LE RICETTE DI FEBAF PER LA NUOVA NORMALITÀ
Paolo Garonna, segretario generale della federazione, a colloquio con Insurance Review, ha parlato delle prospettive a medio periodo: il rilancio del sistema Italia ci sarà, a patto che tutti agiscano per modernizzare il Paese, senza attendere solo l’uscita da un tunnel che, a oggi, appare particolarmente lungo
12/02/2021
L’evoluzione dell’epidemia resta preoccupante e riguarda la stragrande maggioranza dei Paesi e dei mercati internazionali. La chiusura del 2020, come tutti sapevano bene, non ha rappresentato l’agognata uscita dal tunnel, ma ha reso ancora più chiaro che la battaglia contro il nuovo coronavirus sarà lunga. “Abbiamo superato un anno difficile e ne abbiamo iniziato un altro che ci proietta in un medio periodo di convivenza con il virus; una convivenza, però, che ci auguriamo sia più pacifica, grazie alla diffusione dei vaccini, all’affinamento delle cure e all’accuratezza dei presidi di prevenzione”.
A parlare è il professor Paolo Garonna, segretario generale di Febaf, che ha accettato di parlare con Insurance Review per discutere delle prospettive delle istituzioni finanziarie italiane, all’inizio di quest’anno. Un periodo che sarà di rilancio solo a condizione che tutti gli attori in campo (anche il settore pubblico) “piuttosto che attendere di uscire dal tunnel, capiscano in che modo utilizzare la crisi per essere più forti”.
UN PERIODO DI AGGIUSTAMENTO STRUTTURALE
Ma in che modo? Per esempio, continua Garonna, “provando a liberarci di attività non più sostenibili nel medio e lungo termine, aprendo così nuovi fronti sul piano delle tecnologie e della modernizzazione del Paese”.
Siamo usciti da un anno di emergenza e siamo entrati in un periodo di “aggiustamento strutturale alla crisi”. Le politiche e le strategie da mettere in campo devono caratterizzarsi per discontinuità. Se durante la prima fase, la liquidità era la necessità primaria, spiega il segretario generale di Febaf, oggi quello che conta di più è la solvibilità: “occorre capire quello che va salvato, perché ha un futuro, e quello che invece va ripensato completamente nel segno della modernizzazione”. Questo processo coinvolge ovviamente il settore finanziario, che fino a ora “ha assolto bene il suo compito di offrire liquidità e sostegno ai comparti produttivi”, ma che da oggi è chiamato a “favorire una transizione ordinata tra la normalità pre-crisi e la nuova normalità post-pandemica”, specifica il professore.
USCIRE DALLE INCERTEZZE, AFFRONTARE I RISCHI
Questo passaggio è delicato perché implica l’uso di strumenti (e l’adozione di comportamenti) completamente diversi da prima. Il settore finanziario dovrà quindi migliorare la propria capacità di monitoraggio degli shock, perché prima di saperle gestire le minacce bisogna conoscerle: “occorre uscire dalle incertezze, che sono più pericolose dei rischi”. Si tratta di uno sforzo notevole che riguarda tutti, ma in primis il settore finanziario: “quando si gestiscono crediti e debiti – argomenta Garonna –, e si muovono capitali e investimenti da settori che non hanno un futuro verso altri che invece potenzialmente sono in crescita, bisogna essere in grado di capire cosa si sta facendo, perché le aspettative dei mercati e delle persone sono alte”. Garonna ha apprezzato in quest’ultimo anno l’aumento di consapevolezza verso concetti come la resilienza, segno di un comparto (quello che mette insieme risparmio, credito e assicurazione) che si sta rendendo conto dei cambiamenti strutturali che dovrà gestire.
RIFORME A COSTO ZERO, O QUASI
Il secondo punto riguarda le riforme. Se banche e assicurazioni stanno davvero cambiando, e non solo stringendo la cinghia in attesa di momenti migliori, occorre che politica e regolatori prendano atto dei cambiamenti in corso e li facilitino concretamente. “Le riforme più importanti – aggiunge Garonna – non sempre hanno un costo finanziario: hanno un prezzo politico, di conoscenza, di formazione, di educazione al cambiamento. Questo significa che i fondi pubblici devono servire per sostenere i processi in corso e non devono essere sprecati”.
La gestione dei long tail risk è uno dei punti chiave per il nuovo comparto assicurativo, che vede nella partnership con il pubblico la via maestra per la gestione dei rischi sistemici. “Pensiamo alla business continuity e alla protezione di tante attività produttive: il settore assicurativo e quello pubblico dovranno condividere le responsabilità all’interno di un accordo più ampio e strutturato”, fa notare il segretario generale di Febaf, sottolineando come queste politiche richiedano “un salto culturale soprattutto da parte del settore pubblico”.
CROLLANO GLI STECCATI
Per quanto riguarda le imprese, secondo Garonna, ora s’impone uno sviluppo deciso del mercato dei capitali, andando oltre la classica fonte di finanziamento rappresentata dai prestiti bancari.
Si tratta di un tipo di finanziamento diverso ma non in antitesi a quello degli istituti di credito, e che richiede una forte sinergia. “Gli storici steccati tra i business model bancario, finanziario e assicurativo – continua il professore – stanno cadendo: c’è un’osmosi tra i settori che può aprire una fase di grande innovazione. È vero che queste tendenze erano già presenti prima della pandemia ma ora in gioco c’è l’effettiva sopravvivenza di molti comparti produttivi”.
LE RISORSE EUROPEE POSSONO “SBLOCCARE LA MACCHINA”
Per fare tutto questo, il risparmio degli italiani, che rappresenta circa il doppio del Pil del Paese, è una materia prima che occorrerà imparare a usare al meglio. Entrare in una nuova normalità vuol dire proprio questo. “Next Generation EU e in generale i finanziamenti statali – ragiona Garonna – sono interventi utili ma a termine. Servono a sbloccare la macchina e, si spera, a metterla in moto più veloce di prima; ma saranno quei cambiamenti strutturali di cui abbiamo parlato che permetteranno di ripagare i debiti che abbiamo contratto”.
A proposito di debiti, infine, le banche dovranno gestire il rischio di nuovi Npl che fatalmente si accumuleranno in ragione del protrarsi della crisi. In questo caso, sarà ancora più importante agire in chiave comunitaria: “diversificare i rischi in un quadro più ampio e integrato è molto più facile e redditizio”, ricorda Garonna.
L’auspicio finale è quindi che l’unione bancaria e quella del mercato di capitali siano obiettivi realizzabili, cui tendere nel medio periodo, superando steccati burocratici e inevitabili pregiudizi localisti.
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