TERREMOTO IN TURCHIA E SIRIA, UNA PRIMA STIMA DEI DANNI
La maggior parte dei rimborsi saranno a carico dei riassicuratori globali, secondo Fitch, che valuta danni assicurati per oltre due miliardi di dollari (ma potrebbero salire fino a quattro miliardi); una valutazione simile a quella di Kcc, che ha anche stimato il protection gap del mercato property turco in 17,6 miliardi di dollari
08/03/2023
Valutata in base all’intensità, la violenta scossa sismica che lo scorso 6 febbraio ha colpito Turchia e Siria è stato il quinto terremoto più potente per magnitudo dal 2000 a oggi. L’evento, che ha avuto epicentro a circa 30 km da Gaziantep, una delle più grandi città della Turchia, è stato misurato con una magnitudo di 7.9 gradi della scala Richter. Secondo il sismologo Alessandro Amato, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) la scossa è stata 1.000 volte più forte rispetto a quella che nel 2016 ha colpito Amatrice e 30 volte più forte rispetto a quella dell’Irpinia del 1980.
La Turchia si trova in una zona altamente sismica attraversata da numerosi sistemi di faglia, e il violento sisma del 6 febbraio si è verificato all’intersezione di tre placche tettoniche: quella anatolica, quella araba e quella africana. Il movimento delle placche ne aumenta la pressione lungo i confini, con un rilascio improvviso che scuote la crosta terrestre. E poiché l’Arabia si sta spostando verso Nord, cioè verso il continente europeo, si sta generando uno slittamento verso ovest della placca anatolica, su cui si trova la Turchia. Secondo Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv, questa è “una delle placche più attive nel Medio Oriente, insieme a quella del Mar Morto che attraversa Siria, Libano Israele e Giordania e che separa la placca Araba da quella Africana”.
I DANNI ASSICURATI POSSONO ARRIVARE A 4 MILIARDI DI USD
Dal punto di vista dei danni assicurati, invece, La maggior parte dei rimborsi, secondo Fitch, saranno a carico dei riassicuratori globali. In un commento pubblicato a pochi giorni dal sisma, l’agenzia di rating ha fatto una prima stima approssimativa dei danni che, probabilmente, potrebbero superare inizialmente i due miliardi di dollari, fino a raggiungere i quattro miliardi. Tutte le stime e le analisi finora fornite (non solo da Fitch) riguardano il solo settore assicurativo turco, mentre ancora nessuno ha voluto sbilanciarsi sulla situazione in Siria, paese tutt’ora alle prese con una guerra civile e su cui è oggettivamente molto complicato avventurarsi in analisi di questo tipo.
Nel suo commento, Fitch ha citato il Turkish Catastrophe Insurance Pool (Tcip), creato dopo il terremoto di Izmit del 1999 per coprire i danni causati agli edifici residenziali nelle aree urbane. Tuttavia, il pool non copre le perdite umane, i sinistri di responsabilità civile o le perdite indirette, come l’interruzione dell’attività. Inoltre, la copertura assicurativa contro i terremoti è tecnicamente obbligatoria in Turchia, “ma molto spesso non viene applicata nella pratica”. Di conseguenza, molti immobili residenziali non sono assicurati, in particolare in molte delle aree colpite, dove i bassi redditi delle famiglie limitano l’accessibilità economica.
Secondo l’agenzia di rating, il Tcip è fortemente riassicurato. “Stimiamo che la riassicurazione fornisca una protezione di poco più di due miliardi di dollari, a seguito dei rinnovi della riassicurazione del gennaio 2023, con un punto di attacco di circa 300 milioni di dollari”. Per Fitch, è probabile che la copertura assicurativa nelle parti colpite della Siria sia altrettanto bassa, in particolare visti gli effetti economici della guerra civile del paese. Ad ogni modo, conclude Fitch, “le perdite economiche sono difficili da stimare poiché la situazione è in evoluzione”.
Più di recente un’altra agenzia di rating, Moody’s, ha fornito una stima più aggiornata parlando di danni complessivi superiori ai 25 miliardi di dollari, con perdite assicurate che dovrebbero superare i 5 miliardi (anche in questo caso, Moody’s si riferisce ai soli danni registrati in Turchia). Le perdite stimate, precisa l’agenzia di rating, riflettono i danni alle proprietà e ai beni in esse contenuti, e la business interruption che ha interessato le attività industriali, commerciali e residenziali in Turchia.
Secondo le stime fornite dal ministero dell’Ambiente turco, le province più colpite dal terremoto sono 11, e che i danni più gravi sono stati registrati a Gaziantep, Hatay e Kahramanmaras. “Alla data del 22 febbraio – scrive Moody’s – sono stati registrati più di 335mila edifici danneggiati”, in tutta la Turchia.
IL MERCATO PROPERTY TURCO ERA GIÀ IN SOFFERENZA
Tutto questo avviene in un contesto di un mercato assicurativo locale che era già sotto pressione prima del terremoto. In un’analisi pubblicata alcuni giorni dopo il sisma, GlobalData ha fornito alcuni numeri riguardanti il settore assicurativo turco, che nel 2021 ha registrato premi lordi nel ramo property per circa 2,9 miliardi di dollari, pari al 29,8% del mercato assicurativo generale turco. Un segmento, quello dell’assicurazione property turca, che proprio nel 2021 ha mostrato evidenti segni di sofferenza andando in perdita, con un combined ratio sopra al 100% (107,2%) per la prima volta negli ultimi 10 anni.
Anche per GlobalData il Tcip, insieme ai suoi principali partner riassicurativi, tra cui Munich Re e Swiss Re, dovrebbe assorbire gran parte delle perdite derivanti da questo terremoto. Secondo Shabbir Ansari, senior insurance analyst di GlobalData “gli assicuratori turchi stavano già subendo la pressione dell’alta inflazione, che ha inciso sulla loro redditività”. L’inflazione nel paese si è attestata al 58% nel gennaio 2023 e al 49% nello stesso periodo dell’anno precedente. Gli alti tassi di inflazione comportano un aumento del costo medio dei sinistri per gli assicuratori. Il recente sisma avrà un ulteriore impatto sulla redditività degli assicuratori property. Ansari prevede che gli assicuratori immobiliari turchi registreranno perdite di sottoscrizione nel 2023 e nel 2024. “L’aumento della frequenza di queste calamità naturali su larga scala – afferma – creerà ulteriormente la domanda di assicurazioni contro le catastrofi naturali nel paese e ne sosterrà la crescita. Tuttavia, si prevede che nei prossimi anni la redditività degli assicuratori resterà a rischio a causa dell’aumento dei sinistri e dell’incremento dell’inflazione”.
Più di recente, Verisk ha stimato perdite economiche per oltre 20 miliardi di dollari, di cui i riassicuratori coprirebbero solo il 5%, ovvero più di 1 miliardo di dollari, mentre Karen Clark & Company (Kcc), ha quantificato in 2,4 miliardi di dollari le perdite totali del settore assicurativo e riassicurativo in Turchia (con perdite economiche complessive simili a quelle citate da Verisk: 20 miliardi). Se questi numeri fossero confermati, il gap di protezione sarebbe mastodontico: circa 17,6 miliardi di dollari, pari all’88% del totale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
👥