IL CONTO SALATO DELLE CATASTROFI NATURALI
In primo luogo l’uragano Ian, ma poi anche le alluvioni in Pakistan e India e l’ondata di caldo estremo in Europa: il mondo, come illustra una ricerca di Aon, appare sempre più soggetto agli effetti del cambiamento climatico. E i costi per le assicurazioni diventano più alti
10/11/2022
Il conto delle catastrofi si fa sempre più salato. Nei primi nove mesi dell’anno, secondo il tradizionale aggiornamento statistico di Aon, l’impatto complessivo di eventi come uragani, tifoni, siccità e ondate di caldo estremo in tutto il mondo si è attestato attorno ai 227 miliardi di dollari. Le perdite coperte da un qualche sistema pubblico o privato di assicurazione ammontano attualmente a 99 miliardi di dollari, vicinissime dunque alla soglia psicologica dei 100 miliardi di dollari: basta insomma pochissimo perché il 2022, dopo i picchi raggiunti nel 2020 e nel 2021, si imponga come il terzo anno consecutivo con perdite assicurative in tripla cifra.
E chissà che questo triste traguardo non sia stato già raggiunto. Soprattutto alla luce dell’uragano Ian. Il rapporto evidenzia infatti che “è ancora presto per avere numeri definitivi” sui danni provocati dal passaggio dell’uragano nei Caraibi e, soprattutto, negli Stati Uniti. L’indagine di Aon, sulla base di alcune stime preliminari, parla di perdite per “decine di miliardi di dollari”. Quello che è certo, si legge nel rapporto, è che l’uragano Ian si candida a diventare “l’evento più costoso dell’anno”. E forse, prosegue la ricerca, anche “uno dei cicloni tropicali più costosi mai registrati”.
UN SINISTRO CARISSIMO
Le stime preliminari vanno tutte in un’unica direzione e confermano di fatto i timori di Aon: l’uragano Ian ha avuto un impatto devastante sulla East Coast degli Stati Uniti. L’agenzia di rating Fitch, subito dopo il passaggio del ciclone tropicale, aveva parlato di perdite assicurative comprese fra 25 e 40 miliardi di dollari nella sola Florida. Non c’è tuttavia voluto molto per rivedere queste stime al rialzo. Neanche una settimana dopo, per esempio, la società di data analytics e risk assessment Verisk ha portato fra 42 e 57 miliardi di dollari la forchetta delle possibili perdite per il mercato assicurativo e riassicurativo. Ancora più in là si è poi spinta la società di risk modeling Karen Clark & Company, che ha parlato di un impatto complessivo da 65 miliardi di dollari per il settore delle polizze negli Stati Uniti.
La stima più pessimistica è però arrivata da Stonybrook Capital, società di consulenza finanziaria e investimento specializzata nel mercato assicurativo: secondo le sue previsioni, l’uragano Ian potrebbe infatti avere un costo complessivo di 75 miliardi di dollari e diventare così uno dei sinistri più cari della storia. La società, nel dettaglio, ha evidenziato che le precedenti stime “escludono le spese peritali ed esposizioni non facilmente modellabili, come l’ambito marine”. L’uragano Ian si pone così “alle spalle dei soli attentati terroristici del 2001 e dell’uragano Katrina del 2005, attestandosi sui livelli (forse anche un po’ più alti) raggiunti dalle perdite legate all’uragano che ha investito il New England nel 1938”, ha spiegato la società. “Quando tutto questo sarà chiaro – ha aggiunto – gli effetti sul mercato saranno profondi e diffusi”.
IL COSTO PER LE ASSICURAZIONI
Qualche effetto comincia già a vedersi. Il colosso statunitense AllState, per esempio, ha recentemente dichiarato di attendersi per il terzo trimestre dell’anno una perdita compresa fra 675 e 725 milioni di dollari. I risarcimenti per danni provocati da catastrofi naturali, al netto della riassicurazione, ammontano a settembre a 440 milioni di dollari. E di questi, ha fatto sapere la compagnia, circa l’80% sarebbe legato proprio al passaggio dell’uragano Ian negli Stati Uniti.
Stime in rosso anche per il riassicuratore svizzero Swiss Re. La società ha parlato di una perdita netta di circa 500 milioni di dollari per il terzo trimestre dell’anno, giustificando la previsione con l’impatto da 1,3 miliardi di dollari che il passaggio dell’uragano Ian negli Stati Uniti avrebbe avuto sui conti dell’azienda. La società ha espresso tuttavia “fiducia per le prospettive a medio termine” e si è detta impegnata a “raggiungere i propri obiettivi di redditività per il 2024”. Munich Re è invece riuscita a chiudere il trimestre con un profitto di mezzo miliardo di dollari, frutto soprattutto, come si legge in una nota, delle “performance operative incoraggianti registrate in tutte le linee di business”. Anche in questo caso, però, l’uragano Ian ha picchiato duro: il riassicuratore ha messo in conto costi complessivi per 1,6 miliardi di dollari e ha ammesso che sarà “molto più difficile raggiungere i target del 2022”.
PROSPETTIVE FOSCHE PER IL FUTURO
L’uragano Ian non è stata l’unica catastrofe naturale che si è abbattuta sul pianeta nel terzo trimestre del 2022. Le alluvioni che hanno colpito il Pakistan e l’India, per esempio, hanno causato oltre 3.500 vittime e generato enormi perdite economiche. A preoccupare è soprattutto la dinamica che ha innescato il disastro: le alluvioni sono state infatti provocate, oltre che dall’eccezionale stagione dei monsoni, dal brusco innalzamento delle temperature e dal conseguente scioglimento dei ghiacciai in Pakistan. Segno evidente del fatto che non si è trattato di un semplice episodio isolato, ma dell’esito (forse) inevitabile di un cambiamento climatico che sta incrementando il rischio di catastrofi naturali.
L’impatto del cambiamento climatico è stato ben evidente anche in Europa, dove la siccità e le ondate di caldo eccezionale della scorsa estate hanno provocato quasi 17mila morti. Luglio e agosto sono stati il sesto mese più caldo dall’inizio delle rilevazioni, nel 1880. A settembre si è allungata la striscia negativa di mesi con temperature superiori alla media registrata nel ventesimo secolo. E in regioni come Galles e Scozia sono state raggiunte le temperature più alte di sempre. Numeri che confermano i moniti sul cambiamento climatico: se non riusciremo a mitigare l’innalzamento delle temperature e istituire adeguate misure di adattamento, le ingenti perdite economiche dovute alle catastrofi naturali diventeranno una triste abitudine.
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