UNA PROFESSIONE TRA FINANZA E ASSICURAZIONE
Il percorso professionale di Carlo Cosimi segue di pari passo l’evoluzione del risk management in Italia. L’esperienza in grandi gruppi industriali ha permesso l’acquisizione di competenze sul campo, strutturate in parallelo con una formazione manageriale: uno sviluppo che ha trovato il suo completamento nella creazione della società captive di Saipem
30/03/2020
Venticinque anni di attività nel risk management rappresentano un bagaglio di esperienza che può essere tramandato alle giovani generazioni di gestori del rischio. Rispetto ai professionisti che hanno contribuito a costruire la professione di risk manager in Italia, i giovani possono formarsi attraverso studi specifici e avvalersi dell’esperienza pragmatica di chi ha aperto la strada. “A differenza dei risk manager di oggi, come molti colleghi sono cresciuto nelle mie competenze con l’evolversi della professione, esperienza che mi piace portare anche in aula”, racconta Carlo Cosimi, un percorso tra finanza e assicurazione tradizionale che lo ha portato a ricoprire oggi il ruolo di head of corporate insurance and risk financing di Saipem, global solution provider nel settore dell’energia e delle infrastrutture. La funzione si concretizza nella responsabilità di gruppo di tutte le attività di gestione assicurativa, partendo dalla valutazione dell’esposizione al rischio delle attività industriali, degli asset fisici e delle persone, fino alle Rc verso terzi e alle coperture D&O e legali. In particolare, il ruolo nel risk financing assunto da Cosimi è determinato dalla costituzione in Saipem di una reinsurance captive, veicolo societario che ha lo scopo di assicurare i rischi in modalità di self insurance. La doppia titolarità e la responsabilità di coordinare l’attività di gestione del rischio per tutte le sedi italiane ed estere del gruppo richiede il supporto di un team di lavoro che conta più di venti persone, “una squadra – spiega Cosimi – strutturata con professionalità diverse, che rispecchia nella sua costituzione la multidisciplinarietà della visione del rischio”.
UNA FORMAZIONE SUL CAMPO
Carlo Cosimi si è laureato in economia aziendale a Pisa in un periodo in cui le tematiche di insurance e risk management non erano trattate nei corsi di laurea. Finiti gli studi, entra nel comparto finanziario del gruppo Eni a Roma, occupandosi di temi finanziari e partecipando al gruppo di lavoro che nel 1994-95 collocò la prima tranche di azioni in Borsa. Nel ’96 viene inviato presso una società captive estera del gruppo Eni, esperienza che diventerà, come spiega, “la mia vera e propria palestra professionale, in cui ho appreso le tecniche tradizionali dell’assicurazione e della riassicurazione e le modalità di gestione dei programmi multinazionali. È stato allora che ho approcciato per la prima volta i temi del risk management, le prime modellizzazioni, e ho conosciuto le tecniche Art (alternative risk transfer) per il trasferimento del rischio, apprendendo così i primi attrezzi del mestiere di risk manager, compreso il funzionamento e la gestione di una compagnia assicurativa”.
Nel 2001 Carlo Cosimi rientra in Italia e diventa responsabile dell’ufficio riassicurazione di Padana Assicurazioni, una compagnia assicurativa di mercato partecipata da Eni, aggiungendo alle proprie competenze la sottoscrizione di prodotti orientati ai consumatori. L’esperienza maturata diventa la base per portare il proprio contributo al progetto, avviato nel 2008, di una compagnia captive per il gruppo Saipem, che stava studiando la possibilità di gestire una parte del proprio rischio internamente con una società di ritenzione. Avviata la start up, Cosimi guida la società captive fino al 2010, anno in cui riceve l’attuale incarico a livello corporate Saipem, mantenendo un ruolo di indirizzo e coordinamento sulle attività di autofinanziamento del rischio.
L’IMPORTANZA DI CONOSCERE E SAPER COMUNICARE
La crescita sul campo è stata supportata dall’acquisizione, nel 2003, del diploma di corporate risk management ottenuto con la partecipazione al master in Corporate financial risk management di Cineas. “Per diventare risk manager serve avere una base di competenze trasversali”, afferma Cosimi, “Un gestore del rischio può infatti essersi formato su esperienze di studio in vari ambiti quali quello economico, finanziario, ingegneristico, legale, e questo rende necessario dotarsi successivamente di un mix di competenze ulteriori, a cui a mio avviso è oggi indispensabile aggiungere conoscenze specifiche di tipo IT”. Un ruolo professionale di visione richiede inoltre di dotare il proprio bagaglio formativo di soft skill, come ad esempio la comunicazione, “utili nel confrontarsi con le figure di riferimento dei diversi settori aziendali, ma anche per saper fornire al top management in maniera rapida ed esaustiva le informazioni sui rischi per l’impresa e sulle politiche adottate, e per confrontarsi con il mercato assicurativo. Serve poi sviluppare capacità di visione e di interconnessione, facoltà indispensabili per riuscire a intercettare i trend attuali, perché è da questi che arriveranno i nuovi rischi”.
VERSO UN NUOVO MODELLO DI BUSINESS
Saipem è un’azienda di oltre 32mila dipendenti ed è presente nel mondo in 70 Paesi, tutti con specifiche realtà politiche e sociali che vanno analizzate in via preliminare e che richiedono la capacità di gestire il rischio in maniera adattiva. Si rivelano di particolare utilità i programmi assicurativi internazionali, che “sono un aspetto fondamentale della nostra attività e possono essere coordinati dalla sede”, spiega Cosimi, “questi strumenti ci danno la possibilità di proteggere i rischi in ogni Paese, anche in relazione alle richieste di compliance della normativa locale”.
Ma anche per una realtà consolidata come Saipem si affacciano all’orizzonte nuove opportunità e con esse nuovi rischi: “Al passo con i tempi, stiamo attraversando una riorganizzazione del nostro modello di business e ci orientiamo a diventare un global competitor non più legato solo agli idrocarburi fossili ma rivolto alle fonti di energia green e rinnovabili. Questo implica uno sforzo di tutte le funzioni per individuare i rischi legati alle nuove attività e per capire come trasferirli nel mercato assicurativo”. Tra le tante nuove sfide emergono in particolare i rischi tecnologici, sui quali, afferma Cosimi, “stiamo già lavorando e le cui protezioni assicurative, con i processi di digital transformation in corso, diverranno sicuramente le più importanti e critiche per tutte le aziende”.
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