RISCHIO CLIMATICO, UN INDICE NE VALUTA GLI IMPATTI FINANZIARI
È nato a Bologna e si chiama E3CI. È il primo indicatore in Europa che identifica le aree interessate da eventi metereologici estremi e misura la loro severità. E che apre la possibilità di assicurare una liability per la quale, al momento, non c’è un mercato liquido. Ne ha parlato a Insurance Review Renzo Avesani, ceo di Leithà, società che ha collaborato alla realizzazione del progetto
16/03/2021
Il nome sembra quello di una formula fisica. Si pronuncia all’inglese, ma è totalmente made in Italy. Si chiama E3CI, sigla che sta per European extreme events climate index, ed è il primo indice sviluppato in Europa per valutare gli impatti finanziari del rischio climatico. Un indicatore che fornisce un supporto all’identificazione delle aree interessate da eventi metereologici estremi e che misura la loro severità, offrendo un contributo applicativo preziosissimo per l’industry assicurativa e per quella riassicurativa.
Il progetto, presentato ufficialmente lo scorso gennaio, è stato sviluppato dalla fondazione iFAB (nome completo: International foundation big data and artificial intelligence for human development), che si è avvalsa della cooperazione tra il Cmcc (Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici) e Leithà, la società che in seno al gruppo Unipol si occupa di innovazione tecnologica.
LE ORIGINI DEL PROGETTO
Come è nato questo strumento e quali sono le sue potenzialità lo ha spiegato a Insurance Review il ceo di Leithà, Renzo Avesani. “Dal punto di vista operativo – racconta – come assicuratori avvertivamo il bisogno di un indicatore che ci permettesse, in maniera sintetica, di avere la percezione dell’evoluzione nel medio periodo delle condizioni climatologiche, alla luce di un trend ben visibile”. L’indice E3CI risponde pienamente a questi requisiti. Ma per spiegare in che modo il progetto ha preso forma occorre fare un passo indietro.
Tutto ruota attorno al ruolo di Bologna quale centro di eccellenza di livello mondiale nello studio e nell’analisi dei dati: la città, forse non tutti lo sanno, è uno dei poli europei più all’avanguardia nel super computing (vedi box). È in questo contesto che nel capoluogo emiliano nasce la già citata iFAB, fondazione che, come recita la sua mission, “vuole essere un punto di riferimento internazionale indipendente e influente per il dibattito scientifico e culturale sullo sviluppo umano, la sostenibilità e la nuova scienza che si svolge a livello globale”. UnipolSai è tra i soci fondatori assieme, tra gli altri, alle università di Bologna, Ferrara, Parma, Modena e Reggio Emilia e ai maggiori istituti di ricerca italiani: Cnr, Enea, l’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, l’Istituto nazionale di fisica nucleare, oltre al Cineca (il consorzio universitario per l’innovazione tecnologica che gestisce circa l’80% della capacità di supercalcolo in Italia) e al già citato Cmcc. E proprio con quest’ultima realtà UnipolSai/Leithà ha trovato una particolare intesa, avviando un lavoro congiunto che ha utilizzato i dati provenienti da Copernicus, il programma di osservazione satellitare della Terra lanciato nel 1998 dalla Commissione Europea e da un pool di agenzie spaziali.
LE CINQUE COMPONENTI CHE FORMANO L’INDICE
Nel dettaglio, E3CI può essere considerato l’aggregatore di un insieme di indici che si riferiscono a cinque componenti principali: precipitazioni, stress da caldo, stress da freddo, siccità, vento intenso. Questi indicatori sono identificati e calcolati su base mensile in modo da generare informazioni sulla presenza e l’entità dei pericoli legati al clima. L’indice fornisce così un indicatore oggettivo della frequenza degli eventi climatici estremi, fondamentale nella valutazione e mitigazione delle conseguenze finanziarie dei rischi. La cosa interessante è che i dati sono disponibili gratuitamente (per uso individuale e professionale) in un formato visivo che contiene mappe e grafici sintetici in una dashboard online ospitata nel sito della iFAB (https://www.ifabfoundation.org/e3ci).
LA “PROVOCAZIONE” DI LEITHÀ
Se questi dati sono pubblici, è evidente che anche altri assicuratori possono accedervi. Il perché di questa scelta Avesani lo spiega così: “la nostra idea – dice – è per certi versi provocatoria. Nel senso che il messaggio che noi lanciamo all’industria assicurativa e riassicurativa è: usiamo tutti insieme questi dati per aprire mercati che ora non ci sono. Gli eventi atmosferici sono una liability per la quale attualmente non c’è mercato. Ma se i valori dell’indice diventassero indicatori di prezzo, allora diventerebbe possibile costruire un mercato liquido, in cui gli scambi non sono più gestiti attraverso transazioni bilaterali, ma valutati in base a valori certi. In questo modo si può ampliare la domanda e l’offerta di protezione”.
Avesani mette l’accento sull’importanza che la conoscenza del valore dell’indice sia condivisa. “La possibilità che possa emergere un mercato – sottolinea – dipende dal fatto che gli operatori possano contare su una metodologia comune attraverso cui stabilire un prezzo. Il potenziale dell’E3CI è quindi quello di cambiare il modo in cui operano i mercati finanziari e assicurativi, fornendo indici rispetto ai quali i pericoli legati alle condizioni meteorologiche possono essere misurati con maggiore precisione. Il vantaggio – osserva il ceo di Leithà – è che, rendendo negoziabili queste passività, si aumenta la trasparenza e la concorrenza, con vantaggi sia per gli assicuratori, sia per gli stessi assicurati”.
Renzo Avesani, ceo di Leithà
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LE POSSIBILI EVOLUZIONI
Ovviamente i possibili utilizzi non si limitano all’ambito assicurativo. Ad esempio, l’indice può essere utilizzato dai decisori politici per scelte legate alla riduzione dei rischi meteo indotti, e per diffondere consapevolezza sul tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici.
“Il progetto è nato solo da pochi mesi – puntualizza Avesani – pertanto avrà bisogno di un po’ di tempo per affermarsi. Noi siamo interessati al fatto che siano in tanti a utilizzarlo, permettendo di affinarne lo sviluppo, perché è soltanto attraverso l’uso che uno strumento come questo può progredire e può migliorare”.
Il prossimo step per Unipol consisterà nell’integrare l’indice E3CI nella propria realtà operativa e valutarne l’impatto in termini di benefici. L’intenzione del gruppo bolognese è di supportare la strategia di promozione di iFAB attraverso tutti i suoi canali.
Successivamente, insieme alla direzione Sostenibilità, si valuterà se utilizzarlo nell’ambito di Ada (adaptation in agricolture), un progetto che vede UnipolSai come capofila assieme a Leithà, e il cui l’obiettivo è quello di aumentare la resilienza del settore agricolo, attraverso lo sviluppo di strumenti di conoscenza e pianificazione che le associazioni di produttori e agricoltori possano utilizzare per adattarsi ai cambiamenti climatici.
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