IL CLIMA DOPO UNA PAZZA ESTATE
L'editoriale di Maria Rosa Alaggio, dal numero di settembre 2022 di Insurance Review
09/09/2022
Solo da gennaio a luglio 2022 in Italia sono stati registrati 132 eventi estremi, il numero più alto della media annua dell’ultimo decennio. Dal 2010 a luglio di quest’anno, secondo i dati del recente Osservatorio CittàClima di Legambiente, nel nostro Paese si sono verificati 1.318 fenomeni meteorologici con impatti importanti su 710 comuni italiani. Ma in chiusura di questa pazza estate, che sembra la più calda di sempre, sappiamo anche che il bilancio del mese di agosto è particolarmente pesante a seguito degli ultimi eventi climatici che hanno colpito interi territori in tutta Italia (e non solo), flagellati da alluvioni, bombe d’acqua, grandinate, ondate di calore e siccità. In questo scenario, nell’elenco delle grandi sfide che attendono i protagonisti della nuova legislatura non potrà più essere trascurata la stesura di un piano nazionale di adattamento al clima, vale a dire una reale strategia che ci aiuti a evitare definitivamente di rincorrere costantemente le emergenze. A differenza di Germania, Francia e Spagna, l’Italia non ha ancora cercato di adeguarsi alla European Climate Law (Regolamento Cee/Ue 30 giugno 2021, n. 1.119), la legge europea sul clima entrata in vigore il 29 luglio 2021 che introduce obiettivi vincolanti per affrontare la crisi climatica coerentemente con quanto previsto dall’Accordo di Parigi. Anche se le misure adottate dagli altri paesi europei non sembrano del tutto adeguate o sufficienti, resta il fatto che l’Italia non ha provveduto nemmeno ad aggiornare i contenuti del Piano Nazionale per l’Energia e il Clima (Pniec), provvedimento che risale a fine 2019, ancor prima dell’entrata in vigore della legge dell’Unione Europea. Interventi legislativi efficaci sulla gestione della crisi climatica dovranno pertanto essere una priorità per la nuova legislatura, che, in una situazione tanto urgente, non potrà permettersi di limitarsi a descrivere genericamente gli obiettivi da raggiungere, ma sarà chiamata a costruire un percorso strutturato per la realizzazione di iniziative concrete e risultati tangibili. L’ambizione è definire un insieme di impegni in cui coinvolgere le istituzioni, l’industria, le associazioni di categoria, per esempio il mondo della mobilità e dei trasporti, la società civile. Tale sforzo dovrà condurre a una disciplina basata su una maggiore conoscenza del rischio, in grado di indirizzare azioni di mitigazione e di adattamento alla crisi climatica: un ambito in cui, come noto, il settore assicurativo può fornire un contributo determinante. Proprio in questa direzione vanno le iniziative promosse anche dal mondo accademico e della ricerca, che sollecita l’integrazione tra le scienze economiche, sociali e naturali evidenziando la correlazione tra cambiamento climatico e impatto sugli ecosistemi, la biodiversità e sulla società tutta. Cambiare i nostri modelli di consumo, sprecare di meno e aumentare il livello generale di benessere rappresentano sfide generate anche dalla crisi climatica e che vengono drammaticamente amplificate dalla dilagante crisi energetica. Ecco allora che il prossimo governo dovrà innanzitutto decidere se concentrarsi unicamente su soluzioni temporanee per ridurre il caro bollette e aumentare lo stoccaggio energetico, oppure se procedere con politiche ambientali di più ampio respiro per il Paese: un indirizzo politico che permetta di individuare risposte sia per l’emergenza energetica sia per il cambiamento climatico, conciliando così le soluzioni per entrambe le emergenze. Le prossime settimane saranno dunque un banco di prova decisivo per esprimere volontà politica, economica, sociale. Senza questa volontà, in una situazione in cui ciascuno di noi è chiamato a fare la propria parte, mondo assicurativo compreso, risulterebbe vano anche il fatto di disporre delle risorse economiche necessarie a indirizzare un cambiamento virtuoso. Con un incalcolabile danno per il nostro futuro e per quello delle nuove generazioni.
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