DALLA BLACK BOX ALLA GREEN BOX
La scatola nera può assumere una valenza pubblica, evolvendo da prodotto ancillare al contratto assicurativo a strumento di gestione della transizione ecologica del parco auto circolante. Ma per arrivare a questo obiettivo occorre che tutti gli attori del sistema della mobilità si parlino: assicurazioni, decisori politici, ricerca accademica e industria. Come dimostra The Urban Mobility Council, l’appuntamento ideato dal gruppo Unipol proprio per favorire questo dialogo, attraverso momenti di analisi e opportunità di confronto su questo tema
09/09/2024
Le tecnologie connesse e i dati hanno un ruolo fondamentale per allineare gli obiettivi ambientali, industriali e sociali perché, grazie alla collaborazione con il mondo accademico, forniscono evidenze scientifiche sulla base delle quali i decisori politici possono indirizzare misure chiave della mobilità. Un’occasione preziosa per mettere a confronto settore assicurativo, mondo politico, ricerca universitaria e altri settori industriali è rappresentata dal The Urban Mobility Council, l’evento promosso ogni anno dal gruppo Unipol, che si è svolto a Milano a inizio luglio.
In un contesto in cui l’obiettivo delle zero emissioni è solo uno dei tanti traguardi cui aspira l’evoluzione della mobilità, gli attori coinvolti in questo cambiamento si trovano a dover tenere insieme una molteplicità di esigenze: in primis quella della tutela della salute pubblica, ma anche quella della libertà di spostamento e delle garanzie occupazionali di chi lavora in sistemi industriali ormai consolidati.
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ALLINEARE OBIETTIVI AMBIENTALI, INDUSTRIALI E SOCIALI
Il titolo scelto per l’edizione 2024 di The Urban Mobility Council è stato Libertà di movimento: un valore per la nuova Europa – Tecnologie e dati per allineare obiettivi ambientali, industriali e sociali. Il riferimento alla prospettiva europea della riflessione sul tema è stato evidenziato in apertura dei lavori da Stefano Genovese, head of institutional & pubblic affairs di Unipol, il quale ha ricordato come la mobilità sia tra le quattro libertà fondamentali su cui si fonda l’Europa, ma va a confrontarsi anche con gli altri valori, ad esempio il diritto alla salute. “Siamo – ha detto – in un crocevia politico, in cui la costruzione della nuova mobilità richiede mediazione di interessi”. In questo contesto anche Unipol vuole fare la propria parte: “la black box, partita come strumento assicurativo, oggi è arrivata ad avere una valenza collettiva”, e in questo senso il gruppo collabora da anni con il mondo della ricerca accademica.
MOBILITÀ, LA POLITICA NON GUARDI SOLO ALL’AUTO ELETTRICA
La valenza collettiva della black box si può osservare anche in un servizio come Move-in, di cui ha parlato nel suo intervento il governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Lo strumento (una scatola nera) permette ai proprietari di veicoli soggetti a limitazioni di circolare senza blocchi orari o giornalieri, rispettando solo un tetto massimo di percorrenza chilometrica annuale calcolato in base alla tipologia e alla classe ambientale del veicolo (il servizio oltre che in Lombardia, è attivo in Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto). Anche per il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri le nuove tecnologie sono fondamentali per disegnare il nuovo paradigma della mobilità sostenibile.
Il discorso si è poi spostato in ottica europea con il confronto tra Carlo Corazza, direttore dell’Ufficio del Parlamento europeo in Italia, Pierpaolo Settembri, head of unit coordination and planning della DG Move (direzione generale della Commissione europea responsabile dei trasporti all’interno dell’Ue), e gli europarlamentari Carlo Fidanza (Conservatori e Riformisti europei) e Benedetta Scuderi (Verdi-Alleanza Libera Europa). La discussione ha fatto emergere punti di vista anche molto divergenti sul tema, con il richiamo a non affrontare l’argomento in chiave ideologica declinabile a seconda delle proprie sensibilità: se da un lato è stata sottolineata la necessità di tutelare la nostra capacità industriale a fronte di una concorrenza cinese molto aggressiva nella mobilità elettrica, dall’altro è stato anche sottolineato che la mobilità vada intesa a tutto tondo, laddove l’auto elettrica è soltanto uno dei tanti tasselli di un ripensamento più profondo di tutte le modalità di spostamento da mettere a disposizione dei cittadini europei.
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LA VIA VERSO EMISSIONI AZZERATE
Un contributo al ripensamento di alcuni modelli in essere arriva dalla ricerca svolta dal Politecnico di Milano, i cui risultati sono stati presentati dal professor Sergio Savaresi, direttore del dipartimento di Elettronica, informazione e bioingegneria dell’ateneo milanese. Dallo studio (vedi box), basato sui dati anonimi provenienti dai dispositivi telematici UnipolTech, è stato dedotto che facendo uso di dispositivi telematici e algoritmi in grado di stimare le effettive emissioni cumulate di un veicolo, è possibile implementare una politica di misurazione delle emissioni con neutralità tecnologica: fissato il budget annuo di emissioni per ogni vettura circolante si potrebbe lasciare completa libertà al cittadino di scegliere la propria soluzione comportamentale e tecnologica. “Questa potenzialità tecnica – ha osservato Savaresi – potrebbe aprire le porte a un radicale cambio di paradigma nelle restrizioni all’uso delle automobili: non più strette limitazioni sulla classe Euro, ma l’assegnazione di un budget annuo di emissioni che ogni cittadino può utilizzare attraverso un mix di tecnologia della vettura, intensità di utilizzo, e stile di guida”.
IL DIBATTITO SULLE ZONE 30
Un altro degli aspetti più sensibili nel dibattito pubblico sulla mobilità urbana è quello relativo alle cosiddette Zone 30. Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab presso il Massachusetts Institute of Technology ha presentato una ricerca, realizzata sempre in collaborazione con UnipolTech, che si è posta l’obiettivo di stimare l’impatto della riduzione dei limiti di velocità a 30 chilometri orari in termini di tempi di viaggio, e le emissioni di inquinanti e gas serra all’interno delle aree urbane. Le città che hanno applicato la riduzione dei limiti di velocità urbani a 30 km/h lo hanno fatto con l’obiettivo di rendere le città più vivibili, sicure e meno rumorose.
Lo studio, con focus su Milano, per la prima volta simula in modo sistematico e oggettivo la variazione dei tempi di percorrenza, e delle emissioni, in vari scenari di riduzione dei limiti di velocità urbani. Secondo Ratti, “la metodologia di questo studio può essere adottata dai Comuni per meglio predire le conseguenze delle scelte di viabilità”. Partecipando all’evento, il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha commentato le evidenze emerse, sottolineando che i dati di questo studio “vanno proprio nella direzione di un approccio scientifico, e non ideologico, al tema delle Zone 30”.
ARRIVARE A DECISIONI SCIENTIFICAMENTE FONDATE
Dunque le nuove soluzioni per la mobilità sostenibile passano dalla tecnologia, e in questo senso Unipol ha un ruolo chiave, forte dei 4,2 milioni di clienti connessi con dispositivi telematici e di 320mila terabye di dati provenienti dalle black box, come ha ricordato Paola Carrea, dg di UnipolTech, nel confronto avuto con Raffaella Lucarno, head of biorefining & supply di EniLive.
Arrivare a decisioni scientificamente fondate sulla mobilità resta quindi l’obiettivo dell’evento, ha ribadito il presidente di Unipol, Carlo Cimbri, a conclusione dei lavori, cioè “cercare di portare un contributo quanto più possibile scientifico e quanto meno possibile ideologico. Mi pare che il dibattito pubblico si stia sempre più stemperando nel mettere in campo azioni secondo un principio di ragionevolezza e di sostenibilità, perché tutti gli obiettivi sono indubbiamente meritevoli di attenzione, ma bisogna valutarne attentamente i costi economici e sociali”.
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