DALLA SICUREZZA STRADALE ALLA PROTEZIONE

Nuova vita per la fondazione Ania, che amplia la sua mission di tutela e rafforza le sinergie con forze dell'ordine e altri attori. L'obiettivo è un'azione sociale che sostenga la vittima e i suoi bisogni, puntando su prevenzione, stili di guida adeguati e una più completa assistenza al cittadino

DALLA SICUREZZA STRADALE  ALLA PROTEZIONE
Per i cittadini, senza sicurezza non può esserci libertà. Partendo da questo assunto, Ania e Polizia di Stato hanno rafforzato la loro collaborazione per continuare l’opera di riduzione della mortalità sulle strade e dare maggiore protezione in un’epoca di crescenti rischi e incertezze. 
Un impegno che ha portato l’Ania a rinnovare la veste della sua Fondazione per la sicurezza stradale, nata nel 2004 con l’obiettivo di ridurre il numero di chi perde la vita al volante. Riuscendoci, almeno in parte: in dodici anni, i morti sono passati da 7000 a 3500, i giovani che hanno perso la vita sulla strada sono diminuiti da 1293 a 475, i pedoni investiti da 810 a 602 e i motociclisti da 1687 a 919. 
I numeri, seppur incoraggianti, sono ancora drammatici. Secondo i dati delle forze congiunte di Polizia e Carabinieri, il 2015 è stato l’anno nero, con 3428 morti sulle strade, fortunatamente controbilanciati da un 2016 in cui la mortalità è tornata a diminuire (-5%), proseguita a gennaio 2017 (-3,7%). Di questi, il 45% si è verificato in città. 

“L’incidentalità nei centri urbani – conferma Umberto Guidoni, segretario generale della Fondazione Ania e responsabile servizio auto – è un problema non più rimandabile”. A tal riguardo, gli assicuratori avanzano la proposta di utilizzare il 3,5% del premio Rca, pagato dai cittadini e trasferito alle Province, per la manutenzione delle strade: “stiamo cercando di far capire al governo che spendere un euro per la sicurezza stradale non è un costo, ma un investimento”, spiega Guidoni.





UNA NORMA PIÙ SEVERA

Il comparto assicurativo non è l’unico a chiedere un intervento delle istituzioni: la Polizia di Stato esorta una normativa più stringente sull’uso del cellulare alla guida. Proponendo che, già dalla prima contestazione, si debba procedere al ritiro della patente per 15 giorni e, anche nel caso in cui l’incidente non abbia rilevanza penale, se esiste il sospetto che l’uso del telefono possa aver causato l’evento, si debba procedere al sequestro dell’apparecchio: “questo sarebbe un messaggio concreto ed efficace, afferma Giuseppe Bisogno, direttore del servizio di Polizia stradale, che sottolinea l’inutilità di ricorrere allo strumento della norma penale per fare prevenzione: a riprova di ciò, “dopo la modifica legislativa, dei 620 incidenti mortali, ben 324 (il 52%) erano penalmente perseguibili”. 


UN’AZIONE CONGIUNTA

Ciò che emerge è che la sicurezza stradale non basta più: serve un’azione sociale che intercetti le esigenze di protezione dei cittadini reinterpretandole in chiave di tutela. “Il bisogno di risposte concrete alle preoccupazioni delle famiglie italiane – conferma Maria Bianca Farina, presidente di Ania – ha portato a estendere gli obiettivi e il raggio d’azione della Fondazione verso la sperimentazione di soluzioni innovative per ridurre i rischi della vita quotidiana”. Le compagnie “possono e vogliono giocare un ruolo centrale” attraverso la creazione di un sistema nuovo, che affianchi quello pubblico, a supporto sia dell’attuale tenore di vita che delle prospettive future.


IL SUPPORTO DI ANIA CARES

L’Ania sta lavorando su molti fronti, tra cui la prevenzione, ma anche e soprattutto il ricorso a strumenti innovativi per fornire un’assistenza ad ampio spettro a chi ha subito un’invalidità grave. In questa direzione va Ania Cares, un progetto nuovo che prevede una forte sinergia tra diversi attori, con l’obiettivo di mettere al centro la vittima e i suoi bisogni di protezione, fornendo, ad esempio, un percorso di riabilitazione attraverso l’uso di tecnologie avanzate ai macrolesi. “Il nostro obiettivo – spiega Guidoni – è far capire ai cittadini che l’assicurazione è in grado di garantire sicurezza e protezione, tutelandoli dall’imprevedibile”. Oggi, il modello della nuova Fondazione vede una sinergia tra compagnie (vita, danni e auto) e attori della società civile, come la Fondazione italiana familiari vittime della strada, per migliorare la qualità di vita di chi ha subìto una perdita o un danno grave. 
La nuova assicurazione, dunque, è sempre più incentrata sulla sua vocazione sociale, ma deve battere il pregiudizio e la sfiducia del consumatore che vede il pagamento del premio finalizzato a ottenere un risarcimento e non a una reale tutela. È necessario, dunque, ribaltare questo concetto, come sintetizzano tutti i player: per farlo è necessario tornare alla centralità del contratto, alla relazione e alle esigenze del cliente. 




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