È L’ORA DEL FONDO DI GARANZIA
Il 10% delle attività sanitarie sono a rischio clinico. Un fenomeno rilevante che richiede una sinergia tra pubblico e privato, sul modello del Fondo per le vittime della strada. Criticità e soluzioni nel corso di un convengo organizzato a Roma da Consap
30/06/2013
Crescono i contenziosi tra medici, pazienti e strutture e cresce la necessità di trovare una soluzione sostenibile per il sistema. L’urgenza di avviare iniziative coordinate e condivise tra i settori pubblico e privato è fortemente sostenuta dai vari attori del sistema, riuniti a Roma nel convegno Il caso e la necessità. Il futuro delle assicurazioni sociali: il ruolo di Consap sul modello del fondo di garanzia per le vittime della strada.
“Il modello istituzionale di assicuratore pubblico rappresentato da Consap – esordisce il direttore generale, Paolo Panarelli – trova già ampio riscontro in diversi Paesi europei, dove esperienze consolidate di partnership pubblico-privato hanno contribuito all’espansione e all’efficienza del mercato assicurativo, migliorando la qualità delle prestazioni e riducendo i costi. Il caso più vicino al nostro è quello francese, dove il ruolo di assicuratore pubblico è svolto dal Fondo di garanzia delle assicurazioni obbligatorie danni, ente morale controllato dal ministero dell’economia, che gestisce il Fondo vittime della strada, della caccia, del terrorismo, delle infrazioni e dei reati, delle trasfusioni e degli incidenti di medical malpractice. Anche in Italia, gli interventi vanno cercati nell’ambito di una private public partnership. Ciò, prima che l’Ue intervenga con direttive che impongano soluzioni che potrebbero non essere adeguate alla specificità della realtà italiana”.
ESPLODONO I CONTENZIOSI
La gestione del rischio sanitario è un tema di elevata complessità che interessa più soggetti con un grande impatto sociale. “Negli ultimi anni – afferma Nicola Piepoli, presidente dell’Istituto Piepoli – i contenziosi sono aumentati notevolmente: dalle poche migliaia del 1994 si è passati agli oltre 21 mila nel 2010 (dati Ania), con i maggiori incrementi in ortopedia, ostetricia, ginecologia, chirurgia generale, cardiologia, neurochirurgia e rianimazione”.
“L’aumento dei contenziosi – spiega Giulio Maira, direttore dell’Istituto di Neurochirurgia Agostino Gemelli – determina un impatto negativo su diversi fronti: l’eccessivo ricorso alla medicina difensiva, con aumento dei costi sanitari; l’incremento dei premi a fronte di una minore assicurazione da parte dei medici e la disincentivazione a intraprendere la professione medica, con particolare riguardo a quelle specializzazioni con maggiore rischio di contenzioso. Serve una medicina personalizzata, con protocolli precisi e definiti e la creazione di un registro dei risultati raggiunti dai medici sulle diverse patologie e interventi, consultabile dai pazienti su internet”.
Molte le istanze per avviare una soluzione. “È necessario – conferma Piepoli – adottare procedure più chiare all’interno delle strutture sanitarie, migliorando sia la comunicazione one to one sia le pratiche di cura; definire a livello legislativo il rischio medico, inquadrando il limite della responsabilità dei singoli medici e stabilendo, attraverso un sistema tabellare, cosa sia risarcibile e in che misura; ridurre l’aleatorietà, ossia il bacino di persone che può avere diritto al risarcimento per danno indiretto; introdurre, in determinati casi, l’obbligatorietà della conciliazione”.
ASPETTANDO IL FONDO
Ma, più in generale, serve una collaborazione pubblico-privato. “Il decreto Balduzzi – spiega Piepoli – ha previsto la costituzione di un fondo per la copertura assicurativa dei professionisti sanitari e un eventuale intervento di Consap potrebbe avvenire proprio attraverso un fondo indipendente, trasparente, con un’ottima governance, che copra solo determinati rischi, all’interno di un sistema costituito da diversi livelli di franchigie che determini l’intervento economico delle differenti parti coinvolte, in un’ottica di solidarietà e di maggiore equilibrio costi/prestazioni. È un primo passo verso l’effettiva indennizzabilità del rischio sanitario, che potrà consentire a strutture e professionisti di operare con tranquillità, a condizioni di premio economicamente sostenibili”.
Dello stesso avviso anche Ania. “Sul comparto sanitario – conferma Dario Focarelli, direttore generale – bisogna fare subito tre cose: aumentare la prevenzione nelle strutture ospedaliere, definire meglio le responsabilità dei medici e rivedere le tabelle relative al danno biologico in base a cui vengono risarciti i casi di malasanità. L’obiettivo per migliorare la condizione delle strutture sanitarie, la maggior parte prive delle coperture assicurative sufficienti a garantire gli indennizzi stabiliti dalla magistratura, è quello di creare un fondo di garanzia pubblico-privato, come è stato fatto per le vittime della strada”. Un fondo – conclude Mauro Masi, ad Consap – che alleggerisca la finanza pubblica ed equilibri premi e prestazioni, sulla base dei principi di sussidiarietà e solidarietà”.
“Il modello istituzionale di assicuratore pubblico rappresentato da Consap – esordisce il direttore generale, Paolo Panarelli – trova già ampio riscontro in diversi Paesi europei, dove esperienze consolidate di partnership pubblico-privato hanno contribuito all’espansione e all’efficienza del mercato assicurativo, migliorando la qualità delle prestazioni e riducendo i costi. Il caso più vicino al nostro è quello francese, dove il ruolo di assicuratore pubblico è svolto dal Fondo di garanzia delle assicurazioni obbligatorie danni, ente morale controllato dal ministero dell’economia, che gestisce il Fondo vittime della strada, della caccia, del terrorismo, delle infrazioni e dei reati, delle trasfusioni e degli incidenti di medical malpractice. Anche in Italia, gli interventi vanno cercati nell’ambito di una private public partnership. Ciò, prima che l’Ue intervenga con direttive che impongano soluzioni che potrebbero non essere adeguate alla specificità della realtà italiana”.
ESPLODONO I CONTENZIOSI
La gestione del rischio sanitario è un tema di elevata complessità che interessa più soggetti con un grande impatto sociale. “Negli ultimi anni – afferma Nicola Piepoli, presidente dell’Istituto Piepoli – i contenziosi sono aumentati notevolmente: dalle poche migliaia del 1994 si è passati agli oltre 21 mila nel 2010 (dati Ania), con i maggiori incrementi in ortopedia, ostetricia, ginecologia, chirurgia generale, cardiologia, neurochirurgia e rianimazione”.
“L’aumento dei contenziosi – spiega Giulio Maira, direttore dell’Istituto di Neurochirurgia Agostino Gemelli – determina un impatto negativo su diversi fronti: l’eccessivo ricorso alla medicina difensiva, con aumento dei costi sanitari; l’incremento dei premi a fronte di una minore assicurazione da parte dei medici e la disincentivazione a intraprendere la professione medica, con particolare riguardo a quelle specializzazioni con maggiore rischio di contenzioso. Serve una medicina personalizzata, con protocolli precisi e definiti e la creazione di un registro dei risultati raggiunti dai medici sulle diverse patologie e interventi, consultabile dai pazienti su internet”.
Molte le istanze per avviare una soluzione. “È necessario – conferma Piepoli – adottare procedure più chiare all’interno delle strutture sanitarie, migliorando sia la comunicazione one to one sia le pratiche di cura; definire a livello legislativo il rischio medico, inquadrando il limite della responsabilità dei singoli medici e stabilendo, attraverso un sistema tabellare, cosa sia risarcibile e in che misura; ridurre l’aleatorietà, ossia il bacino di persone che può avere diritto al risarcimento per danno indiretto; introdurre, in determinati casi, l’obbligatorietà della conciliazione”.
ASPETTANDO IL FONDO
Ma, più in generale, serve una collaborazione pubblico-privato. “Il decreto Balduzzi – spiega Piepoli – ha previsto la costituzione di un fondo per la copertura assicurativa dei professionisti sanitari e un eventuale intervento di Consap potrebbe avvenire proprio attraverso un fondo indipendente, trasparente, con un’ottima governance, che copra solo determinati rischi, all’interno di un sistema costituito da diversi livelli di franchigie che determini l’intervento economico delle differenti parti coinvolte, in un’ottica di solidarietà e di maggiore equilibrio costi/prestazioni. È un primo passo verso l’effettiva indennizzabilità del rischio sanitario, che potrà consentire a strutture e professionisti di operare con tranquillità, a condizioni di premio economicamente sostenibili”.
Dello stesso avviso anche Ania. “Sul comparto sanitario – conferma Dario Focarelli, direttore generale – bisogna fare subito tre cose: aumentare la prevenzione nelle strutture ospedaliere, definire meglio le responsabilità dei medici e rivedere le tabelle relative al danno biologico in base a cui vengono risarciti i casi di malasanità. L’obiettivo per migliorare la condizione delle strutture sanitarie, la maggior parte prive delle coperture assicurative sufficienti a garantire gli indennizzi stabiliti dalla magistratura, è quello di creare un fondo di garanzia pubblico-privato, come è stato fatto per le vittime della strada”. Un fondo – conclude Mauro Masi, ad Consap – che alleggerisca la finanza pubblica ed equilibri premi e prestazioni, sulla base dei principi di sussidiarietà e solidarietà”.
LE CIFRE DI UN PROBLEMA
12,5 milioni: i ricoveri annui
4,5 milioni: gli interventi chirurgici effettuati all’anno
600 milioni: le ricette emesse dai medici di base
10 miliardi: il costo della medicina difensiva
19 mila euro: il premio assicurativo per un ginecologo del Policlinico Tor Vergata a Roma
12 milioni di euro: la spesa per assicurare il Policlinico Umberto I di Roma
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