LA FORZA DEL RAPPORTO PERSONALE
Affrontare un mondo tipicamente maschile fino a diventare presidente di un gruppo agenti: un cammino da intraprendere con determinazione, ma allo stesso tempo nella ricerca del confronto costruttivo. Rivestire una carica significa accettare la responsabilità del mandato ricevuto, anche nelle sfide che si stanno aprendo per il settore
12/01/2021
Sono nata dopo due fratelli maschi, cresciuta con loro e temprata con i loro giochi e i loro sport. Ho scelto di prendere la stessa laurea del mio papà, in economia, facoltà, almeno in passato, di quasi esclusivo appannaggio maschile, e ho iniziato la mia professione di fiscalista in un ambiente dove le poche donne che riuscivano a farsi strada venivano considerate “poco femminili”.
E che dire del mio mandato di agente generale sulla cui copertina spiccava “Egregio dottor Mariagrazia Musto”? Insomma mi sono dovuta far strada in un mondo decisamente non attrezzato per le donne e quindi maschilista e misogino. È stato faticoso, ma io ero e sono attrezzata a districarmi tra gli uomini. Non fosse per altro che quattro dei miei cinque figli sono maschi. In realtà noi donne nasciamo già temprate, dovendo da subito occuparci di tutte le sfaccettature del nostro essere donne, madri, compagne di vita, imprenditrici, tutti ruoli egualmente impegnativi e totalizzanti. Essere poi diventata, cinque anni fa, il presidente di un gruppo agenti in un momento così delicato quale quello dell’integrazione in Generali Italia è stato davvero un impegno esorbitante ma stimolante allo stesso tempo, un banco di prova incredibile! Districarsi tra i rapporti intergruppi e con la compagnia nel tentativo di trovare sempre l’equilibrio, senza mai arretrare, è stato davvero faticoso, soprattutto l’affermazione dell’uguale dignità di ogni singolo collega indipendentemente dalle origini: questo è stato il primario obiettivo mio e di quella che amo chiamare affettuosamente la mia squadra! In questo sono stata molto fortunata, perché sono stata sostenuta e affiancata da splendidi e insostituibili compagni di viaggio. L’aver poi costituito insieme a Davide Nicolao, presidente di Anagina, e Antonio Canu, presidente di Gaag, la Confederazione Confagi è stato il volano per l’affermazione delle nostre individualità nell’immensa ricchezza delle nostre diversità.
LA RESPONSABILITÀ DELLA RAPPRESENTANZA
Diventare il primo presidente donna di un gruppo agenti in Generali Italia - il solo nome incute una certa soggezione - è stato molto complicato, almeno all’inizio! Infatti dall’attimo successivo alla mia elezione è stato chiarissimo che sarei stata un presidente diverso dai precedenti e non solo perché ero una donna. Questo ha generato qualche diffidenza, ma non ho mollato mai. Ho tenuto duro ma è risaputo, noi donne non siamo inclini al compromesso, e una volta superato il primo momento di perplessità ho conquistato la loro fiducia e adesso mi riconoscono come il loro presidente, sempre disposta a giocarsi tutto per l’equilibrio e il benessere di ciascuno dei colleghi, con una tutela generalizzata pur nel rispetto e nel riconoscimento delle varie competenze ed eccellenze. Per far questo li ho dovuti conoscere tutti, uno a uno, loro storie, e loro sono sempre presenti nella mia mente ogni volta che bisogna prendere delle decisioni. E di decisioni in questo momento bisogna prenderne tante! Quando, dopo più di tre anni di serrati lavori, siamo finalmente giunti alla firma del mandato unico di Generali Italia, evento epocale per i contenuti e per il significato, ci siamo sentiti davvero molto gratificati dal risultato. Essere riusciti a scrivere una pagina fondamentale per la nostra vita professionale e soprattutto per quella delle generazioni future è stata la giusta ricompensa per tutti gli sforzi e le energie profuse. È stato un cammino tortuoso, non privo di difficoltà e contrasti, ma siamo arrivati in fondo. Il nuovo mandato infatti riconosce e rispetta tutte le sfaccettature delle tre tipologie di agenti che convivono nella rete Generali Italia, tra i quali la nostra, quella degli agenti professionisti. Sono stati tre anni durissimi fatti di lunghe ed estenuanti riunioni, continui viaggi e assenze dalla mia agenzia, ma soprattutto tristissime lontananze dalla mia amata famiglia.
VIGILARE SULLA MINACCIA DELLA DISINTERMEDIAZIONE
Pensavamo di tirare un po’ il fiato, pur dedicandoci a tutti gli aspetti legati all’attivazione del mandato unico, al futuro dei figli che vorranno raccogliere la nostra eredità e delle prossime generazioni, ai mille progetti e desideri che ogni presidente vuole realizzare per i suoi colleghi. E invece eccoci qui a fronteggiare l’inimmaginabile, il nemico peggiore di tutti, la pandemia. Abbiamo dovuto fare i conti con le nostre più ataviche paure e cercare lucidamente soluzioni che consentissero ai colleghi di affrontare questo mostro con la massima serenità possibile e, soprattutto, tutelando la propria salute e quella dei propri cari. Abbiamo dovuto mettere in campo tutte le risorse possibili per ammortizzare gli impatti del Covid con la speranza di travalicare quanto prima questo terribile momento. Ma ne usciremo, anche se niente sarà più come prima. Ci siamo dovuti attrezzare per continuare a lavorare, ma corriamo il rischio che proprio ciò che ci sta agevolando potrebbe rappresentare la strada più veloce verso la disintermediazione. Ma questo è il nostro compito: vigilare affinché il cambiamento costituisca il motore per la nostra crescita e trasformare le difficoltà in opportunità. “Be the change you want to see in the world”: è difficile ma si può fare, con energia e tanta, ma tanta, passione! Uno dei nostri slogan preferiti è stato sempre “con il cuore e con la mente”. Penso che questa sia la vera fotografia del mondo Unat. Un mondo che non si lamenta mai, e che con professionalità e dedizione ricerca e persegue le opportunità di crescita e di cambiamento.
Questi sono i miei colleghi, e io sono la loro presidente.
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