UNA RADIOGRAFIA DEI SISTEMI PENSIONISTICI
La prima edizione del Global pension report realizzato da Allianz mostra i punti di debolezza di molti sistemi previdenziali dei Paesi maturi. Ma, un po’ a sorpresa, quello italiano si posiziona meglio rispetto a molti Paesi europei, come Germania o Francia
31/08/2020
Solo pochi Paesi, tra cui in particolare Svezia, Belgio e Danimarca, hanno già messo in sicurezza dal punto di vista demografico il proprio sistema pensionistico. La maggior parte degli altri sistemi si troveranno in difficoltà, sotto il peso di elevati deficit pubblici e di uno squilibrio tra sostenibilità e adeguatezza. A sostenerlo è la prima edizione del Global pension report di Allianz, che traccia un quadro dettagliato sui sistemi pensionistici a livello globale: per farlo, lo studio ha sviluppato un nuovo indicatore pensionistico proprietario, l’Allianz pension indicator (Api). Il funzionamento di questo indicatore si basa su un’analisi che parte dai prerequisiti demografici e fiscali, e prosegue esaminando i sistemi pensionistici nelle due direttrici più rilevanti: la sostenibilità e l’adeguatezza. L’indicatore Api considera complessivamente 30 parametri cui viene assegnato un punteggio individuale, su una scala compresa tra 1 e 7, dove 1 corrisponde al punteggio migliore. Sommando i totali parziali ponderati, l’Api assegna a ciascuno dei 70 Paesi analizzati un punteggio compreso tra 1 e 7, presentando quindi una visione sintetica del rispettivo sistema pensionistico.
PAESI GIOVANI E PAESI MATURI
Il parametro che esprime chiaramente la profonda trasformazione demografica nel mondo è l’indice globale di dipendenza anziani: da qui al 2050 questo indicatore crescerà astronomicamente del 77%, arrivando al 25%, con un ritmo più elevato rispetto ai 70 anni trascorsi dal 1950 a oggi. In molte economie emergenti, questo indice è destinato a più che raddoppiare nei prossimi 30 anni, impiegando quindi meno della metà del tempo che è stato necessario per produrre analoghe variazioni in Europa e nel Nord America. L’esempio più importante è la Cina, dove l’indice passerà dal 17% al 44%. Nei Paesi industrializzati, il principale motivo di preoccupazione è invece il livello assoluto dell’indice di dipendenza degli anziani, che raggiungerà il 51% nell’Europa occidentale.
Questo andamento viene registrato nel primo pilastro dell’indicatore Api, chiamato punto di partenza, che combina il cambiamento demografico e la situazione di finanza pubblica. Dal report emerge come molti Paesi emergenti in Africa o in Asia abbiano punteggi ancora abbastanza buoni, in quanto la popolazione è ancora giovane, e deficit e debito pubblico sono abbastanza contenuti. Per contro, molti Paesi europei come l’Italia e il Portogallo presentano la situazione peggiore: popolazione anziana ed elevato indebitamento.
ESSERE SOSTENIBILI
Il secondo pilastro dell’indicatore Api è la sostenibilità, che misura il modo con cui i sistemi reagiscono al cambiamento demografico, cioè se il sistema prevede al suo interno degli stabilizzatori oppure salterà nel momento in cui il numero dei contributori attivi diminuirà mentre continuerà ad aumentare quello dei beneficiari. In questo contesto, spiega il report, una leva importante su cui agire è rappresentata dall’età di pensionamento. Negli anni ’50, un uomo di 65 anni in Nord America o in Europa aveva una speranza di vita dopo il pensionamento di circa 12,5 anni. Oggi, in media, l’aspettativa di vita di un sessantacinquenne è di 17,6 anni, e dovrebbe salire a 20,8 anni nel 2050. È sceso quindi significativamente il rapporto tra gli anni lavorati e gli anni passati in pensione. I Paesi che hanno deciso di modificare l’età pensionabile o di aumentare le prestazioni pensionistiche per far fronte al miglioramento dell’aspettativa di vita, come i Paesi Bassi, presentano quindi un sistema pensionistico più sostenibile rispetto a Paesi in cui non si parla di innalzare l’età pensionabile.
MOLTO GENEROSI CON GLI ANZIANI ATTUALI
Il terzo pilastro dell’indicatore Api valuta l’adeguatezza del sistema pensionistico a garantire un degno livello di vita dopo il pensionamento. Tra i fattori importanti vi sono il coverage ratio, che individua la quota di popolazione in età lavorativa e quella di persone in età di pensionamento che sono effettivamente coperte del sistema pensionistico, il benefit ratio, ovvero quale somma (in termini di reddito medio) percepisce in media un pensionato, e l’esistenza di un sistema previdenziale integrativo e altre fonti di entrate. Complessivamente, il punteggio medio nel pilastro di adeguatezza (3,7) è leggermente migliore rispetto al pilastro della sostenibilità (4,0), segno che la maggior parte dei sistemi continua ad attribuire maggiore importanza al benessere dell’attuale generazione di pensionati rispetto a quello della futura generazione di contribuenti fiscali e previdenziali. I Paesi che presentano il miglior punteggio sul fronte dell’adeguatezza continuano a erogare comunque pensioni pubbliche abbastanza generose, come l’Austria o l’Italia, oppure hanno un secondo e un terzo pilastro di previdenza complementare, come la Nuova Zelanda o i Paesi Bassi.
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