccolta differenziata.
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UN PROGETTO UNICO AL MONDO
L’esperienza di Fater Smart, acronimo di Sustainable materials and recycling technologies, nasce proprio grazie alla spinta imprenditoriale. Il gruppo Fater è un’impresa del settore farmaceutico e della cura della persona, attiva anche nella produzione di assorbenti (con i marchi Lines, Pampers, Tampax) che già 10 anni fa ha preso a cuore la riciclabilità del prodotto usato per limitarne l’impatto ambientale. In assenza di una tecnologia di recupero specifica per questi prodotti, Fater ha deciso di provare a elaborarla al proprio interno. Dalla fase di sviluppo della tecnologia in laboratorio, siamo arrivati alla realizzazione nel 2017 del primo impianto al mondo in grado di riciclare su scala industriale i pannolini usati, installato presso Contarina spa, società di gestione dei rifiuti che opera in provincia di Treviso. Il pannolino viene prima sterilizzato, poi sottoposto a procedimento di separazione dei componenti e riconvertito nelle sue materie prime, che sono cellulosa, plastica e polimero super assorbente (la molecola che determina la capacità di assorbire), tre frazioni che possono essere rivendute sui rispettivi mercati come materie prime seconde. Abbiamo fin dall’inizio ricevuto il pieno appoggio delle istituzioni nazionali, e in particolare da parte del ministero dell’Ambiente, che hanno redatto il primo decreto End of waste al mondo per il riciclo di questo tipo di prodotti. Attualmente il decreto è all’esame dell’Unione Europea, e confidiamo nella sua approvazione entro maggio per dare il via alla commercializzazione e allo sviluppo di nuovi impianti.
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