L'EVOLUZIONE DELLA RESPONSABILITA'
L'editoriale del nuovo numero di Insurance Review, a cura di Maria Rosa Alaggio
12/06/2015
Stabilità e capacità di mantenersi in salute anche in condizioni di crisi prolungata, in caso di stress dei mercati e di congiunture sfavorevoli agli investimenti. Il settore assicurativo, pilastro dell’economia di un Paese, è costantemente richiamato a confrontarsi con garanzie indispensabili a rispettare questo obbligo.
Le compagnie attive in Italia, stando ai numeri presentati da Ania e Ivass, hanno chiuso il 2014 con segno positivo e godono di ottima salute.
I premi contabilizzati hanno raggiunto i 143,3 miliardi di euro, con una crescita del 20,6% e un’incidenza sul prodotto interno lordo che raggiunge l’8,9% (7,4% nel 2013).
Ma, al di là dei numeri, servono alcune riflessioni sulle voci che potrebbero rivelarsi fondamentali per continuare a parlare di profittabilità nel prossimo futuro.
La prima riguarda l’evoluzione dell’offerta assicurativa in un contesto che permette, grazie alla digitalizzazione e a partnership innovative, la diffusione massiva di polizze standardizzate. Pensiamo in particolare ai sei milioni di clienti Tim che, grazie a un accordo con Bnp Paribas Cardif, riceveranno in dono una polizza per l’abitazione.
La seconda riflessione riguarda l’evoluzione delle responsabilità a cui individui, famiglie, professionisti e aziende sono sottoposti. Gli ambiti di rischio si moltiplicano, la legislazione delimita obblighi e stabilisce conseguenze anche pesanti, aprendo la strada a possibili coperture più o meno innovative.
A tutto questo si aggiunge, per l’intero settore assicurativo, uno scenario in cui si profilano competitor una volta insospettabili.
Google e Amazon, tra i possibili concorrenti più citati negli ultimi tempi, potrebbero non fare poi così paura se si concretizzasse l’ipotesi avanzata da Massimo Mucchetti, senatore del Partito democratico e presidente della Commissione Industria del Senato: un “principio di libertà” potrebbe aprire la strada a una norma che consentirebbe ai lavoratori di scegliere se affidare il proprio risparmio previdenziale al secondo pilastro o, scommettendo tutto sul montante contributivo pubblico, all’Inps.
Dopo anni di analisi di mercato, suggerimenti e richieste per costruire un nuovo welfare, le compagnie si troverebbero in questo caso ad avere come principale concorrente proprio il settore pubblico.
Tutto questo suggerisce un importante ripensamento dei prodotti assicurativi in funzione delle modalità distributive. Con la capacità di costruire il giusto mix tra prodotto standardizzato (che non deve essere inteso come sinonimo di bassa qualità) e soluzione assicurativa capace di coprire ambiti di rischio particolarmente complessi.
Il ruolo degli intermediari continuerà a essere centrale, come ripetono le compagnie illustrando strategie e politiche distributive. Se cosi è, a questo canale dovrà però essere data non solo la possibilità di vendere con più facilità (digitale) prodotti semplici e immediati, ma soprattutto un’offerta più ampia, in cui le compagnie dovranno prendersi l’impegno di assumere anche nuovi rischi.
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