COME COPRIRE I NUOVI GAP DI PROTEZIONE
Cyber, previdenza, salute e catastrofi naturali sono gli ambiti in cui i rischi si stanno facendo sempre più intensi. Secondo il report di Gfia, occorre utilizzare le armi della mitigazione e dell’adattamento, sfruttare nuovi canali di distribuzione, innovare i prodotti e rendere strutturale la collaborazione con le istituzioni pubbliche
07/04/2023
“Le conseguenze dirette dei gap di protezione rappresentano una sfida importante per il benessere e la prosperità economica sia degli individui sia delle società”, spiega Gfia, la federazione globale delle associazioni assicurative (di cui fa parte anche Insurance Europe) nel suo ultimo rapporto, intitolato Gap di protezione globale e raccomandazioni per colmarlo.
È opinione comune di addetti ai lavori, autorità internazionali e centri studi, che i livelli di rischio stanno aumentando in quasi tutti i settori e che individui e organizzazioni di tutto il mondo stanno vivendo sempre più spesso situazioni in cui la loro salute e il proprio reddito non sono adeguatamente protetti. Secondo l’analisi della federazione, queste lacune di protezione sono guidate sia da fattori che attengono all’offerta, per esempio una protezione insufficiente da parte di governi e assicuratori, sia dal lato della domanda, come la mancanza di sforzi di mitigazione o adattamento, o una scelta deliberata di non proteggersi a causa di diverse preferenze di spesa, oppure ancora un’assenza di consapevolezza del rischio.
“Ridurre i gap di protezione – fa notare Gfia – è, però, una responsabilità condivisa sia dai player privati sia da quelli pubblici”. Tutti gli attori sono chiamati ad agire: le persone e le organizzazioni, attraverso misure di prevenzione e, possibilmente, coprendosi dai rischi; il settore assicurativo, ingaggiato attraverso la propria esperienza nella gestione dei pericoli, per la capacità di modellazione, ma anche per la disponibilità di canali di distribuzione e partnership; e infine il comparto pubblico, che dovrebbe agevolare un quadro politico capace di stimolare i partenariati pubblico-privati.
LE AREE DI RISCHIO: CYBER, CLIMATE CHANGE, DEMOGRAFIA, ECONOMIA
Gfia individua quattro megatrend globali che, in questi anni, stanno allargando il divario di protezione delle società. In primis, la tecnologia (e in particolare la digitalizzazione e l’automazione) sta determinando cambiamenti radicali, con un aumento esponenziale dei dati disponibili. “Il mondo digitale, interconnesso e complesso – si legge nel report –, è accompagnato da un numero crescente di attacchi informatici e violazioni dei dati”. In seconda battuta, ma forse dovrebbe essere la prima preoccupazione per tutti, c’è il cambiamento climatico, che sta avendo effetti importanti e visibili sulle vite delle persone e sui mezzi di sussistenza e che influirà sempre più su intere società ed economie. In terzo luogo, il cambiamento demografico e sociale, con l’invecchiamento della popolazione e la crescita della classe media nei mercati emergenti: variabili che stanno creando un maggiore bisogno di sicurezza finanziaria e assicurativa.
Infine, macroeconomia e politica accelerano i cambiamenti osservati nel mondo a causa di tendenze multiple, parallele e in parte interconnesse, come l’inflazione, le interruzioni della catena di approvvigionamento e le incognite sul futuro dell’ordine mondiale globalizzato.
UN NUOVO PANORAMA
Questi megatrend stanno provocando “cambiamenti dinamici nel panorama del rischio”, dando origine a nuovi rischi in rapido aumento e rafforzando quelli esistenti. Secondo la federazione, sono quattro i gap di protezione particolarmente rilevanti per dimensioni, pervasività globale, impatti sulla vita delle persone, sui mezzi di sussistenza. Ecco che quindi si parla del gap di protezione pensionistica, valutato in un trilione di dollari l’anno; gap di protezione informatica (0,9 trilioni di dollari); gap di protezione nel settore salute (0,8 trilione) e gap di protezione da catastrofi naturali (0,1 trilioni di dollari l’anno).
Nel dettaglio dei quattro megatrend, il cambiamento climatico, secondo il World Economic Forum creerà nuovi costi in una percentuale tra il 4% e il 18% del Pil globale entro il 2050, se non saranno intraprese adeguate azioni preventive. L’accelerazione tecnologica, invece, porterà a una quantità di dati archiviati a livello globale che dovrebbe raggiungere i 180 zettabyte (cioè un trilione di giga) entro il 2025.
I cambiamenti demografici porteranno l’invecchiamento della popolazione a un livello mai visto: negli Stati Uniti, ad esempio, si prevede che il 21% della popolazione avrà più di 65 anni entro il 2030, rispetto al 17% del 2020. Contemporaneamente, la produttività si sposterà verso i paesi emergenti, che rappresenteranno il 35% del Pil globale nel 2040, rispetto al 25% del 2020.
LE AZIONI INDISPENSABILI
Ovviamente, i rischi variano per intensità e capacità di incidere. Tra questi, la sostenibilità delle pensioni, la minaccia cyber, la salute e le catastrofi naturali si distinguono per la loro crescente importanza economica, l’impatto sulla vita delle persone e il loro grado assicurabilità (sia da parte del settore assicurativo privato sia da parte del settore pubblico). “Il settore assicurativo – ricorda Gfia – può contribuire a ridurre alcuni di questi gap di protezione solo se i rischi sottostanti sono assicurabili, ma un singolo attore, da solo, non può colmare tutte le lacune. È necessaria una stretta collaborazione tra stakeholder pubblici e privati, giacché i governi e gli altri enti pubblici possono contribuire a costruire un contesto normativo appropriato, creare incentivi fiscali o condurre campagne di sensibilizzazione e prevenzione”.
Gfia elenca alcune azioni indispensabili, tra le tante cose da fare, e con l’impegno di tutti gli stakeholder, per provare a ridurre gli impatti. Per quanto riguarda il rischio informatico, il primo passo è promuovere più e meglio la consapevolezza della minaccia, incentivando la prevenzione. Solo così sarà possibile creare un contesto migliore per la resilienza informatica, in particolare per le aziende e le infrastrutture critiche. Essenziale sarà creare un quadro armonizzato di segnalazione degli incidenti informatici, per ottenere una migliore comprensione della frequenza e della gravità dei sinistri: questo faciliterà anche la condivisione di dati aggregati con assicuratori e comunità scientifica, ai fini di modellazione e mitigazione dei rischi.
PREVIDENZA E NAT CAT: COINVOLGERE TUTTI
Promuovere il risparmio previdenziale ed educare le persone, in particolare i giovani, sull’importanza e sul valore di un risparmio di lungo termine, fin dall’inizio della propria vita lavorativa, è invece il primo consiglio di Gfia per ridurre il gap di protezione previdenziale, che si associa alla possibilità per i lavoratori part-time, autonomi e a quelli della gig economy di aderire ai programmi di risparmio pensionistico. Occorre mirare a una politica pensionistica che copra l’accumulo e il decumulo, con la flessibilità necessaria per soddisfare le esigenze dei consumatori durante il pensionamento, rafforzando l’obiettivo di massimizzare il reddito pensionistico.
Infine, il capitolo cambiamento climatico e nat cat. Secondo la federazione occorrerà fare grandi sforzi per garantire maggiori controlli sull’uso del suolo, pensando a nuovi regolamenti edilizi per promuovere la costruzione sostenibile di edifici e infrastrutture e l’uso di materiali ecologici e ricondizionati. Dal punto di vista assicurativo, occorrerà promuovere prodotti adattati alle esigenze locali, in particolare incoraggiando la microassicurazione dove opportuno.
Per colmare il gap di protezione, che sarà sempre più ampio, Gfia chiede che sia sostenuto un mercato assicurativo e riassicurativo più aperto: “ciò garantirà la massima disponibilità di capitale per colmare le lacune di protezione sulle nat cat e sostenere la competitività e l’innovazione”, conclude il report.
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