AI, 2024 DA RECORD PER IL MERCATO ITALIANO
L’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano ha fatto il punto della situazione sul nostro ecosistema, analizzando le soluzioni più adottate e i settori in cui è più diffusa. Se da un lato si assiste a un’evidente evoluzione nell’adozione dell’intelligenza artificiale, dall’altro permangono ritardi rispetto alle altre principali economie europee. Ora più che mai, quindi, è il momento di accelerare

11/03/2025
👤Autore:
Michele Starace
Review numero: 1 Digitale
Pagina: 38-39
☁Fonte immagine: myshkovsky - iStock
Nel 2024 il mercato italiano dell’intelligenza artificiale ha registrato una crescita del 58% rispetto all’anno precedente, raggiungendo il valore record di 1,2 miliardi di euro. Questo risultato si deve soprattutto alle sperimentazioni che utilizzano (anche) la Generative AI, che rappresentano il 43% del valore complessivo del mercato, mentre il restante 57% è in gran parte costituito da soluzioni di AI tradizionale. Quasi la totalità dei nostri cittadini, inoltre, conosce l’argomento (anche se in modo molto superficiale) e la maggioranza ne ha un’opinione positiva. La situazione, comunque, non è tutta rose e fiori: rispetto agli altri grandi paesi europei, siamo e molto indietro per quanto riguarda gli aspetti etici e la compliance. Queste le principali conclusioni dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, presentato lo scorso 6 febbraio.
IL NOSTRO ECOSISTEMA
I ricercatori dell’ateneo milanese hanno analizzato le soluzioni di intelligenza artificiale più adottate, i settori in cui la tecnologia è più diffusa e le differenze esistenti tra piccoli e grandi aziende. Il 34% del nostro mercato è rappresentato da progetti di data exploration e sistemi di prediction & optimization (ad esempio sistemi di previsione della domanda o identificazione di frodi). Seguono le soluzioni di text analysis e di classification & conversation (32%), in crescita dell’86%, grazie soprattutto ai sistemi di retrieval augmented generation su normative e documentazione (che consentono di ottenere risposte più accurate). Infine, il 17% del mercato è occupato dai recommendation systems, settore in cui la Gen AI sta dando un contributo, catturando tramite i large language models la semantica dell’interazione con i beni e i servizi fruiti, e ricavando suggerimenti pertinenti.
Guardando all’adozione di soluzioni AI per settore, i comparti più avanzati sono telco & media e insurance, seguiti da energy, resource & utility e banking & finance (e si registra anche una forte accelerazione nel settore gdo & retail). La Pubblica amministrazione, pur avendo ancora un peso limitato nel mercato (6%), sta crescendo con un tasso superiore al 100%.
Puntando il riflettore sulle singole aziende, invece, si nota come l’intelligenza artificiale sia ormai una realtà consolidata in quelle di grande dimensione, mentre nelle Pmi l’adozione resta ancora molto limitata. Solo il 7% delle piccole imprese e il 15% di quelle medie ha avviato progetti AI, spesso con obiettivi legati unicamente all’efficienza operativa. E anche se l’interesse rimane elevato (il 58% delle Pmi segue con attenzione il tema, anche grazie alla crescente disponibilità di strumenti pronti all’uso e low cost), l’immaturità nella gestione dei dati rappresenta un forte limite all’adozione progettuale.
L’ITALIA RISPETTO ALL’EUROPA
Occorre accelerare, chiosano i ricercatori, soprattutto visto che l’Italia sta procedendo più lentamente rispetto agli altri grandi paesi europei (Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito) nell’adozione dell’intelligenza artificiale. I dati dell’Osservatorio ci dicono che l’81% delle nostre grandi imprese ha valutato almeno un progetto AI (contro una media europea dell’89%) e il 59% ha almeno un progetto attivo (contro il 69% europeo): numeri che posizionano l’Italia all’ultimo posto tra le nazioni analizzate. Allo stesso tempo, tra le imprese che già utilizzano l’AI, solo una su quattro ha già delle progettualità a regime.
In relazione agli aspetti etici e alla compliance delle iniziative di AI (in riferimento all’AI Act in particolare), poi, il percorso è ancora lungo: solo il 28% delle grandi realtà attive in progetti ha adottato delle misure concrete e il 52% dichiara di non aver compreso a pieno il quadro normativo.
Passando ai dati positivi: ben il 65% delle grandi aziende che hanno adottato l’artificial intelligence sta sperimentando anche con la Generative AI, principalmente per implementare sistemi conversazionali a supporto degli operatori interni, e il nostro paese si posiziona ai primi posti in Europa per l’adozione di strumenti di Gen AI pronti all’uso. Più della metà (53%) delle grandi aziende italiane ha infatti già acquistato licenze di strumenti come ChatGpt o Microsoft Copilot, superando Francia, Germania e Regno Unito. Inoltre, il 39% delle imprese che utilizzano questi strumenti ha riscontrato un incremento della produttività.
COSA NE PENSANO I CITTADINI
La quasi totalità dei cittadini italiani (99%) conosce il termine intelligenza artificiale e l’89% ha sentito parlare di intelligenza artificiale generativa (+32 punti rispetto al 2023). A confronto con Francia e Regno Unito, l’Italia è il paese con l’atteggiamento più favorevole: il 59% degli italiani ha un’opinione positiva sull’AI, contro il 47% degli inglesi e il 42% dei francesi, ma si osserva un trend decrescente (-8 punti percentuali rispetto al 2023).
Le principali preoccupazioni riguardano il rischio di manipolazione delle informazioni attraverso strumenti di AI (come i deepfake) e l’impatto sul mercato del lavoro. Solo il 17% dei lavoratori italiani che ha visto la tecnologia all’opera in azienda la valuta molto positivamente, un dato in linea con paesi come la Francia (17%), ma molto inferiore ad altri quali il Regno Unito (40%). Ciò comunque non significa che i nostri lavoratori ne contrastino l’applicazione professionale: solo il 15% è contrario.
Le grandi imprese, infine, si dimostrano abbastanza consapevoli dei rischi connessi a un uso non controllato dell’AI: anche se quasi una su due (48%) non ha ancora condotto un’analisi quantitativa degli impatti, oltre il 40% ha implementato linee guida interne e nel 17% dei casi è stato vietato l’uso di tool non approvati, per evitare fenomeni di shadow AI (uso dell’intelligenza artificiale sul posto di lavoro senza il consenso esplicito della società di cui si è dipendenti).
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