I LOSS ADJUSTER IN ITALIA SONO SEMPRE PRONTI AL CONFRONTO

Il recente convegno Aipai-Fuedi ha evidenziato le peculiarità e il valore della categoria nel nostro paese: una risorsa e un’opportunità da cogliere per essere interlocutori essenziali, credibili e risolutivi, a vantaggio del sistema e della comunità

I LOSS ADJUSTER IN ITALIA  SONO SEMPRE PRONTI AL CONFRONTO
Aipai, con i professionisti che ne fanno parte, sembra avere una genetica predisposizione al confronto, caratteristica peculiare dell’attività che ogni giorno siamo chiamati a svolgere: confronto con gli assicurati, confronto con le compagnie assicuratrici mandanti, confronto con i colleghi, confronto con gli intermediari, nonché confronto con la miriade di categorie professionali che sempre più spesso capita di incontrare nella gestione dei sinistri (legali, tecnici di ogni estrazione, commercialisti, e in taluni casi anche medici).

Non solo: questa spiccata e quasi genetica predisposizione al confronto emerge, in Aipai, anche in ambito aggregativo: sempre più numerose e significative sono le occasioni di incontro, formativo, e conviviale, che la nostra associazione propone ai propri soci e, spesso, agli interlocutori del nostro settore. Non solo in ambito nazionale, ma anche oltre confine.
È in questo contesto che si è inserito l’ultimo e importante appuntamento associativo promosso da Aipai e tenutosi il 17 maggio scorso a Baveno, sul lago Maggiore: il trentesimo Convegno Aipai-Fuedi dal titolo Loss Adjusting: Best Practice in Europe, è stata una straordinaria occasione di confronto in campo internazionale sulla nostra professione, con relatori e interventi di alto livello, sotto l’egida della Fuedi (Fèdèration européenne des unions professionelles d’experts en dommages aprés incendie e risques divers), di fatto l’organo sovranazionale di riferimento per la nostra professione.
Insurance Connect, presente all’evento, ne ha tracciato un efficace resoconto su Insurance Daily del 21 maggio, dedicando poi al convegno un ampio servizio pubblicato sullo scorso numero di Insurance Review (giugno). 

Formazione per il ricambio generazionale

Come evidenziato, numerosi e interessanti gli spunti emersi dall’incontro, che hanno confermato l’importanza del confronto per la nostra categoria, nell’ottica di una proficua condivisione delle risorse e delle metodologie operative. Ciò che è emerso dal convegno, sulla scorta anche dei risultati dell’indagine conoscitiva eseguita su un campione dei soci delle 12 associazioni di loss adjuster federate in Fuedi (circa 10mila soci sparsi nelle realtà assicurative europee di maggiore tradizione: Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Spagna tra le altre), è l’importanza, evidenziata in modo condiviso fra le diverse nazioni, che la categoria peritale disponga di un know-how ben strutturato, profondo nelle competenze e diversificato nelle conoscenze: forse per tale ragione, l’età media europea dei loss adjuster in attività (circa 50 anni) risulta abbastanza elevata rispetto alla media di altre figure professionali. Anche da tale dato, si conferma in modo chiaro ed evidente la necessità e l’importanza di una formazione continua, non solo per i professionisti già esperti, ma anche, e soprattutto, per i più giovani, al fine di accrescerne e consolidarne le competenze e così garantire un adeguato ricambio generazionale nella categoria. 

Fiducia nelle capacità del perito

Da un confronto costruttivo emergono però non solo gli aspetti comuni ma anche le differenze: ecco che, dall’analisi internazionale scaturita al convegno di Baveno, è risultato chiaro come vi siano importanti differenze, fra i vari paesi, nelle attività operative richieste ai loss adjuster dalle mandanti, e come il perito assicurativo italiano si trovi a dover assumere mansioni ben più ampie ed estese rispetto ai confini  del ruolo che il loss adjuster ha oltreconfine: dall’analisi, interpretazione e applicazione della polizza sino alla liquidazione totale del danno, passando per una serie di attività, anche trasversali e di relazione, tutte orientate a una gestione e risoluzione a 360 gradi dell’evento sinistro.
Sentirselo dire, e vedere i colleghi degli altri paesi prenderne e darcene atto, ci ha evidentemente riempito di orgoglio: se le compagnie assicuratrici mandanti ci chiedono di assumere, di fatto, la più ampia gestione di un caso, spesso con approfondimenti che esulano dal mero mandato contrattuale, sino alla trattativa per la prevenzione di potenziali controversie, significa che ripongono ampia fiducia nelle nostre capacità e nel nostro operato. D’altra parte, però, ci ha fatto riflettere il confronto fra i compensi peritali previsti nei vari paesi, soprattutto in ragione di quanto sopra, ma non è questa, forse, la sede per approfondire tale aspetto.

Tre domande per la categoria (ma non solo)

Con l’approccio internazionale e trasversale sopra descritto, il convegno di Baveno si è concentrato in particolare, ma non solo, sul tema fondamentale e di estrema attualità della gestione calamità naturali. E su questo, è inevitabile che sorgano per la nostra categoria una serie di domande, che ci poniamo, e poniamo ai nostri interlocutori, in chiave propositiva:
  • Si può ipotizzare di affrontare le problematiche relative all’applicazione della nascente legge sulle catastrofi naturali senza un adeguato coinvolgimento di chi è al momento in grado di poter valutare i dettati contrattuali che ne scaturiranno, di comprendere come adattarli alla realtà imprenditoriale del nostro territorio, evitando infieri che le finalità legislative e gli sforzi privati e pubblici, vengano disattesi?
  • Si può ipotizzare di mettere in campo strutture liquidative di dimensioni importanti per gestire le emergenze derivanti dalle calamità naturali, senza riferirsi a chi normalmente gestisce situazioni  emergenziali, contribuendo già da decenni a convogliare le risorse della comunità (premi assicurativi) verso lo scopo di una rapida ripresa economica e civile delle attività colpite?
  • Si può ipotizzare una costruttiva ed efficace implementazione dell’AI senza il giusto coinvolgimento di chi già conosce quali siano i dati reali per formulare gli algoritmi necessari a farla funzionare: graduare i danni secondo la loro intensità e realizzare processi liquidativi sostenibili in concreto?
Attivare un confronto costruttivo

Sono riflessioni che, inevitabilmente e in modo spontaneo, scaturiscono nella mente della nostra categoria e della nostra associazione proprio per la genetica predisposizione al confronto che ci caratterizza, per l’attitudine (e abitudine) a una gestione a 360 gradi dei casi che ci vengono affidati e per l’importante e consolidata esperienza che tale gestione ci ha permesso di acquisire negli anni. Non si tratta, quindi, di porre al mercato e agli stakeholder quesiti pleonastici al fine di ottenere risposte gratificanti, ma di attivare un confronto costruttivo e nel pieno interesse del settore, per delineare linee operative, e   traguardi, che siano percorribili e raggiungibili nel migliore dei modi. Nella piena e serena convinzione che, proprio per l’ampiezza delle mansioni che il perito italiano è abituato  a svolgere, in uno il solido know-how così acquisito, con l’incondizionato impegno e  con la più piena disponibilità che lo contraddistinguono, la categoria del loss adjuster italiano non abbia confini e possa addentrarsi con efficacia e competenza in ogni ambito e territorio, quale interlocutore essenziale, credibile e risolutivo, a pieno  vantaggio del sistema e dell’utenza. 

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