SOSTENIBILITÀ, COMPLIANCE NORMATIVA O “RAGION D’ESSERE”?

Il settore assicurativo può assumere il ruolo di fattore abilitante per una concreta transizione verde. La vera sfida è inserire i valori della sostenibilità nella governance delle compagnie, permeando ogni aspetto dell’attività fino ai parametri che costituiscono l’offerta. Una spinta determinante potrà venire dalla tassonomia e da framework condivisi a livello internazionale

SOSTENIBILITÀ, COMPLIANCE NORMATIVA O “RAGION D’ESSERE”?
Il 13 luglio 2021 il Consiglio Economia e Finanza (Ecofin) ha approvato il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Una milestone fondamentale, da un lato per il futuro del paese Italia, dall’altro per la realizzazione di investimenti che contribuiranno anche al più ampio e ambizioso obiettivo del Green Deal europeo: diventare il primo continente a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Il piano degli investimenti necessari per raggiungere questi sfidanti obiettivi prevede non solo che i Pnrr nazionali destinino il 37% dei fondi per conseguire gli obiettivi dell’Green Deal1, ma anche incentivi agli operatori del settore finanziario a orientare i capitali privati verso investimenti sostenibili, in coerenza con l’Action plan per finanziare la crescita sostenibile.
Nel 2021 prosegue quindi il percorso verso la transizione sostenibile fatto non solo di commitment istituzionali, ma anche di crescente consapevolezza e attenzione da parte dell’opinione pubblica nonché di consumatori e investitori. Ad esempio, tale trend trova riscontro anche in un recente studio promosso dal Forum per la finanza sostenibile sul rapporto tra i risparmiatori italiani e il cambiamento climatico2 dove il 92% degli investitori considera le politiche a supporto dell’ambiente da parte delle imprese un fattore rilevante per la scelta d’investimento. 

I FATTORI ESG RICHIEDONO UNA NUOVA GOVERNANCE

La competitività di imprese e intere filiere economiche, oggi influenzata da un contesto complesso e in divenire, dipenderà quindi non solo dalla capacità di innovare modelli di business e di realizzare investimenti green o Esg, ma di evolvere i propri modelli di governance e decisionali. Come sottolineato dal World Economic Forum nel suo Manifesto di Davos3 l’evoluzione dei modelli di sviluppo verso lo stakeholder capitalism è la strada da perseguire: “Scopo di un’azienda è coinvolgere tutti i suoi stakeholder nella creazione di valore condivisa e duratura. Nel creare tale valore, un’azienda serve non solo i suoi azionisti, ma tutti i suoi stakeholder: dipendenti, clienti, fornitori, comunità locali e società in generale. Il modo migliore per comprendere e armonizzare gli interessi divergenti di tutte le parti interessate è attraverso un impegno condiviso verso politiche e decisioni che rafforzino la prosperità a lungo termine di un’azienda”.
In questo contesto, il settore assicurativo può svolgere un importante ruolo di fattore abilitante a una “transizione equa e giusta”, attraverso nuovi modelli di governance e di relazione con i suoi stakeholder e l’innovazione di prodotti e servizi. Le principali compagnie operanti in Italia sono da tempo impegnate in percorsi di progressiva integrazione dei cosiddetti fattori Esg (Environmental, social and governance) nelle strategie e nell’offerta e, se finora la sostenibilità è stata considerata un nice to have, o comunque un fattore competitivo di successivo, il consolidarsi di nuove normative sta imponendo un cambio di passo.

LE SFIDE E LE OPPORTUNITÀ DEL NUOVO FRAMEWORK NORMATIVO

Nel 2021 sta proseguendo a “ritmo intenso” il processo di definizione di nuove normative e l’integrazione e aggiornamento di framework già esistenti per perseguire gli obiettivi dell’Action plan per finanziarie la crescita sostenibile4
Infatti, se il 2020 ha visto consolidarsi due Regolamenti, tra loro strettamente collegati, il Regolamento 2088/2019 (Sfdr) sulla Disclosure Esg dei prodotti finanziari e il Regolamento 852/2020 sulla Tassonomia dell’Ue per la classificazione delle attività economiche ambientalmente sostenibili, nel corso del 2021 ci sono state e vi saranno altre fondamentali tessere del puzzle per chiarire, passo dopo passo, impatti, opportunità e tempistiche da traguardare. Tra queste in particolare ne rilevano alcune su differenti ambiti seppur molto interconnesse tra loro:
  • Tassonomia dell’Ue, tra cui, l’atto delegato sul clima contenente i criteri di performance definitivi per le attività economiche che contribuiscono agli obiettivi tassonomici di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e l’atto delegato che definisce modalità e indicatori per la rendicontazione della quota di attività assicurative allineate alla Tassonomia che dovranno essere tenuti in considerazione a parte dal financial year 2021 da parte delle imprese che oggi redigono la Dnf;
  • Aggiornamento di framework esistenti, tra cui gli emendamenti agli atti delegati Idd e agli atti delegati Solvency II, dove viene richiesto a compagnie e intermediari di tenere in considerazione le “preferenze Esg” degli investitori, in coerenza con le definizioni di prodotto “light green”, “dark green” e di “principle adverse impact” fornite dalla Sfdr, oltre che integrare i fattori Esg nei sistemi di gestione dei rischi, a partire da ottobre 2022 (data attesa);
  • Reporting non finanziario, con la nuova proposta di Corporate sustainability reporting directive (Csrd), dove, oltre a lavorare sull’evoluzione degli standard di rendicontazione per migliorare qualità e comparabilità delle informazioni Esg, si andrà a vincolare un perimetro di imprese più ampio all’obbligo di rendicontazione. Ad esempio, viene proposto tra i criteri il numero dei dipendenti superiore a 2505, a partire dal 2023;
Inoltre, sulla Disclosure Esg (Sfdr) il settore resta tutt’ora in attesa degli standard tecnici (Rts) dopo l’annuncio di questo luglio di posticipazione della pubblicazione degli stessi e la decisione di posporre di sei mesi l’implementazione, rinviandola al primo luglio 2022.
Come evidente, il quadro richiede agli operatori non solo sforzi progressivi in termini di compliance normativa, ma anche valutazioni strategiche per coglierne in maniera più ampia le opportunità. In particolare, la riflessione sull’offerta di prodotti e servizi è centrale, dato che alle compagnie sarà richiesto di rendicontare progressivamente la percentuale di raccolta premi derivante da attività economiche ambientalmente sostenibili, per cui:
  • lato vita, in coerenza con le normative, sarà necessario riflettere su nuove possibili strategie di asset allocation in grado di inglobare nuove variabili nei processi decisionali relativi alla gestione degli investimenti;
  • lato danni, la stessa Tassonomia Ue potrà essere un ulteriore stimolo per la gestione del business in chiave sostenibile, visto che i prodotti e le coperture di rischi climatici sono considerati dalla stessa come fattori abilitanti (enabler) all’obiettivo di adattamento al cambiamento climatico, purché, ad esempio, processi di sviluppo prodotti, modelli di pricing, gestione dei sinistri abbiano determinate caratteristiche.
Questo momento storico è pertanto un’opportunità per le compagnie per riflettere sul proprio purpose e sul proprio posizionamento.

GLI OBIETTIVI CHE GUIDANO L’EVOLUZIONE DELLE COMPAGNIE

Nell’ambito dell’osservatorio di Scs Consulting sul settore delle assicurazioni operanti in Italia, rispetto alle evoluzioni di strategia, governance e prodotti assicurativi, sono evidenti degli importanti “segnali di trasformazione sostenibile” in atto. Di seguito si riportano gli highlights derivanti dall’analisi di informazioni pubbliche6 dei primi dieci gruppi assicurativi operanti in Italia (sette italiani tre esteri) rappresentativi dell’80% circa del totale della raccolta premi.
Sette compagnie su dieci hanno definito filoni strategici legati alla sostenibilità e relativi target. Sono infatti presenti specifici obiettivi quantitativi nel piano strategico o industriale o nelle comunicazioni a investitori e ad altri stakeholder tramite sito web o reporting di sostenibilità. 
L’analisi dei principali obiettivi definiti dalle compagnie evidenzia il perseguimento di una duplice finalità: mitigare i potenziali impatti finanziari negativi e migliorare il proprio impatto ambientale e sociale, cogliendo anche le opportunità derivanti dai fattori di sostenibilità. Con riferimento al tema climate change, in particolare le compagnie dal profilo multinazionale, presentano strategie strutturate, ad esempio, con obiettivi da un lato di disinvestimento nel medio-lungo termine nei settori più sensibili ai rischi di transizione, e dall’altro di raggiungimento della carbon neutrality di portafoglio, oltre alla riduzione degli impatti ambientali delle proprie operation. Anche l’offerta di prodotti a valenza sociale e ambientale e il progressivo incremento degli investimenti Esg appare come tema centrale nei piani.
Inoltre, la maggior parte delle compagnie che ha obiettivi Esg formalizza anche il proprio purpose, ovvero la propria ragion d’essere, in coerenza con la propria vision e la propria mission, valorizzando fattori abilitanti quali persone, innovazione e tecnologia.

SALUTE, BENESSERE E CLIMA I GOAL ONU DI RIFERIMENTO

Anche le compagnie che non hanno ancora comunicato specifici target Esg dichiarano specifici commitment. Infatti, rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, nove gruppi su dieci individuano in due Sustainable development goals (Sdgs) le aree dove possono contribuire maggiormente, evidentemente data anche la natura del business assicurativo:
  • Sdg numero 3Salute e benessere, in coerenza con gli obiettivi, ad esempio, di sicurezza stradale, longevità, di raggiungimento di una copertura sanitaria universale, prevenzione e cura delle malattie croniche;
  • Sdg numero 13Agire per il clima, attraverso l’integrazione delle misure di contrasto ai cambiamenti climatici nelle politiche e nelle strategie, l’indirizzamento degli investimenti verso attività economiche eco-sostenibili e la sensibilizzazione, verso clienti e stakeholder, riguardo la lotta ai cambiamenti climatici.
Ai fini della messa a terra, tutti i gruppi adottano politiche di sostenibilità esplicitando ruoli e compiti di organi e funzioni aziendali all’interno di un “unico documento programmatico” e/o all’interno di più “politiche tematiche” trasversali, come le politiche ambientali, sulla diversità e l’inclusione, per lo sviluppo di prodotti sostenibili. Inoltre, sette compagnie su dieci hanno una funzione dedicata alla gestione della sostenibilità.

L’IMPATTO VERDE SUI PRODOTTI

Con riferimento all’offerta di prodotti di investimento assicurativi e di previdenza, sette compagnie su dieci offrono prodotti Esg, in coerenza con la classificazione della propria offerta secondo quanto richiesto dalla Sfdr. In tutto si rilevano 40 prodotti Esg di cui 35 prodotti di investimento assicurativo (Ibips) e cinque prodotti di previdenza complementare (Fpa e Pip) tutti classificati come light green (prodotti che promuovono caratteristiche ambientali e sociali). Tra i prodotti d’investimento assicurativo, quasi nel 60% dei casi si tratta di multi-ramo. L’analisi delle informative pre-contrattuali evidenzia, oltre all’applicazione di strategie di investimento differenti a seconda della compagnia e chiaramente per tipologia di sottostante (gestione separata o fondi), la presenza di differenti porzioni di opzioni di investimento Esg sottostanti. 
Il contributo del settore assicurativo all’adattamento al cambiamento climatico, grazie a polizze danni a copertura di eventi collegati al climate change, è prevalentemente concentrato nell’offerta delle compagnie italiane a sostegno della business continuity, specifici settori, come l’agricoltura o sistemi di approvvigionamento da energie rinnovabili.
Sicuramente sarà interessante effettuare una nuova foto nel breve periodo per comprendere come le compagnie continueranno a lavorare in termini di evoluzione della propria offerta sostenibile, se da un solo punto di vista di compliance normativa o puntando nel far leva sul proprio purpose.

1_ https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_20_1657
2_ Fonte: https://www.bva-doxa.com/focus-sulla-finanza-sostenibile/ 
3_ https://www.weforum.org/agenda/2019/12/davos-manifesto-2020-the-universal-purpose-of-a-company-in-the-fourth-industrial-revolution/
4_ https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52018DC0097&from=EN
5_ La proposta di direttiva si applica a tutti i player che, alla data di chiusura del bilancio, superano almeno due dei tre criteri seguenti (società di grandi dimensioni):
a) totale dello stato patrimoniale: 20.000.000 euro; 
b) ricavi netti delle vendite e delle prestazioni: 40.000.000 euro; 
c) numero medio dei dipendenti occupati durante l'esercizio: 250.
o alle società che non superano i suddetti limiti ma sono quotate in borsa (incluse quindi le Pmi quotate)
6_ Nell’analisi sono comprese Dichiarazioni non finanziare, piani strategici, presentazioni ad investitori, bilanci di sostenibilità, siti-web e informative pre-contrattuali

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