I RISCHI DELL’AUTUNNO
L'editoriale di Maria Rosa Alaggio, dal numero di settembre 2020 di Insurance Review
04/09/2020
La pandemia non è mai stata una possibilità sconosciuta agli assicuratori. Ma i mesi appena passati hanno dimostrato che serve una maggiore comprensione dei rischi sistemici e dell’impatto che questi possono imprimere sulla società e sull’economia. Da questa consapevolezza dipende, del resto, il contributo che l’industria assicurativa potrà apportare alla ripresa a livello globale.
L’obiettivo è riuscire a trovare meccanismi, basati sul partenariato tra pubblico e privato, che sappiano fornire protezione dai rischi futuri.
In questa direzione va, per esempio, l’intesa tra Generali e Eurochambres (organizzazione che a livello europeo rappresenta oltre 20 milioni di imprese), raggiunta con l’obiettivo di coinvolgere le istituzioni europee nella realizzazione di un fondo anti-pandemia.
Anche le iniziative messe in atto dai Lloyd’s, tra cui la creazione di un Centro di eccellenza per la costruzione di soluzioni adeguate ad affrontare gli eventi catastrofici sistemici, passano attraverso la collaborazione pubblico-privato.
Comprensione del rischio, collaborazione pubblico-privato e nuovi strumenti di supporto alle aziende sono le principali direttrici su cui l’industria assicurativa punta a contrastare l’evoluzione dei rischi e la loro imprevedibilità.
Il coronavirus ha però esteso anche lo scenario di minacce più “tradizionali”, già note al settore assicurativo, ingigantendo contemporaneamente proprio l’aspetto di imprevedibilità del rischio.
Basti pensare che a gennaio 2020 l’annuale Global Risk Report del World Economic Forum indentificava come principali rischi per l’anno nuovo le tensioni economiche, le divisioni internazionali e il rallentamento politico. Pochi mesi fa, erano “solo” tutte le difficoltà di dialogo tra i Paesi, alle quali si aggiungevano anche le preoccupazioni per il cambiamento climatico e per i disastri ambientali, a trasformarsi nelle nostre più importanti paure. Il cyber risk rappresentava un “vigilato speciale” da contrastare attraverso il Gdpr e interventi sulla tutela della privacy, con procedure rigorose e stringenti attività di riorganizzazione da applicare all’interno delle aziende.
La pandemia ha però sparigliato le carte, messo in ginocchio economie, rivoluzionato modalità produttive, lavorative e sociali.
A maggio 2020, il World Economic Forum forniva ancora un aggiornamento sui rischi legati alla pandemia, evidenziando quanto i suoi effetti si sarebbero protratti per altri 18 mesi. Il contesto di crisi sanitaria che riguarda tutto il pianeta, evidenziava il report, avrebbe amplificato tutte le minacce già misurate solo pochi mesi prima, dalle tensioni politiche e sociali al cambiamento climatico, dalle guerre commerciali alla produttività in calo, fino ai rischi tecnologici.
L’autunno di questo anno funesto si apre all’insegna dell’incertezza e delle incognite circa i rischi che ci aspettano, con la consapevolezza di quanto sia vitale la capacità di affrontare una nuova emergenza sanitaria e la minaccia di un nuovo lockdown nel nostro Paese e a livello globale.
Da politici, economisti, sociologi, ci è arrivato finora, con regolarità, l’invito a cogliere l’occasione della rivoluzione introdotta dal coronavirus per cambiare in meglio.
In questo contesto, il compito delle compagnie di assicurazione e degli intermediari è soprattutto quello di intervenire in modo ancora più incisivo per preparare le aziende a rendere gestibile anche l’imprevedibile, puntando sulla costruzione di piani di risk assessment e di gestione della crisi, su modalità organizzative e operative. E riuscire così a controllare e contrastare anche le situazioni più imprevedibili che improvvisamente possono diventare reali.
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