RISCHIO AMBIENTALE, PIÙ ATTENZIONE DA PARTE DELLE AZIENDE EUROPEE

Un'indagine condotta da ACE su 600 Risk Manager di otto diversi paesi mostra come l'environmental risk dia da un lato percepito nella sua importanza, ma dall'altro ampiamente sottovalutato in termini di copertura assicurativa

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👤Autore: Beniamino Musto Review numero: 2 Pagina: 44 - 45
Controlli in aumento, legislazione più stringente, alto interesse dei media e maggiore consapevolezza sociale dei danni provocati dall’inquinamento, sono tra i fattori che hanno reso il rischio ambientale tra le principali fonti di preoccupazione per i risk manager di tutta Europa durante gli ultimi anni. Non sono più soltanto le industrie tradizionalmente inquinanti (come ad esempio quelle legate alla lavorazione dei combustibili fossili) a incorrere in questo tipo di rischio: aziende di ogni genere subiscono una pressione sempre più forte per dimostrare che stanno prendendo seriamente in considerazione le proprie responsabilità ambientali. Di conseguenza, un argomento che anni fa gravitava solo alla periferia del business management, adesso si sta collocando sempre più al centro del pensiero operativo strategico aziendale.


LA CONSAPEVOLEZZA DEL RISCHIO

A tracciare un quadro complessivo per mostrare in che modo le aziende europee percepiscono il rischio ambientale, ci ha provato Ace con il suo rapporto European enviromental risk briefing 2012
La ricerca è stata effettuata intervistando, nel corso dello scorso anno, circa 600 dirigenti d’azienda (divisi tra risk manager, chief operating officer, chief financial officer e chief risk officer) sparsi tra otto Paesi (Italia, Francia, Spagna, Regno Unito, Germania, Olanda, Belgio e Lussemburgo) e appartenenti ai più svariati settori imprenditoriali.
Ai manager è stato domandato come prima cosa quale fosse, in generale, la tipologia di rischio più rilevante per la propria azienda. Con il 30% di risposte, il rischio ambientale è risultato essere secondo solo a quello terroristico (32%). L’enviromental risk è visto una preoccupazione maggiore dalle aziende di medie dimensioni (con un fatturato annuo compreso tra i 500 e i 700 milioni di euro). Inoltre, oltre la metà degli intervistati (il 66%) considera il rischio ambientale come uno dei temi più importanti del ventunesimo secolo per il mondo del business.
I manager si sono sentiti spinti a far diventare la propria azienda più attenta al rischio ambientale a seguito di recenti disastri provocati dall’uomo (come l’incidente occorso alla piattaforma Deep Water Horizon nelle acque del Golfo del Messico) per il 47% degli intervistati, mentre il 43% cita l’impatto avuto sul proprio business da precedenti incidenti ambientali, il 39% indica l’accresciuto interesse dei media e dell’opinione pubblica per l’argomento, e il 31% la stretta legislativa sulla materia. 

     

MINORE PERCEZIONE DEI DETTAGLI

L’impressione, fino a qui, è che le aziende siano sufficientemente consapevoli di quanto pesi il rischio ambientale nel proprio business. Un atteggiamento che, tuttavia, non si traduce necessariamente in un più alto livello di preoccupazione per la propria azienda: sono solo meno della metà (48%) gli intervistati che ritengono che la propria azienda corra il rischio potenziale di minacce ambientali. Tuttavia, piuttosto che dall’assenza del rischio in sé, questa apparente contraddizione può essere spiegata alla luce di una non sufficiente comprensione dettagliata dei rischi in cui si può incorrere. A proposito di quale fosse il rischio attualmente più significativo per la propria azienda. Ai manager coinvolti nella ricerca di Ace è stato poi chiesto di indicare quale fosse, tra quelli di tipo ambientale, il rischio più significativo in cui potrebbe incorrere la propria azienda: la preoccupazione principale è quella della contaminazione del suolo, indicata dal 42% degli intervistati, seguita dall’inquinamento dovuto ad agenti esterni,  indicato dal 38% del campione.
Quasi la metà degli intervistati (48%) ha poi ammesso che la propria azienda non è dotata di una procedura di gestione delle crisi, mentre più di un quarto (26%) ritiene addirittura di non averne bisogno, mentre solo il 24% afferma di averne sempre pianificate. 


L’IMPORTANZA DI COPERTURE ASSICURATIVE

La buona notizia per il mondo assicurativo è che due terzi delle aziende (il 64%) ritengono che l’assicurazione abbia un’importanza media, alta o molto alta nella propria strategia di gestione del rischio ambientale. Inoltre, gli assicuratori sono visti come la principale fonte di informazione sul cambiamento del rischio ambientale, secondo l’opinione del 43% degli intervistati, seguiti dal settore pubblico (26%) e dai broker (25%). Tuttavia, la ricerca mostra anche come una minoranza significativa di aziende – quasi una su tre – non è in possesso di una polizza specifica a copertura del rischio ambientale, oltre a non sapere se si abbia o meno una copertura sufficiente oppure, al contrario, ritiene di essere sufficientemente coperta da un’altra polizza. 
Tuttavia, se ci si sofferma sul quadro legislativo, si può osservare come negli ultimi anni siano state introdotte in Europa una serie di norme molto stringenti nel campo della tutela dell’ambiente, la più significativa delle quali è la direttiva 2004/35/CE sulla responsabilità ambientale, basata sul principio “chi inquina paga”. Un principio, quest’ultimo, che tutela l’ambiente inteso come bene della collettività: non si viene puniti solo inquinando un suolo o un bene altrui, ma anche inquinando un’area di proprio possesso, il che comporta nuove necessità di tutela da parte delle imprese.

La ricerca di Ace mostra come, nonostante una consapevolezza generale, le aziende debbano adottare una più rigorosa strategia di individuazione e valutazione del proprio rischio ambientale. L’interruzione dell’attività produttiva e il danno reputazionale legato a episodi di inquinamento hanno un impatto devastante sul bilancio di ogni compagnia. Occorre dunque pensare in modo più ampio alle possibili conseguenze di un incidente, e in questo le aziende europee ritengono che l’assicurazione possa svolgere un ruolo importante, sebbene molte di loro abbiano le idee poco chiare su quanto siano adeguatamente coperte dal rischio ambientale. La mancata corrispondenza tra il livello di preoccupazione e comportamento di acquisto assicurativo suggerisce che è necessaria un’opera di maggiore informazione.

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