IL WELFARE FA CRESCERE LE IMPRESE
Il benessere delle risorse umane migliora la produttività. Lo conferma la terza edizione del Welfare Index Pmi, realizzato da Generali Italia con le principali confederazioni del tessuto produttivo italiano, che registra un sensibile incremento del welfare aziendale e la presa di coscienza da parte dell’imprenditore del suo ruolo sociale sul territorio. Ora la sfida è quella di riuscire a fare rete tra le aziende
18/05/2018
I dipendenti felici creano un’azienda di successo. È questa la sintesi dell’edizione 2018 del Welfare Index Pmi, l’iniziativa realizzata da Generali Italia insieme a Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato e Confprofessioni, i cui risultati sono stati presentati a Roma di fronte a imprenditori, istituzioni e ricercatori.
Il rapporto ha coinvolto 4.014 Pmi italiane (circa il doppio rispetto al 2016) superando nei tre anni le 10 mila interviste. Il quadro emerso mette in evidenza una stretta correlazione tra il miglioramento del benessere, la soddisfazione dei lavoratori e la crescita della produzione aziendale. Questi elementi, infatti, sono il principale obiettivo nelle scelte di welfare del 42,1% delle imprese indagate, laddove hanno portato a un aumento della produttività nel 35,6% delle aziende attive (cresciute dal 25,5% al 41,2%) e nel 63,5% delle imprese molto attive (che passano dal 7,2% al 14,3%).
Il welfare aziendale, dunque, è in crescita. Così come la consapevolezza, da parte degli imprenditori, sia del positivo impatto che questo strumento ha sul business, sia dell’importante ruolo sociale che l’impresa ricopre oggi sul territorio in risposta agli emergenti bisogni sociali che lo Stato non è più in grado di coprire.
LE AREE DEL BISOGNO
Dal rapporto risultano tre ambiti prioritari per il Paese e per le imprese: salute e assistenza; conciliazione vita-lavoro; giovani, formazione e sostegno alla mobilità sociale. Ed è proprio in queste tre aree che, nei prossimi tre-cinque anni, il 52,7% delle Pmi si propone un’ulteriore crescita del welfare aziendale, nella convinzione che sia necessario far fronte a temi cruciali quali la non autosufficienza e l’istruzione dei giovani.
Riguardo alla salute e assistenza, la ricerca evidenzia che il 42% delle imprese attua almeno un’iniziativa in questa macro area, a fronte del 32,2% nel 2016. Un terzo delle imprese considera prioritario garantire attraverso il welfare aziendale l’accesso alle cure e ai servizi di prevenzione, così come il sostegno alle famiglie con servizi di aiuto agli anziani e alle persone non autosufficienti.
Nell’area della conciliazione vita e lavoro si assiste alla rottura delle barriere tradizionali tra luoghi e tempi lavorativi e della vita familiare, attraverso misure di flessibilità adottate dal 34,3% delle Pmi (erano 16,1%), tra cui lo smart working, che favorisce la produttività, il benessere delle persone e l’occupazione femminile.
Grande attenzione viene data all’area della formazione, indicata come principale priorità delle imprese: non solo quella specialistica, ma anche quella non direttamente necessaria alle mansioni professionali ovvero lo sviluppo di passioni e talenti. Nel 2018, sono già il 38% le imprese con almeno un’iniziativa in quest’area.
CONOSCENZA E NETWORK
Il welfare dunque cresce, ma è necessario operare per il suo ulteriore sviluppo. Per farlo, secondo il rapporto, sono necessarie più formazione e alleanze tra imprese.
Sul primo fronte va incrementata la conoscenza legislativa e degli strumenti da adottare (le Pmi che hanno cognizione di norme e incentivi sul welfare sono solo nel 24,6% dei casi) ma anche l’acquisizione di specifiche competenze professionali per gestire efficacemente le politiche di welfare aziendale.
L’altra priorità è quella di fare rete. Qui sta crescendo la propensione delle imprese a creare alleanze (dal 5,8% al 9,2%) per mettere a fattore comune competenze, esperienze e supporti professionali, e realizzare sistemi di welfare aziendale condiviso sul territorio: le più attive e informate sono quelle che hanno meglio compreso questa dinamica, visto che il 23,5% sta già sperimentando forme di collaborazione attraverso reti di imprese, partecipazione a consorzi e adesione a servizi comuni.
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