CATASTROFI NATURALI, IL PUNTO DI ACB

Compagnie, intermediari, istituzioni e organi di vigilanza a confronto sul nuovo obbligo di legge per le imprese in una tavola rotonda organizzata dall’associazione dei broker in occasione della sua assemblea annuale: per il mercato si tratta di un significativo passo in avanti, ma servono chiarimenti alla legge

CATASTROFI NATURALI, IL PUNTO DI ACB
👤Autore: Giacomo Corvi Review numero: 114 Pagina: 26-29 Fonte immagine: Acb
La posizione del mercato ormai è chiara: l’obbligo per le imprese di sottoscrivere una copertura assicurativa contro le catastrofi naturali costituisce un significativo passo in avanti per tutti. Le aspettative sono alte. E per soddisfarle a pieno sarà necessario colmare le lacune e correggere le ambiguità dell’attuale testo di legge. Si tratta di un’opportunità che non può essere sprecata.
L’opinione diffusa del mercato è emersa chiaramente da una lunga e approfondita tavola rotonda organizzata da Acb e moderata da Maria Rosa Alaggio, direttore delle testate di Insurance Connect, che ha saputo mettere a confronto e trovare una sintesi fra le diverse posizioni espresse da numerosi esponenti del mondo delle compagnie, degli intermediari, delle istituzioni e degli organi di vigilanza. L’incontro si è svolto lo scorso 18 aprile a Milano, nell’ambito dell’assemblea annuale di Acb che ha confermato Luigi Viganotti alla guida dell’associazione dei broker assicurativi (vedi box a pag. 27). “È un momento che abbiamo fortemente voluto per avere la possibilità di analizzare insieme i contenuti della disciplina, esaminare lo scenario di mercato ed evidenziare i dubbi degli operatori del settore senza scadere nelle critiche che hanno talvolta accompagnato l’esame della normativa”, ha commentato in apertura Viganotti. “Il nostro auspicio – ha proseguito – è che dal dibattito possano emergere una serie di punti programmatici che possano arrivare all’attenzione del legislatore e delle istituzioni”. 



L’ANALISI DELLA DISCIPLINA

La tavola rotonda si è aperta con un’analisi dettagliata della disciplina affidata a Carlo Galantini, partner dello studio Galantini & Partners, e Antonio Longo, of counsel dello studio legale Nunziante Magrone. “La legge appare quasi come lo schizzo di un architetto fantasioso, che necessita però adesso di un disegno operativo per verificare che l’opera possa davvero stare in piedi”, ha commentato Galantini. Dall’esame del giurista è emersa l’immagine di una normativa molto ambiziosa ma, allo stesso tempo, lacunosa e ambigua in vari punti: l’esclusione degli eventi naturali dal perimetro della polizza, l’assenza di indicazioni puntuali sulle modalità di predisposizione della copertura, l’obbligo a contrarre per le compagnie, la mancanza di sanzioni pecuniarie per le aziende che decideranno di non assicurarsi, la definizione del premio e il coinvolgimento di Sace. Temi a cui si sommano poi altri dubbi, come il ruolo della riassicurazione e la casistica, assai diffusa, di imprenditori che non risultino proprietari dei mezzi di produzione.
L’obiettivo della legge resta tuttavia pienamente condivisibile. “La disciplina si propone di favorire la rapida ripresa delle attività in caso di catastrofe naturale e, allo stesso tempo, di alleggerire il carico finanziario sulle spalle dello Stato”, ha osservato Longo. Per questo, ha proseguito, “è importante valutare e risolvere fin da subito le potenziali fonti di incertezza per garantire un assetto coerente ed efficace per il mercato”.


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UNO SCHEMA SEMPLICE PER TUTTI

L’Ivass è attualmente al lavoro per limare tutti i dettagli della disciplina. L’obiettivo dell’autorità di vigilanza, come ha avuto modo di illustrare Roberto Novelli, responsabile dell’ufficio segreteria di presidenza e del consiglio dell’istituto di vigilanza, è quello di “conciliare la sostenibilità del settore assicurativo con l’accessibilità delle coperture e con le esigenze di protezione delle aziende”. Riuscire a farlo significherebbe incrementare la resilienza del nostro tessuto economico e produttivo, innescando un circolo virtuoso in cui a una più ampia diffusione dello strumento assicurativo corrisponderebbe un aumento della mutualità e, di conseguenza, premi più leggeri per i clienti. “Una recente indagine condotta dalla Bce in collaborazione con Eiopa ha evidenziato che i paesi che dispongono di schemi assicurativi contro le catastrofi naturali sono anche quelli che riescono a riprendere le attività economiche più velocemente”, ha commentato Novelli.
Adesso, per usare le parole del funzionario dell’Ivass, “bisogna riuscire a definire il quadro più efficiente per mettere insieme tutti i pezzi di una disciplina su una materia estremamente complessa che tocca praticamente tutti gli attori del mercato: compagnie e intermediari dal lato dell’offerta, aziende dal lato della domanda, poi anche istituzioni governative e supervisori”. Per questo, sarà fondamentale delineare prima e attuare poi un sistema semplice, magari non perfetto sin dall’inizio, ma facilmente realizzabile ed efficiente per tutti.

UN APPROCCIO GRADUALE A UNA MATERIA COMPLESSA

Anche l’Ania è al lavoro per tradurre in pratica le disposizioni della disciplina. Il condirettore generale Umberto Guidoni ha accolto con grande favore la novità della legge, affermando di aver anche apprezzato l’approccio graduale che il legislatore ha voluto adottare per affrontare una materia tanto complessa. Quindi, prima ancora di evidenziare quello che manca, forse è meglio lavorare su quello che già c’è. “La materia è complicata, tante questioni vanno sicuramente chiarite, però vogliamo vedere la disposizione come un primo passo verso una partnership ancora più stretta fra pubblico e privato per la gestione del rischio catastrofale, magari anche in ambito residenziale”.
Sulla stessa linea anche Massimo Michaud, presidente di Cineas, il quale ha voluto sottolineare come “la politica si muove necessariamente sulla base del consenso dei cittadini”. E solo negli ultimi anni, ha proseguito, “i cittadini hanno iniziato a mostrare una certa attenzione al tema della gestione delle catastrofi naturali anche sulla scia degli effetti del cambiamento climatico”. Nel 2006, ha ricordato il presidente di Cineas, “un accordo bipartisan ci aveva portato vicini a una legge sulle catastrofi naturali, ma tutto si era scontrato con il timore che la legge potesse essere vista come una nuova tassa”. Adesso i tempi sono diversi. E tutti gli operatori del settore devono lavorare per cogliere l’opportunità offerta dalla disciplina. Anche le criticità e le lacune della norma non devono essere viste come un ostacolo: secondo il presidente di Cineas, “bisogna lavorare per gradi e procedere in maniera progressiva, coinvolgendo assicuratori, intermediari, clienti, istituzioni e mercato dei capitali”. 



LA PREDISPOSIZIONE DELL’OFFERTA

Le criticità e le lacune, come detto, non mancano. Guidoni si è soffermato in particolare sui possibili scenari di antiselezione, sulle difficoltà di predisporre premi proporzionali al rischio, sulla sfida della mutualità e sui vincoli di sostenibilità. Al momento, tuttavia, l’attenzione dell’associazione è tutta focalizzata sulla predisposizione dell’offerta, magari attraverso l’adozione di forme di co-assicurazione, consorzi e pool. Guidoni non ha potuto fornire molti dettagli al riguardo, ma si è detto comunque fiducioso di poter “giungere a una proposta che possa soddisfare tutte le componenti del mercato”.
Sul tema, interrogato sulla questione, si è soffermato anche Novelli. “Il modello del pool potrebbe consentire di coinvolgere nel sistema anche quelle piccole compagnie che, in assenza di tali forme di condivisione e gestione del rischio, potrebbero trovare maggiori difficoltà per minore familiarità a gestire determinati rischi, per esempio competenze specifiche in materia, e per questioni legate alla scala dimensionale, come disponibilità di ampie risorse finanziarie”, ha commentato. “Non vediamo al momento rischi di squilibrio nello strumento in sé: una volta messo a punto, gli aspetti di natura concorrenziale  saranno ovviamente valutati con l’Agcm”.



UN MERCATO IN ATTESA DI RISPOSTE

La discussione va avanti. E intanto, sullo sfondo, resta un mercato che attende risposte dai professionisti delle polizze. “Le aziende fanno domande a cui spesso noi broker non siamo in grado di rispondere perché la disciplina non è stata ancora definita in maniera chiara”, ha commentato Viganotti. “Siamo in una fase di paralisi del mercato, aggravata dagli aumenti di premio e dalla riduzione della capacità di copertura offerta dalle compagnie: in questo modo – ha proseguito – è difficile pensare di poter fare consulenza e favorire la diffusione della cultura assicurativa”.
Quella che il mercato si trova davanti, secondo Viganotti, è una vera e propria sfida. Una sfida in cui anche i broker vogliono dare il proprio contributo. “La legge è un buon punto di partenza, però ci sono ancora dei punti critici che, come abbiamo visto, devono essere risolti: noi siamo pronti a dare una mano, a offrire le nostre competenze per contribuire a redigere un regolamento attuativo che sia più chiaro e coerente possibile. Anche perché – ha concluso – non dimentichiamo che saremo poi noi broker a dover gestire il rapporto con la clientela e favorire la diffusione di questo strumento”.


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