IL PESO DELLE FRODI SULL’RC AUTO
Secondo i più recenti dati pubblicati dall’Ania, l’incidenza media, a livello nazionale, dei sinistri esposti a questo rischio sul totale dei sinistri denunciati è del 23,9%, mentre l’incidenza dei sinistri che sono stati oggetto successivamente di una specifica istruttoria si attesta al 7,8%. Ma le criticità del processo penale italiano frenano l’azione delle compagnie: le denunce o querele presentate dagli assicuratori riguardano solo il 2% dei sinistri
25/05/2023
Incidenti simulati, medici e avvocati compiacenti, testimoni attori e vittime fantasma (o, peggio, con lesioni procurate ad hoc). Sono tutte espressioni ormai familiari entrate stabilmente nel lessico della frode nell’Rc auto, in cui vere e proprie organizzazioni criminali, ma anche sfrontati singoli, mettono in atto ogni sorta di stratagemma pur di ottenere indebitamente dei risarcimenti dalle compagnie. Nella sua ultima mappatura del fenomeno all’interno del documento L’assicurazione italiana, l’Ania quantifica come “a rischio di frode” il 23,9% del totale dei sinistri denunciati nell’Rca nel 2021 (questa la rilevazione più recente, al momento).
PICCOLI E GRANDI FURBETTI
Come giustamente puntualizza il documento dell’associazione delle imprese assicuratrici, “per rischio frode si deve intendere il rischio di un danno economico derivante da condotte che si concretizzano spesso anche in semplici raggiri realizzati nei confronti dell’impresa di assicurazione, sia durante l’iter contrattuale sia nella fase di gestione del sinistro”. In particolare, sottolinea l’Ania, i sinistri esposti al rischio di frode sono quelli per cui è presente almeno uno dei parametri di significatività individuati da Ivass con il provvedimento n. 2827 del 2010 per la consultazione della banca dati sinistri, istituita appositamente per la prevenzione e il contrasto ai comportamenti fraudolenti nell’Rc auto. I sinistri oggetto della più recente rilevazione sono quelli denunciati alle compagnie di assicurazione nel corso del 2021, pari a 2.367.836, in aumento rispetto al 2020 (+19%), quando la sinistrosità era fortemente diminuita a causa delle limitazioni straordinarie alla mobilità.
Come accennato, nel 2021 l’incidenza media, a livello nazionale, dei sinistri esposti al rischio di frode sul totale dei sinistri denunciati è del 23,9%, mentre l’incidenza dei sinistri che sono stati oggetto successivamente di una specifica istruttoria si attesta al 7,8%. L’11,9% dei sinistri oggetto di approfondimento è stato chiuso senza seguito (era il 14,9% nel 2020), mentre per l’1,2% è stata presentata una denuncia/querela, come nell’anno precedente. L’Italia settentrionale si conferma anche nel 2021 l’area del Paese dove si registrano percentualmente meno sinistri a rischio di frode (18,3%), mentre la più alta incidenza si conferma nell’Italia meridionale, dove il 40% dei sinistri denunciati è risultato sospetto. L’incidenza dei sinistri che sono stati oggetto successivamente di una specifica istruttoria arriva al 26,4%. Di tutti questi sinistri il 15,6% è stato chiuso senza seguito.
LE CRITICITÀ DEL PROCESSO PENALE IN ITALIA
Le compagnie di assicurazione hanno presentato denunce/querele per il 2% dei sinistri. Le ragioni che stanno alla base dell’esiguo numero di querele, osserva l’Ania, “risiedono nelle note criticità che caratterizzano il processo penale”. Il primo motivo è “il reato di norma perseguibile a querela di parte”, vale a dire alti costi del contenzioso, rischio di contro-querele, basse possibilità di recuperare il danno economico patito. Un altro freno è rappresentato dalla legge sulla non punibilità del reato di lieve entità. Infine, c’è l’intasamento delle Procure “che determina l’archiviazione per prescrizione di gran parte delle azioni penali”, con il 70% delle udienze che viene fissato a tre anni dalla richiesta.
Non vanno inoltre dimenticate “le criticità del processo civile dove gran parte del contenzioso Rc auto è rimesso ai giudici di pace la cui normativa di riferimento non prevede conflitti di interesse tra la funzione di giudice e quella di avvocato in infortunistica stradale”, evidenzia l’Ania nel documento.
Tra le concause delle frodi nella Rca occorre inoltre citare una serie di norme che, “essendo finalizzate a rendere celere la procedura di liquidazione del danno, risultano incompatibili con un’approfondita attività antifrode”. Innanzitutto, i termini di prescrizione del diritto al risarcimento del danno (due anni, che possono diventare cinque in caso di lesioni personali) che permettono al frodatore di eliminare gran parte degli indizi che potrebbero consentire alla compagnia di scoprire l’attività fraudolenta (la media nazionale dei sinistri cosiddetti tardivi è del 3,2%). Poi c’è il termine di cinque giorni per l’accertamento dei danni al veicolo, troppo breve e, “soprattutto in certe regioni, è pressoché impossibile procedere all’accertamento dei danni al veicolo prima dell’inizio delle riparazioni”. Infine, osserva l’Ania, “i termini per la formulazione dell’offerta di risarcimento risultano incompatibili con le attività investigative necessarie ad accertare l’esistenza di circostanze fraudolente”.
L’EVASIONE DELL’OBBLIGO ASSICURATIVO
Il fenomeno delle frodi assicurative è poi strettamente correlato, a livello territoriale, con quello della circolazione dei veicoli non assicurati. L’Ania, come già fatto per gli anni precedenti, ha effettuato la stima del numero complessivo dei veicoli circolanti senza assicurazioni, partendo dai dati forniti dalla Motorizzazione Civile e dai dati in proprio possesso sul numero di coperture assicurative in essere. Si stima che, al tutto il 2021, circa 2,4 milioni di veicoli, pari al 5,2% del totale dei veicoli circolanti, non possedevano una copertura assicurativa. Esiste però, come già registrato con le precedenti analisi, una significativa differenza a livello territoriale: rispetto all’incidenza media italiana del 5,2%, la percentuale arrivava all’8,4% al Sud, era pressoché nella media nelle regioni centrali ma molto inferiore (3,3%) nel Nord.
“Potrebbe aver contribuito a tale riduzione – commenta l’Ania – l’accresciuto numero di controlli su strada da parte delle Forze dell’ordine per contrastare l’evasione assicurativa, reso possibile anche grazie alla Fondazione Ania, che ha fornito negli ultimi tre anni agli organismi accertatori strumenti per il miglioramento della verifica in strada dei veicoli”. Non è ancora possibile effettuare l’altra tipologia di controllo prevista dalla legge numero 27 del 2012, ossia attraverso dispositivi o apparecchiature che effettuano l’accertamento da remoto (tramite la lettura delle targhe in circolazione mediante dispositivi telematici di rilevazione a distanza): non è stata infatti ancora emanata la normativa che definisce le caratteristiche di tali sistemi di rilevamento a distanza e le modalità di attuazione del sistema.
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