IL DIFFICILE EQUILIBRIO TRA RISARCIMENTO E SOSTENIBILITÀ
Il ministero dello Sviluppo economico, con il rilascio della tabella unica per lesioni di grave entità, ha aggiunto un tassello essenziale al tema del danno alla persona. Spazio quindi al dibattito tra gli addetti ai lavori, con un interessante confronto tra il mondo legale, medico-legale, le compagnie e l’autorità di vigilanza
17/05/2021
Con lo schema di dpr, il ministero dello Sviluppo economico ha elaborato finalmente una tabella unica per lesioni di grave entità, anche grazie al supporto di Ivass. Come noto, l’obiettivo è che il nuovo sistema risarcitorio per i settori della Rc auto e dell’Rc sanitaria sia il più possibile aderente al dettato dell’articolo 138 del Codice delle assicurazioni. Ovviamente, un avvenimento simile ha scatenato il dibattito e dopo le prime settimane di confronti tra il mondo legale, medico-legale, le compagnie e l’autorità di vigilanza, sono emerse alcune evidenze che porteranno a una probabile revisione dello schema di regolamento.
Tuttavia, non c’è stata una vera e propria alzata di scudi, anche perché, c’è anche da dire, il Mise ha tenuto conto del principio di sostenibilità dei valori risarcitori, anche in un confronto con le tabelle di Milano che rappresentano un punto di riferimento per il sistema risarcitorio. Anche le tabelle milanesi hanno subito una rivisitazione corposa, dopo che alcune pronunce della Cassazione hanno condotto l’Osservatorio del tribunale di Milano a interventi che incideranno sulla prassi liquidativa, soprattutto del cosiddetto danno morale.
Antonio De Pascalis, capo del servizio studi e gestione dati di Ivass
IL FARO È L’ARTICOLO 138 DEL CAP
Insomma, un tema vasto e complesso, che però sta alla base del corretto funzionamento del mondo dei rischi, cui da sempre Insurance Review dedica grande spazio. In una tavola rotonda coordinata dal direttore Maria Rosa Alaggio, e che potete ritrovare su Insuranceconnect.TV, la nuova TV di Insurance Connect, si sono confrontati Antonio De Pascalis, capo del servizio studi e gestione dati di Ivass; Umberto Guidoni, co-direttore generale di Ania; Maurizio Hazan, avvocato e storico collaboratore di Insurance Connect; e Riccardo Zoja, presidente di Simla, la Società italiana di medicina legale e delle assicurazioni.
Uno dei pregi dello schema del Mise è aver riconosciuto subito che “quando entra in gioco l’assicurazione, il risarcimento del danno deve tener conto sia del sacro ristoro del danneggiato, sia del principio di generale sostenibilità”, ha ricordato l’avvocato Hazan. Questo concetto è stato ribadito in maniera molto forte tra il 2014 e il 2017, prima dalla Cassazione e poi dalla legge sulla concorrenza: l’articolo 138 del Cap, del resto, è molto chiaro sulla questione della sostenibilità del sistema. “Lo schema di dpr – ha aggiunto Hazan – è da considerare molto seriamente perché è stato costruito seguendo il 138, con una particolare qualificazione del danno morale, un aumento più che progressivo”.
I MEDICI LEGALI ALL’ATTACCO DEL METODO
Bene, quindi, la tabella sull’andamento della curva e sul valore del punto; mentre sulla tabella delle menomazioni, il giudizio di Hazan è più critico, soprattutto per lo scarso coinvolgimento dei medici legali in fase di stesura.
Su questo è ovviamente andato all’attacco Riccardo Zoja ribadendo quanto la questione del metodo sia fondamentale perché, ha detto, “ci troviamo di fronte a espressioni di percentuali che sono ripetizioni di parametri che esistono dagli anni ‘60, cioè prima che si affermasse la menomazione di tipo biologico”.
Da anni, Simla sta lavorando per affermare riferimenti a carattere menomativo che siano basati su aspetti clinico-antropologici: “è cambiata la realtà umana all’interno di un sistema”, ha chiarito Zoja, sottolineando che su questi punti “si sta evolvendo la medicina legale nel mondo”. Il rischio, quindi, è rimanere indietro.
La preoccupazione principale della medicina legale è che in mancanza di un’uniformità di giudizio e di criteri di tipo scientifico non ci saranno mai applicazioni omogenee.
ANIA CHIEDE UNA COMMISSIONE
Anche secondo le compagnie, la criticità principale del dpr risiede nella tabella sulle menomazioni, che non avrebbe coerenza con l’attuale realtà dei costi. “Condividiamo l’appello di Ivass ad avere finalmente una tabella definitiva”, ha argomentato Guidoni di Ania, ma, al contempo, “non si possono fare discorsi solo giuridici” senza guardare alla sostenibilità. Ania ritiene, pertanto, che la tabella sulle menomazioni, così com’è, avrebbe un impatto deflagrante sui risarcimenti già molto alti.
“Oggi – ha detto il co-direttore generale di Ania – le protesi consentono una condizione di vita migliore rispetto al passato, quindi l’invalidità permanente non può essere considerata nello stesso modo di 15 anni fa. Ci si è basati su quei criteri senza tenere conto delle evoluzioni della medicina e della scienza”. La proposta delle compagnie è quindi mantenere i barème utilizzati oggi dai tribunali, in attesa di istituire una commissione che aggiorni i valori delle tabelle per le menomazioni.
“Ma non buttiamo a mare ciò che si è fatto: lo schema della tabella economica del Mise è in linea con quella di Milano”, ha chiosato Guidoni.
LO SCHEMA DEL MISE È SUBITO APPLICABILE?
In questa prospettiva, la presa in carico del danneggiato è il primo compito di un sistema risarcitorio che voglia davvero cambiare, è intervenuto Hazan, rifacendosi alle indicazioni del professor Zoja rispetto all’approccio metodologico sbagliato: “bene anche la commissione se può aiutare a capire il metodo con cui fare le cose”, ha aggiunto.
Tuttavia, secondo l’avvocato, è opportuno che lo schema del dpr resti un punto di riferimento giacché le tabelle del Mise “esprimono l’articolo 138 del Cap”, che è l’unico riferimento normativo in questo campo. Hazan ha rilanciato anche la possibilità che i giudici possano utilizzare fin da subito le tabelle economiche del ministero in luogo di quelle territoriali, o delle milanesi che, in questo momento di transizione, “rischiano di creare confusione con la loro riforma del danno morale”, diversa da quella espressa dallo schema del Mise.
La recente riforma delle tabelle milanesi, ha ricordato Hazan, sembra una risposta al dpr ma in realtà non lo è, perché figlia delle osservazioni della Cassazione che ha ribaltato l’unitarietà del danno non patrimoniale, scomponendolo a sua volta, in biologico e morale. “Ora – ha precisato l’avvocato – la Cassazione chiede che il danno morale sia provato ed evidenziato chiaramente tra le poste del risarcimento”.
Umberto Guidoni, co-direttore generale di Ania
RISCHIO DISOMOGENEITÀ
Guidoni, tuttavia, resta scettico sull’utilità reale di una suddivisione tra danno biologico e sofferenza morale, tanto che si è detto fortemente critico rispetto all’iniziativa del Tribunale di Milano: secondo lui l’Osservatorio milanese avrebbe potuto soprassedere sull’ultimo aggiornamento. “Invece – ha detto – così si complicherà ulteriormente il meccanismo risarcitorio del danno morale”. Guidoni ritiene anche che l’iniziativa di Milano disincentivi i tentativi di mediazione tra compagnia e assicurato, spostando ancora di più l’onere del giudizio sui tribunali.
Anche rispetto alla posizione dell’avvocato Hazan sull’utilizzo precoce delle tabelle nazionali, ancorché non approvate definitivamente, l’Ania dissente: “non ritengo del tutto condivisibile – ha precisato Guidoni – che si possa adottare lo schema di dpr del Mise, perché in questo modo si creerà ancora più disomogeneità tra le Corti”.
Maurizio Hazan, avvocato e giurista
PERSONALIZZAZIONE VS ARBITRIO
L’Ivass, ha ribadito De Pascalis, non può che essere d’accordo sui principi della personalizzazione, ma la standardizzazione serve per garantire alle persone un quadro omogeno di certezza del diritto. Basti pensare alla situazione dell’Rc sanitaria, la cui offerta assicurativa è sempre più povera: “non lasciamo così tanto spazio di manovra alla personalizzazione”, ha sottolineato De Pascalis, ricordando che “una buona parte della sanità pubblica è in autoritenzione del rischio proprio perché manca la certezza dei risarcimenti”.
Lo iato tra personalizzazione e standardizzazione continuerà a dominare il dibattito: “i barème – ha concluso Zoja – sono sempre stati riferimenti orientativi a situazioni estreme. Il compito del medico legale è proprio quello di individuare la personalizzazione delle reali conseguenze di un danno su una singola persona. Non parliamo quindi di arbitrio, ma di modulazione di parametri scientificamente condivisi”.
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