POLIZZA CAT NAT, UNA SCATOLA DA RIEMPIRE
Flavio Sestilli, presidente di Aiba, definisce il nuovo OBBLIGO PER tutte le imprese italiane DI ASSICURARSI contro le catastrofi naturali come un grande passo avanti. Tuttavia siamo solo all’inizio: per gli assicuratori, ma anche per i broker, uno degli obiettivi principali sarà rendere semplice la sottoscrizione di un contratto complesso
22/04/2024
Di fronte agli impressionanti dati delle serie storiche, dal 1992 a oggi le perdite da eventi climatici estremi sono quasi quintuplicate (fonte Swiss Re), l’obbligo di legge che impone alle imprese italiane l’obbligo assicurativo contro le catastrofi naturali è “un grande passo avanti”. Questa la valutazione di Flavio Sestilli presidente di Aiba, intervistato da Insurance Review sulle conseguenze dell’entrata in vigore della disposizione che sarà pienamente operativa a fine 2024. Un tempo relativamente breve, osservando l’ampiezza del parco imprese da assicurare: “le imprese attive in Italia – ricorda Sestilli – sono circa 4,4 milioni”. Un’opportunità di business ma anche una nuova sfida, quindi, sia per gli intermediari sia per le compagnie: “per il mercato, l’obiettivo sarà rendere semplice la sottoscrizione di un contratto complesso”, sottolinea il presidente di Aiba.
In Italia, nel 2023 ci sono stati oltre 370 eventi estremi, +22% rispetto al 2022 (secondo i dati di Legambiente) le cui forza e intensità sono cresciute in modo evidente, anche se i fenomeni in sé non sono mutati.
Con la nuova legge, lo Stato prende finalmente atto che occorre rivolgersi agli assicuratori affinché il rischio possa essere mitigato. “I dati legati al cambiamento sono impressionanti – continua Sestilli – soprattutto se comparati all’esigua copertura assicurativa delle imprese”. Grazie alla polizza, come sappiamo, un’azienda assicurata potrà ripartire molto più facilmente dopo un evento catastrofale, “salvando sé stessa ma anche una parte importante dell’economia del Paese”, aggiunge Sestilli. “Le imprese italiane – aggiunge – saranno più affidabili e più finanziabili da parte del sistema del credito: un’azienda assicurata è più sicura anche nella sua propensione all’estero”.
COSA INSERIRE NELLA POLIZZA
La legge è fatta, è vero, ma, al momento, è piuttosto una scatola che va riempita. Quali eventi vanno coperti? Nel testo sono riportati una serie di casi come i sismi, le alluvioni, i fenomeni di bradisismo, le frane (quest’ultimo, peraltro, un rischio che assicurativamente non è mai esistito) e poi le inondazioni e le esondazioni, ma non si parla di grandine, trombe d’aria e di bombe d’acqua, che sono fenomeni legati al cambiamento climatico. “Spero che anche questi eventi saranno compresi”, si augura il broker. “Bisogna evitare che chi sottoscrive la polizza – spiega Sestilli – poi si trovi scoperto perché il danno è provocato da una bomba d’acqua o da un’intensa grandinata, eventi che, basta ricordare cos’è successo nel milanese nel luglio scorso, non sono più così rari e innocui”.
Ma se per le grandi aziende, le corporate, il problema quasi non si pone, giacché quel target ha cominciato a coprirsi ormai da tempo, il problema vero riguarda le Pmi, cioè la stragrande maggioranza delle imprese italiane, che dovranno essere assicurate con un adeguato pacchetto di garanzie. Ma a quali condizioni? Da un punto di vista tecnico-assicurativo, Ania ha commissionato un lavoro per capire quali saranno i valori in campo.
UN PROBLEMA DI CAPACITÀ
“La legge – racconta il numero uno di Aiba – prevede che lo Stato garantisca cinque miliardi all’anno, ma se si prende solo il nord Italia, dalla Valle d’Aosta al Veneto, di miliardi da assicurare ce ne saranno 1.000 - 1.200”. È necessario, quindi, che le compagnie abbiano la capacità di garantire questi importi. “Dipenderà dalla disponibilità del mercato della riassicurazione internazionale – sottolinea Sestilli – perché di fronte a eventi catastrofali grandi potrebbe essere un problema”.
E poi va valutato come assicurare i fabbricati, con quali criteri. Per esempio, oggi normalmente si assicura il costo di ricostruzione a nuovo, ma il mercato sarà pronto a fare altrettanto per tutte le imprese del territorio italiano? Occorrerà una grandissima capacità assicurativa, e i premi saranno correlati. L’altra ipotesi, spiega Sestilli, è assicurare il valore allo stato d’uso: “i valori assicurati scenderebbero, insieme ai premi. Quindi bisogna confrontarsi per capire davvero come far funzionare questa copertura”.
I RISCHI POSSONO COSTARE MENO
Altra questione fondamentale riguarda il concetto di mutualità: trasferire il singolo rischio su un grande numero di assicurati. Le Pmi, su tutto il territorio italiano, dovranno essere stimolate ad assicurarsi: “se così non fosse – spiega Sestilli – la tendenza è che lo faranno solo quelle in situazioni di minaccia palese, elevando le concentrazioni di rischio”.
Il beneficio vero della polizza obbligatoria, secondo Aiba, è dato dal fatto che permetterà di avere un tessuto industriale italiano solido e capace di recuperare velocemente a seguito di sinistri catastrofali. “È importante avviare e creare un sistema in cui l’assicurazione possa essere un vero vantaggio per l’impresa”.
In questo senso, decisivo sarà anche il lavoro dei broker, chiamati a fare con le aziende un’analisi del rischio ancora più articolata e in grado di trasmettere agli assicuratori quanto un’azienda sia stata capace di “lavorare in prevenzione per contenere i rischi”. Secondo Sestilli, a fronte dell’aumento oggettivo delle minacce, è possibile un abbassamento dei premi se il sistema di prevenzione sarà efficace: “è il fulcro del nostro lavoro – sottolinea –, che è un lavoro di relazione, per far capire che i rischi possono anche costare meno. Dobbiamo seminare questo principio più che mai nelle piccole aziende”.
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