LA SFIDA DELL’AUTUNNO ASSICURATIVO
Gravato ancora da pesanti incertezze, il settore si prepara a vivere mesi difficili, tra volatilità dei mercati e recessione economica e sociale. L’obiettivo è preservare la sicurezza del risparmio: un valore importante per il Paese, e un ponte con l’economia reale
07/09/2020
L’arrivo del nuovo coronavirus ha trovato i sistemi sanitari pubblici impreparati in molte parti del mondo, compresa l’Italia. Secondo i dati resi noti dal centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali, negli ultimi trent’anni c’è stata una vistosa contrazione sia dei posti letto ospedalieri, passati da uno ogni 94 abitanti nel 1980, a un posto letto ogni 398 abitanti nel 2017, sia dei posti di terapia intensiva. Anche il personale sanitario è andato via via calando di unità, senza un efficiente ricambio generazionale.
Secondo Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali, oggi come non mai c’è spazio per ripensare l’assistenza integrativa, a condizione, però, che si vari una legge quadro per regolare la sanità integrativa e la disciplina delle Ltc. La pandemia di Covid-19 ha evidenziato, secondo Itinerari Previdenziali, anche ampie carenze nell’assistenza e nelle polizze, che hanno potuto fare poco per i propri assicurati nel pieno della crisi.
Daniele Franco, presidente di Ivass
ELEVARE IL LIVELLO DI EFFICIENZA
Il momento non è certo semplice: “siamo forse nella più grave recessione della nostra storia unitaria”, ha recentemente ricordato Daniele Franco, presidente di Ivass. “Ciò che pesa di più è l’incertezza”, ha spiegato, parlando di due scenari: nel primo s’ipotizza per l’Italia un calo del Pil 2020 al 9,5%, con una ripresa a ritmi lenti, i consumi delle famiglie compressi e gli investimenti che non ripartono. Nel secondo scenario, la pandemia prosegue e il commercio internazionale resta depresso, con il Pil italiano che scende del 13%. “È dalle cure e dal vaccino che dipenderà la fine della fase più dura”, ha detto il presidente di Ivass.
Il settore assicurativo può e deve contribuire a creare un Paese più dinamico, sostenendo famiglie e imprese, ha richiamato Franco, ma deve “muovere verso livelli di efficienza operativa più elevata”. Insomma i margini per un intervento ancora più convinto delle compagnie nell’economia italiana sono ancora molto ampi.
IL PONTE CON L’ECONOMIA REALE
La presidente di Ania, Maria Bianca Farina, è sulla stessa lunghezza d’onda di Daniele Franco: “il settore può, deve e vuole sostenere il rilancio del Paese, nonostante il comparto dei rischi sia stato colpito notevolmente dal lockdown”. Tra marzo e maggio, i premi vita sono calati del 25%, e nei primi cinque mesi del 2020 la raccolta netta delle polizze tradizionali (ramo I) si è dimezzata. Nei rami danni, il calo è stato di oltre il 9%, con l’Rca a -11%, soprattutto per l’estensione del periodo di comporto nei primi tre mesi dell’anno. “Tutte le compagnie sono preoccupate: c’è grande incertezza”, ha ammesso Farina. Occorrerà valutare l’impatto a lungo termine sui rendimenti e soprattutto il rischio default degli emittenti: “una grande preoccupazione che ci tiene col fiato sospeso”, ha commentato.
Dal punto di vista del business, in chiave di rilancio del ramo vita, il mercato sta studiando “nuovi prodotti di ramo I, poiché le classiche polizze rivalutabili non tengono più a causa dei tassi bassi”, ha specificato la presidente di Ania. L’obiettivo è preservare la sicurezza del risparmio assicurativo: “un valore importante per il Paese perché è quel risparmio che attiva il ponte con l’economia reale”.
Maria Bianca Farina, presidente di Ania
PROTEGGERSI DALLA VOLATILITÀ PER RIPARTIRE
I temi sono stati approfonditi durante un evento web organizzato da Itinerari Previdenziali, dal titolo Le compagnie di assicurazione alla prova di Covid-19, a cui hanno partecipato Giancarlo Bosser, chief life & employee benefits officer di Generali Italia; Massimo Luviè, condirettore generale di Reale Mutua e ad di Banca Reale; Carlo Salvatori, presidente della holding Aviva Italia e Alberto Tosti, dg di Sara Assicurazioni e Sara Vita. Gli intervenuti hanno parlato dei momenti difficili vissuti dalle rispettive compagnie ma anche delle possibilità per un rilancio futuro.
Tutti hanno concordato sull’idea che la crisi della pandemia abbia accelerato le tendenze già in atto, portando le compagnie a diversificare ancora di più gli strumenti d’investimento. Un adeguamento complessivo della normativa potrà aiutare le compagnie a proteggersi dalla volatilità nel settore vita e risparmio, mentre nel danni l’allargamento della forbice tra spesa sanitaria intermediata (poca) e non intermediata (tanta) lascia ancora più spazio all’innovazione e alle piattaforme di welfare, modulari e flessibili.
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