23/01/2019-Si è celebrato a Milano il diciannovesimo convegno annuale di Anra. Per risk manager e responsabili assicurazioni aziendali, guidati da Alessandro De Felice, i numeri in crescita testimoniano lo sforzo per diffondere tra le imprese italiane un sistema di governance che tenga dovutamente conto di tutti i fattori che minacciano il business
Probabilità e imprevisti. E quel lancio di dadi che in modo fatale può cambiare le sorti della partita. C’è chi ha paragonato la vita al Monopoli e chi, come Alessandro De Felice, presidente Anra, vede nel famoso gioco da tavolo la metafora della professione di risk manager. Così, di casella in casella, passando per un simbolico quanto significativo Largo del Rischio, l’associazione ha dato il benvenuto al diciannovesimo convegno annuale, Imprevisto o probabilità? La carta del risk management, che si è tenuto il 13 e 14 novembre, presso il MiCo di Milano. Il Monopoli ha fatto da strumento guida per declinare il dibattito della due giorni, scandita da tavole rotonde a cui hanno partecipato numerosi esperti, rappresentanti del mondo accademico, assicurativo e aziendale. Secondo De Felice, “i professionisti del rischio sono chiamati a dare risposte chiare, per mettere in piedi un sistema di risk governance che consenta al top management di prendere decisioni per ridurre l’impatto dei rischi incombenti sui risultati attesi”. Per l’Anra, i numeri in crescita testimoniano l’importanza del lavoro che si sta facendo perché la cultura del rischio possa diventare una chiave per lo sviluppo del nostro sistema produttivo, a partire dalle piccole e medie imprese. L’associazione, con 434 iscritti, si colloca al quarto posto tra le rappresentanze europee di risk manager, e vede nelle donne un ruolo sempre più importante, come dimostrano i cinque posti su 11 occupati nel consiglio direttivo. L’intervento di Jo Willaert, presidente Ferma e Ifrima, ha ricordato il ruolo centrale di Anra in Europa.LE PMI SCOPRONO IL RISK MANAGEMENTIl dibattito della prima giornata è stato focalizzato sull’influenza e il peso del risk management aziendale nell’accesso a finanziamenti e capitali da parte delle Pmi, l’evoluzione dei mercati tra protezionismo e deglobalizzazione, la sostenibilità dell’economia circolare e delle energie alternative. I dati dell’Osservatorio sulla diffusione del risk management nelle medie imprese italiane, realizzato da Cineas in collaborazione con Mediobanca, dimostrano che le medie aziende che adottano un framework integrato, ossia la modalità più avanzata di risk management, sono più che raddoppiate: dal 17,2% al 37,5%. Secondo gli esperti, l’adozione di piattaforme evolute per la gestione del rischio implica il cambiamento dei modelli organizzativi gestionali. La gestione del rischio passa quindi attraverso l’innovazione, che deve necessariamente tenere conto dei cambiamenti nel mercato internazionale, tra le tensioni delle nuove politiche protezionistiche e la tendenza verso una deglobalizzazione.LE MINACCE PER IL BUSINESSSostenibilità, digitalizzazione delle imprese, change management, cambiamenti climatici, oltre all’importanza di investire e potenziare le soft skills, sono i principali temi che sono stati affrontati nella seconda giornata. Tra le sfide che chief risk officer e risk manager hanno di fronte nel prossimo futuro c’è il miglioramento delle capacità comunicative, in modo da consentire ai vertici aziendali di comprendere il valore dell’analisi del rischio per il perseguimento degli obiettivi aziendali. Un’efficace reportistica del risk management è un fattore strategico che non può più essere trascurato. Del resto, è dimostrato che l’interruzione dell’attività di impresa a causa di eventi imprevisti sia un rischio tutt’altro che remoto. Nel 2017, circa il 32% delle società dell’indice S&P 500 hanno subito una business interruption dovuta a problemi della supply chain, a causa di eventi ambientali, atmosferici o geopolitici. Tra i rischi ormai centrali nell’attività di impresa c’è quello informatico. Eppure, i relatori hanno sottolineato che ancora oggi, soprattutto nelle Pmi, il top management non sembra preoccuparsi che un attacco hacker possa minacciare l’attività di impresa. Nel complesso, una sottovalutazione dei rischi può compromettere la reputazione dell’azienda. Per questo, gli esperti hanno ricordato che lo sviluppo della risk governance è l’arma più efficace per prevenire il rischio reputazionale.VERSO UN NUOVO WELFARE AZIENDALELa responsabilità delle imprese non riguarda soltanto le prospettive del business, ma direttamente il futuro dei propri dipendenti. Una scelta etica dovrebbe portare alla costruzione di un’alleanza tra vertici aziendali, sindacati e compagnie di assicurazioni, perché si possano diffondere polizze, che tengano conto dei mutamenti demografici in corso nel nostro Paese. Temi che non possono più essere delegati alla politica. Dal convegno Anra è emerso che la gestione dei rischi è un approccio culturale che deve coinvolgere tutti i cittadini. Anche in questo caso è cruciale il ruolo della comunicazione, che deve mettere in primo piano il tema dell’incapacità futura dello Stato di poter sostenere nel prossimo futuro l’invecchiamento della popolazione, con l’aumento delle persone non autosufficienti. Spazi importanti di business per tutto il settore assicurativo, che dovrebbe fare leva sul welfare aziendale, per migliorare la diffusione delle polizze più adatte a garantire ai lavoratori una vecchiaia...