LA CAVALCATA DEL FINTECH
Dopo un rallentamento registrato nel 2022, il mercato ha ripreso a correre: secondo uno studio di Bcg, il giro d’affari dei servizi finanziari varrà 22mila miliardi di dollari a livello globale entro il 2030. Le tecnologie emergenti miglioreranno ulteriormente l’esperienza degli strumenti, accrescendone la possibilità di personalizzazione
22/06/2023
Secondo i dati del Progetto di inclusione finanziaria della Banca Mondiale ci sono nel mondo 1,5 miliardi di persone adulte ancora unbanked, cioè che non hanno un conto corrente. Un numero ancor maggiore di individui, 2,8 miliardi di persone, sono invece underbanked, cioè hanno un conto corrente ma usano anche servizi finanziari alternativi, di cui 54 milioni in Europa (circa il 50% degli adulti). Il totale rappresenta più della metà della popolazione mondiale: potenziali nuovi clienti che intraprenderanno il viaggio digitale nel mondo dei servizi finanziari.
In questo contesto il settore fintech vede ampi margini di crescita. Da questo punto di vista è interessante osservare quanto emerge dall’ultimo studio sul futuro dei servizi finanziari realizzato da Bcg, dal titolo Global Fintech 2023: reimagining the future of finance, sviluppato in collaborazione con la società di venture capital Qed Investors. Pur con una storia relativamente recente (ha appena 25 anni di vita), il settore fintech impatta la vita di miliardi di persone. Il picco finora è stato toccato nel 2021, per poi intraprendere una fase discendente nel corso del 2022, con i nuovi finanziamenti diminuiti del 43%. Secondo Ugo Cotroneo, managing director e senior partner di Bcg, “nonostante il forte rallentamento dell’ultimo anno su investimenti e valutazioni, dopo un biennio 2020-2022 di fortissima crescita, i fondamentali del settore fintech nel lungo periodo rimangono solidi”. Le stime di Bcg rivelano che i ricavi delle aziende fintech continueranno a crescere a livello globale con un forte contributo dell’area Asia-Pacifico. Anche in Europa cresceranno ancora, registrando un Cagr del 21% fino al 2030. “Mentre il decennio precedente è stato dominato dal settore dei pagamenti fintech – continua Cotroneo – la crescita futura sarà sostenuta dal trend positivo dell’embedded-finance, del B2B e del B2B2X”, trainati anche dalla maggiore maturità dell’open banking e delle tecnologie di generative AI e distributed ledger technologies (Dlt). “Nello sviluppo di questo mercato i player tradizionali dovranno quindi accelerare i loro piani di digitalizzazione e sarà importante considerare il ruolo che giocano i nuovi trend regolatori, un esempio è l’open banking nel Regno Unito tramite Obie e nell’Ue tramite Psd2, che continueranno a favorire la creazione di nuovi prodotti e servizi, contribuendo ulteriormente alla crescita del settore”, sottolinea Cotroneo.
UN MERCATO DA 22MILA MILIARDI DI DOLLARI
Le previsioni, nel lungo periodo, sono infatti più che rosee: il fatturato globale dei servizi finanziari raggiungerà circa 22mila miliardi di dollari entro il 2030, con una ripartizione relativamente equa tra banche e assicurazioni. I ricavi annuali del settore fintech cresceranno di sei volte fino a raggiungere 1.500 miliardi di dollari entro la fine dell’anno.
Poi ci sono Regno Unito e Unione Europea che insieme rappresentano il terzo mercato finanziario più grande al mondo e si prevede che fino al 2030 assisteranno a un’importante crescita fintech, stimata in oltre cinque volte rispetto al 2021 e guidata dal settore dei pagamenti. Crescita facilitata dalle iniziative intraprese dalle autorità nell’Eurozona. Il passaporto nell’Ue consente alle imprese di operare su base regionale senza grandi ostacoli normativi (ad esempio, le licenze). “In Italia – osserva Cotroneo – il settore soffre ancora della piccola quantità di operatori di grandi dimensioni, ma mostra una forte vitalità, con la nascita di molte iniziative innovative che potranno beneficiare della complessiva crescita del settore nel lungo termine e del sempre maggiore interesse da parte di incumbent player a partnership e attività di M&A”.
Con un tasso di crescita del 27%, l’area dell’Asia-Pacifico diventerà nel 2030 il principale punto di riferimento per il panorama fintech, superando anche gli Stati Uniti. I paesi Apac (Cina, India e Indonesia) scavalcheranno gli Usa per una serie di fattori: maggior numero di player, ampia popolazione unbanked, elevato numero di Pmi e la diffusione di una classe media e giovanile tecnologicamente preparata.
I POSSIBILI OSTACOLI ALLA CRESCITA
Ovviamente su questa strada apparentemente spianata non mancano rischi e incertezze. A partire dalla regolamentazione, passando per il tema della privacy dei dati, fino ad arrivare ai nodi legati alla concorrenza delle Big tech e alla volatilità dei tassi di interesse. “La mancanza di una regolamentazione può portare a un’incertezza sulla fiducia dei potenziali clienti che decidono di non adottare soluzioni fintech. Al contrario, una regolamentazione troppo rigida potrebbe tradursi in costi più elevati, approvazioni più lente e investimenti ridotti”, si legge nel report. Poi ci sono i rischi di reputazione: le fintech che raccolgono grandi quantità di dati sensibili in modo non regolamentato sono ad alto rischio di violazione dei dati, macchiando la loro immagine e causando di nuovo una perdita di fiducia e di fedeltà dei clienti, nonché conseguenze legali. Inoltre, l’ingresso di grandi aziende tecnologiche nel settore fintech può far scendere i prezzi ed eliminare la concorrenza, spesso a danno delle startup fintech più piccole, dell’innovazione e dei consumatori. La combinazione di questi fattori, con un contesto di tassi d’interesse più elevati che mettono a rischio i finanziamenti, crea una tempesta perfetta.
Secondo Nigel Morris, cofondatore e socio amministratore Qed, tra gli autori dello studio “nell’universo delle fintech ci sono essenzialmente quattro gruppi di parti interessate: le autorità di regolamentazione, le fintech stesse, gli operatori storici e gli investitori. La crescita e il successo del settore fintech dipenderanno in larga misura dal modo in cui queste quattro parti interessate saranno in grado di lavorare insieme”, conclude.
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