BIG DATA E IA: UN ECOSISTEMA DI RISCHI
La gestione tecnologica delle informazioni rappresenta un potenziale molto importante per lo sviluppo del sistema produttivo, un’opportunità non esente da rischi e responsabilità. Nel corso del loro 22° convegno annuale, i risk manager di Anra hanno discusso di tali aspetti con un approccio intersettoriale, ragionando inoltre sul ruolo dell’essere umano in questo “nuovo Rinascimento”
12/12/2022
In una fase di accelerazione dell’innovazione tecnologica, il mondo imprenditoriale ritiene necessario avviare una riflessione sull’ecosistema del rischio digitale e sul coinvolgimento dell’elemento umano, che è persona, forza lavoro, società.
Da qui è partita Anra, l’associazione nazionale dei risk e insurance manager, per definire le tematiche del suo ventiduesimo convegno annuale, intitolato L’ecosistema digitale del rischio – Intelligenza artificiale e Big data, che si è svolto il 24 e 25 ottobre scorsi a Milano.
Nell’introdurre i lavori, il presidente di Anra, Carlo Cosimi, ha ricordato la crescita della rete mondiale di comunicazione dati e la spinta dell’innovazione tecnologica che ha caratterizzato l’ultimo ventennio, con il progressivo incremento della digitalizzazione delle aziende, la smaterializzazione delle informazioni, l’avvento di una dimensione social delle comunicazioni e delle relazioni.
Avviando la riflessione, Salvatore Lampone, presidente del comitato tecnico-scientifico dell’associazione, ha sostenuto come l’uomo abbia sempre una capacità di analisi e di interpretazione più ampia e complessa di quella degli strumenti tecnologici, che hanno però un ruolo potenziale di estrema rilevanza per il settore economico. Nel mondo di oggi, in cui il futuro è già presente, è fondamentale capire chi è il risk manager e come evolve la sua funzione.
BISOGNI E COMPETENZE DA SVILUPPARE
Nel primo keynote speech del convegno, Bruno Scaroni, group chief transformation officer di Generali, ha spiegato come sia fondamentale per le compagnie prendersi carico dell’esperienza digitale del cliente per assecondare la crescita e non limitarsi a essere “solo dei fornitori di capitale”, un’esperienza che Generali sta attuando con il modello Lifetime partner 24.
Uno dei primi aspetti indagati è stata l’applicazione dell’uso dei dati per il processo di innovazione del settore industriale. Il confronto, a cui hanno partecipato Paolo Guazzotti, direttore area industria, energia e innovazione di Assolombarda, Alessandro Massa, head of R&T di Leonardo Lab, e Paolo Trucco, full professor di operations risk management del Politecnico di Milano, ha messo in evidenza come il settore produttivo italiano sia complessivamente ancora arretrato rispetto all’uso di big data e analytics. La causa risiede nella carenza di competenze in merito sia all’interno delle imprese sia nel mercato del lavoro, aspetto che rende necessario avviare interventi di aggiornamento delle risorse interne. In parallelo, le imprese devono porsi delle domande rispetto all’impatto dell’automazione sulla persona, a cui va attribuito comunque il ruolo di controllo di ultima istanza.
VERSO L’ABILITAZIONE DI NUOVI MODELLI ORGANIZZATIVI
L’intervento di Ashish Umre, head of artificial intelligence and innovation leader di Axa XL, ha introdotto una sezione dedicata al rapporto tra le tecnologie emergenti e la gestione del rischio, con una sintesi dell’esperienza internazionale rispetto all’abilitazione di un risk management integrato, che usa i dati per la previsione e gestione dei rischi.
Il tema è stato approfondito nella tavola rotonda che ha visto il confronto tra Fabrizio Favara, chief strategy officer di Ferrovie dello Stato, Diego Piovan, innovation leader risk advisory Italy di Deloitte, Gabriele Palandri, head of insurance & broking di Tim ed executive chairman di Tim myBroker, e Andrea Parisi, ad e dg di Aon Spa: al centro della discussione le potenzialità dell’intelligenza artificiale nello sviluppo di nuovi modelli organizzativi e nelle competenze del risk management. A conclusione della sessione, il keynote speech di Fabrizio Sarrocco, finance & risk lead Italy, Eastern Europe and Greece di Accenture, è stato incentrato sul tema del futuro del risk management nell’era digitale.
Il convegno ha dato spazio alla riflessione sull’impatto delle nuove tecnologie sull’evoluzione del settore assicurativo. Roberto Bartoccetti, partner financial services, risk, capital & reporting di PwC, Andrea Molteni, chief operations officer di Zurich in Italia, e Roberto Setola, direttore del master Homeland security presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma, hanno affrontato il tema della nuova mappa dei rischi che deriva dallo sviluppo e dall’applicazione dei big data analytics. Per il settore assicurativo, intelligenza artificiale e machine learning rappresentano la causa abilitante di una metamorfosi che porterà ad affiancare (o sostituire) le informazioni predittive derivanti dall’osservazione del passato con la capacità di interpretare il presente, in un contesto di comportamenti e di rischio che mostra già oggi una discontinuità rispetto al passato.
Carlo Cosimi, presidente di Anra
È NECESSARIA UNA RIFLESSIONE ETICA E NORMATIVA
Uno dei concetti chiave che ha attraversato i due giorni di convegno è stato quello di “nuovo Rinascimento” per sintetizzare come il cambio di prospettiva innescato dall’IA potrà portare a una rivoluzione della società. È da discutere se il vero Rinascimento (che derivava dall’Umanesimo e quindi da un riconoscimento della centralità delle capacità umane nel modellare il presente e costruire un futuro migliore) possa avere basi comuni con quello ipotetico incentrato sulle potenzialità tecnologiche, certamente però l’impatto di queste pervade tutta la sfera umana in un contesto che richiede una migliore definizione della cornice normativa. Attorno alla discussione sulle questioni etiche e filosofiche connesse all’uso dell’IA e all’imprescindibile centralità della persona si è incentrato il dibattito che ha coinvolto un panel di competenze eterogenee, composto da Gianluigi Greco, presidente di AIxIA; Giovanni Miragliotta, co-direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano; e Amedeo Santosuosso, of counsel di Grimaldi Studio Legale.
Come nelle botteghe e nei circoli del Rinascimento il tema “tecnico” non può prescindere da una visione olistica della questione che metta sempre al centro l’uomo. Sui rischi di dipendenza tecnologica, le conseguenze sociali del gap digitale e le minacce alla dignità della persona si sono confrontati Padre Natale Brescianini, formatore, l’avvocata Valentina Frediani, fondatrice e ceo di Colin & Partners, e Paola Radaelli, senior risk management consultant di Strategica e vice presidente di Anra, affermando come l’etica generale e il comportamento del sistema produttivo debbano sempre considerare l’intelligenza artificiale come l’esternalizzazione di quella umana, un tema che è all’attenzione degli enti normativi a livello statale e di Unione Europea.
LE POTENZIALITÀ E I RISCHI DELLE NUOVE TECNOLOGIE
Il digitale mette al centro la potenzialità dei sistemi software, ma nulla si può fare senza un hardware adeguato e soprattutto che possa garantire affidabilità, sicurezza per le persone e per i sistemi. La complessità di garantire la funzionalità corretta e sicura dei sistemi autonomi guidati dall’IA è stato il tema affrontato da Cecilia Metra, direttore di Ieee 2022-2023 e vice presidente della scuola di ingegneria dell’Università di Bologna, che ha fatto notare come più è elevato il grado di autonomia dei sistemi, e più alti dovranno essere i livelli di affidabilità, sicurezza e disponibilità richiesti. La fiducia che riponiamo nell’infallibilità dell’informatica può portare a sottovalutare aspetti come l’invecchiamento dei sistemi, che può portare a rallentamenti fino al 20% già dopo il primo anno e fino al 35% in cinque anni, ma il tema riguarda anche il completo e corretto apprendimento delle reti neurali e i limiti di affidabilità “non visibili” che possono essere collegati ai sistemi di sicurezza contro gli attacchi cyber.
Con uno sguardo al settore assicurativo, l’IA sta assumendo un ruolo importante nella gestione dei rischi in parallelo all’analisi dei dati e alla blockchain. La tavola rotonda a cui hanno partecipato Stefano Barboni, senior partner di Riesko, Diego Montemurri, head of Marsh Advisory Italia, Simone Ranucci Brandimarte, co-fondatore e presidente di Yolo e dell’Italian insurtech Association, e Sergio Stolfa, in rappresentanza del gruppo Lercari, ha trattato in modo trasversale al settore della gestione del rischio l’impatto delle tecnologie, dalle preoccupazioni delle imprese per la minaccia cyber all’entrata di nuovi player assicurativi, disegnando un contesto che porterà il mercato dei rischi a raddoppiare nel 2030 rispetto al 2020. In linea con i temi trattati si è rivelato il keynote speech di Santiago Sanchez, head of digital dell’area Emea di Chubb, che ha parlato delle potenzialità delle nuove tecnologie con particolare attenzione alla IoT.
LE OPPORTUNITÀ PER ESG E SANITÀ
Tra gli ambiti che già oggi guardano con interesse alle potenzialità delle tecnologie digitali c’è il settore della salute: rischio sanitario e nuovi touch point digitali sono stati trattati nel dibattito che ha visto protagonisti Billy Berlusconi, ceo e cofondatore di Igoodi, Elena Bottinelli, head of innovation & digitalisation del gruppo San Donato, Raoul Colantoni, general manager di Onhc, e Vito Rocca, angel investor di Vierre Holding e cofondatore di Fleexi. Per i relatori, l’obiettivo deve essere riequilibrare la spesa sanitaria aumentando il peso di quella intermediata dai fondi sanitari e dalle assicurazioni, anche attraverso nuovi servizi nei quali la tecnologia può intervenire migliorando il percorso del paziente e la gestione delle sue informazioni, facendo ricorso a nuove soluzioni, inclusi gli avatar.
Ultimo tema trattato è stata la potenzialità di tecnologie come big data e IA nell’analisi e gestione dei rischi Esg. A portare il proprio contributo alla questione sono stati Fabrizio Capaccioli, ad di Asacert, Renata Mele, senior VP sustainability di Leonardo, Paolo Molteni, direttore corporate, risk e broking di Wtw Italy, e Guido Zanetti, managing director di Protiviti Italia, che hanno illustrato alcune case history delle imprese da cui è emersa la necessità di nuove competenze per analizzare dati molto diversificati e l’esigenza, e opportunità, di una maggiore integrazione con i risk manager per la gestione dei rischi Esg.
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Carlo cosimi,