CREDIT SCORE AL SERVIZIO DELLE COMPAGNIE
Una ricerca di Cetif e Crif analizza lo stato dell'arte e le prospettive dell'utilizzo delle informazioni creditizie da parte delle imprese assicuratrici: una novità che sembra prendere piede, fra molti ritardi
20/03/2017
I primi studi sulla correlazione fra storia creditizia e propensione (o costo) del sinistro sono apparsi negli Stati Uniti, sul finire degli anni ’90. Evidenze empiriche successive hanno dimostrato più volte l’esistenza di un qualche tipo di legame fra questi due fattori. Il tema è stato a tal punto sviscerato che esperti del settore sono arrivati a chiedersi se il ricorso alle informazioni creditizie potesse generare pratiche discriminatorie verso specifici gruppi etnici.
In Italia, invece, la materia è un territorio pressoché inesplorato. Qualche passo in avanti è stato fatto negli ultimi anni, ma tanta strada resta ancora da percorrere. Lo dimostra il rapporto Il valore dell’informazione economica e anagrafica al servizio del portafoglio rami elementari, realizzato da Cetif, in collaborazione con Crif, e presentato all’interno di un workshop all’Università Cattolica di Milano. Obiettivo della ricerca, che si inserisce nel solco inaugurato da uno studio analogo sul settore motor, era quello di verificare se (e in che misura) le compagnie utilizzino le informazioni creditizie in fase di pricing, assunzione e gestione del sinistro nell’ambito dei rami elementari. Il quadro che ne emerge è quello di un settore in cui la novità sembra prendere piede, ma non ancora abbastanza. “Solo l’11% delle compagnie intervistate utilizza queste informazioni in maniera intensiva”, ha spiegato Chiara Frigerio, segretario generale di Cetif. “Il 33% – ha aggiunto – non prevede di utilizzarle, mentre il resto del campione si divide fra valutazioni, prototipi e progetti pilota”.
E PUR (QUALCOSA) SI MUOVE
Il rapporto fra compagnie e informazioni creditizie sembrava aver raggiunto una svolta nell’agosto del 2010, quando il ministero dell’Economia e delle finanze, con il decreto legislativo 141, ha istituito un sistema di prevenzione delle frodi nel settore del credito al consumo e dei pagamenti dilazionati o differiti, creando un enorme database di cosiddetti Sic (sistemi di informazioni creditizie) accessibile a tutte le società che partecipano al programma. Per le compagnie, la novità poteva significare la possibilità di visionare grandi quantità di informazioni anagrafiche e creditizie prima disponibili al solo settore bancario: una potenzialità che è stata tuttavia, come si legge nel rapporto, “in larga parte inesplorata”.
Eppure, nonostante tutti questi ritardi, qualcosa sembra muoversi all’orizzonte. “L’utilizzo di ulteriori fonti informative allo scopo di meglio descrivere il profilo di rischio degli assicurati – ha commentato Gian Paolo Clemente, professore della Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative – è uno dei punti di interesse nel mercato assicurativo, soprattutto in segmenti di portafoglio in cui la tariffazione ha, al momento, a disposizione un numero contenuto di variabili tariffarie”. Un interesse, quello delle compagnie per le informazioni creditizie, che sembra confermato anche dall’indagine presentata nel rapporto. “La maggioranza dei rispondenti (il 62,5%) – ha spiegato Frigerio – afferma che all’interno della propria compagnia sono stati fatti, o sono in fase di progettazione, alcuni test per verificare la possibilità di utilizzare questo tipo di informazioni”. Tutte le compagnie interpellate prevedono di approfondire la materia entro il 2018: il 67% punta a un ulteriore sviluppo, mentre il resto del campione è convinto di poter sviluppare le competenze necessarie a farne un utilizzo intensivo.
VERSO UN INSURANCE SCORE
Il ricorso a banche dati esterne si rivela particolarmente prezioso. Le informazioni connesse alla residenza, per esempio, si sono imposte come una variabile fondamentale nella profilazione del cliente, facendo emergere una chiara correlazione fra rischio assicurativo e i cambi di residenza. “Altre variabili di grande utilità – ha aggiunto Pier Paolo Borgia, senior director di Crif – sono quelle che descrivono il soggetto in base alla gestione finanziaria, a livello di numero di banche di cui è cliente e di tipologia di prodotti finanziari utilizzati”. Il legame fra credit score e rischio assicurativo, già espresso dalla letteratura internazionale, ha trovato conferma nelle analisi presentate nello studio. Un elemento, quest’ultimo, che sembra porsi come viatico per lo sviluppo di un innovativo insurance score. Secondo Borgia un ulteriore sviluppo dei dati a disposizione “potrebbe portare, in un’ottica di medio periodo, alla creazione di un sistema di scoring specifico per il mondo assicurativo”.
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