LE INCOGNITE DEL 2021

Il punto di svolta per il sistema-Paese sarà possibile a patto che si sappiano indirizzare le risorse in arrivo grazie al Recovery Fund, puntando su aree prioritarie come sanità, formazione, infrastrutture fisiche e digitali, supporto al sistema produttivo. L’analisi di Valerio De Molli, ceo & managing partner di The European House-Ambrosetti, sottolinea l’urgenza di realizzare progettualità ad alto impatto, in cui il settore finanziario ricopre un ruolo centrale

LE INCOGNITE DEL 2021
Archiviato il 2020 come un anno da dimenticare, che al mondo ha lasciato in eredità il cigno nero della pandemia, l’attenzione, i timori e le aspettative si concentrano su quanto accadrà nei prossimi mesi. 
Le previsioni per il futuro continuano a certificare la devastazione economica e finanziaria che il coronavirus è stato in grado di generare, e che segnerà anche gli anni a venire. 
Il modello previsionale di The European House – Ambrosetti prevede una contrazione del prodotto interno lordo pari a -10,8%, con una forbice previsionale da -9,8% a -11,8%.
In chiusura d’anno, il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha evidenziato che il Pil del nostro Paese non tornerà ai livelli precedenti allo scoppio della pandemia prima della metà del 2023. 
La situazione di profondo rosso per l’Italia, così come per gran parte dei Paesi europei, provoca dunque una recessione che, con diversa intensità e profondità a livello globale, lascerà il segno per molto tempo. 
Ma il 2021, tra crisi, problemi politici, disparità sociali e paura per il futuro, si apre anche con la speranza di riuscire a cogliere l’occasione storica del Recovery Fund. 
Un’opportunità che non possiamo permetterci di sprecare e che richiede la capacità di allocare efficacemente le risorse coinvolgendo tutti i protagonisti del sistema-Paese, pubblici e privati, con un ruolo centrale per il settore finanziario e assicurativo. 
Gli ambiti prioritari in cui indirizzare gli investimenti a favore dello sviluppo riguardano la realizzazione di infrastrutture fisiche e digitali, il potenziamento della sanità, la riforma della giustizia, il contrasto alla corruzione, la formazione, e naturalmente un articolato programma di supporto al sistema produttivo promuovendo la crescita dimensionale e la solidità patrimoniale delle aziende e delle microimprese. 
Questo scenario esprime l’urgenza di agire sulle più grandi questioni che possono contribuire a ricostruire e rilanciare il nostro Paese. Valerio De Molli, ceo & managing partner di The European House – Ambrosetti, in questa intervista analizza le sfide e le soluzioni possibili che richiedono chiarezza di visione e capacità di realizzare progettualità che sappiano produrre benefici concreti per la rinascita dell’Italia. 


Quali settori industriali potranno ritrovare slancio nel 2021?
Il 2020 sarà ricordato come l’anno del Covid-19, emergenza sanitaria tra le più drammatiche della storia recente che ha portato alla crisi economica più grave dal secondo Dopoguerra. L’impatto non sarà lo stesso su tutti i settori: si stima un calo complessivo del -21,4% nel valore aggiunto del comparto manifatturiero e un calo del -1,9% per la filiera agroalimentare, con una forbice tra +0% e -1,9%, una tra le più resilienti.
Così come l’impatto per il 2020 è stato diversificato, anche l’auspicabile ripresa nel 2021 sarà caratterizzata da eterogeneità tra i settori. Anche alla luce delle le linee guida del Recovery Fund, i Paesi europei saranno chiamati a trasformare le proprie economie in ottica digitale e sostenibile. Entro il 2050 tutti i Paesi dovranno garantire la neutralità climatica, favorendo processi e stanziando risorse a favore delle energie rinnovabili. Pertanto, già a partire dal 2021, tutti i settori legati alla green economy (edilizia sostenibile, bioplastiche, infrastrutture, energia, ciclo dei rifiuti, ecc.) saranno oggetti di significativi investimenti che potranno agire da volano di crescita.
Proseguendo la tendenza del 2020, il lavoro da remoto diverrà sempre più importante, tanto per la PA quanto per il privato, e la possibilità di connettere risorse umane, documenti e calendari diventerà centrale per lo sviluppo delle imprese. Ecco che i settori del cloud computing, dell’intelligenza artificiale e dell’analisi e gestione dati acquisiranno sempre maggiore rilevanza diventando lo strumento per la trasformazione digitale delle imprese e l’affermazione di un vantaggio competitivo. Parallelamente, la diffusione del lavoro da remoto e la crescente tendenza alla condivisione di dati e informazioni porteranno a un rafforzamento del business della cyber security. Le imprese si troveranno ad affrontare più spesso attacchi informatici orientati a violare dati riservati, trafugare nozioni commerciali o know-how produttivi. 
Infine, sulla scia dell’anno appena concluso, il settore sanitario e quello farmaceutico continueranno la corsa verso l’avanguardia della scienza, accrescendo ulteriormente gli investimenti in automatizzazione e digitalizzazione dei processi.

Quale futuro vede per le Pmi italiane? Come potrà evolvere il tessuto industriale del Paese, alla luce delle enormi difficoltà delle piccole imprese?
La struttura industriale del Paese è connotata dalla prevalenza di piccole e medie imprese. Pertanto le strategie per la ripartenza del tessuto industriale italiano devono focalizzarsi sulle Pmi. 
Con l’emergenza Covid-19, le questioni legate alla dimensione aziendale hanno costituito un enorme limite per le piccole imprese italiane con una massa critica insufficiente per reagire a shock esogeni e sprovviste di risorse sufficienti a effettuare investimenti importanti in innovazione e digitalizzazione. Per questo motivo, il sistema produttivo dovrà evolvere verso la promozione della crescita dimensionale delle imprese prevedendo incentivi a processi di fusione tra aziende volti a rafforzare Pmi e micro-imprese sul piano patrimoniale e a raggiungere massa critica (ad esempio con sgravi fiscali definiti in proporzione agli utili/perdite registrati negli esercizi precedenti all’operazione). L’emergenza Covid-19 ha inoltre messo in evidenza le enormi potenzialità determinate dal digitale. La ripresa del tessuto industriale del Paese, e in particolare delle Pmi, dipenderà dalla capacità di accelerare il processo di digitalizzazione delle imprese e di introdurre innovazioni tecnologiche emergenti in grado di favorirne l’accesso alle catene globali del valore.



Recovery Fund: quali sono le priorità su cui dirottare le risorse? Potrà essere il momento decisivo per una più strutturata collaborazione tra pubblico e privato, per esempio nelle infrastrutture e nella sanità?
Le risorse in arrivo grazie al Recovery Fund rappresentano un’occasione storica per mettere in campo azioni e realizzare progettualità in grado di determinare un punto di svolta per il sistema-Paese. Mai come ora è necessaria una visione chiara e una grande capacità di definire le priorità verso cui indirizzare le risorse. Sanità, sistema dell’educazione e formazione, infrastrutture fisiche e digitali sono gli ambiti prioritari verso cui indirizzare le risorse e su cui realizzare progettualità ad alto impatto, secondo da The European House – Ambrosetti. Affinché le risorse possano trovare un’allocazione efficace ed efficiente, è necessario il contributo e lo sforzo congiunto di tutti gli attori pubblici e privati del sistema-Paese. In particolare, alcuni settori di grande rilevanza e potenziale per il Paese, come la sanità e le infrastrutture fisiche e digitali, vanno incentivati con importanti investimenti verso la ricerca scientifica e la realizzazione di grandi opere. Mobilitando la ricchezza privata, le partnership tra pubblico e privato possono infatti contribuire alla realizzazione di molti investimenti senza impattare sul debito pubblico, garantendo, inoltre, all’investimento tempi e costi certi, e assicurando qualità e innovazione nelle modalità di gestione e erogazione del servizio.

Qual è lo spazio in un’economia condizionata sempre dall’emergenza per il rilancio della scuola, dell’università e della ricerca scientifica? Che possibilità ci sono per un’intesa proficua e strategica in questi campi tra istituzioni pubbliche, associazioni, enti e soggetti privati?
Insieme all’emergenza sanitaria, la scuola, l’Università e la ricerca scientifica hanno occupato la maggior parte del dibattito pubblico in questo anno di pandemia a testimonianza della loro rilevanza per il sistema-Paese. 
Insieme agli oltre 350 membri della piattaforma Ambrosetti Club, The European House – Ambrosetti ha immaginato otto proposte concrete per investire nel rilancio dell’Italia. Tra queste, uno dei passaggi fondamentali è rappresentato proprio dalla necessità di investire sul sistema educativo per interrompere il circolo vizioso indotto dall’analfabetismo funzionale. L’Italia è infatti quartultima tra i Paesi Ocse per adulti con problemi di corretta comprensione delle informazioni. In particolare, gli ambiti prioritari di investimento riguardano: il ripensamento del sistema scolastico, dando maggiore spazio alla formazione interdisciplinare; l’aggiornamento del sistema universitario, reinterpretandolo in chiave 5.0 e potenziando in modo rilevante le risorse disponibili; la promozione dell’educazione continuativa degli adulti, con un programma nazionale per l’apprendimento permanente; e la formazione di una classe dirigente (pubblica e privata) qualificata, responsabile e capace di dare risposta ai bisogni dell’Italia.
L’emergenza da Covid-19 ha messo in luce alcune difficoltà del sistema scolastico pubblico caratterizzato da un livello di digitalizzazione in ritardo e da competenze non sempre in linea con le esigenze attuali. Le competenze di soggetti ed enti privati dovrebbero essere sfruttate per realizzare proficue sinergie con le istituzioni pubbliche. Nell’ambito della ricerca scientifica, l’esperienza diffusa del modello dei partenariati pubblico-privati è stata di grande successo nello studio e nella realizzazione dei test per accertare la positività da Covid-19. È quindi auspicabile che questa buona pratica venga estesa e replicata anche per altri ambiti della ricerca scientifica, a partire dai vaccini.

L’Ue ci chiede una riforma profonda del sistema giudiziario: la crisi può essere un’opportunità per rinnovare anche quel settore della vita pubblica? Se sì, in che modo?
Da sempre The European House - Ambrosetti ha creduto nella tesi che un sistema della giustizia inefficiente e una corruzione diffusa fossero da considerarsi limiti per la sviluppo economico e sociale di un Paese, sfavorendo lo sviluppo, gli investimenti (diretti e indiretti) e alimentando la fuga di cervelli. Un’importante conferma a questa tesi è arrivata dall’Unione Europea che, nell’ambito delle richieste effettuate all’Italia per lo sblocco dei 209 miliardi di euro a lei destinati dal Recovery Fund, ha ribadito al nostro Paese la necessità di una profonda riforma del sistema giudiziario tesa a ridurne i tempi di giudizio e lo stock di sentenze ancora in arretrato.
Dal nostro punto di vista, la riforma del sistema della giustizia dovrebbe basarsi su alcuni chiari pilastri: 1) adozione di strumenti di valutazione della performance del sistema di giustizia; 2) introduzione di criteri manageriali nella gestione e organizzazione dei tribunali; 3) individuazione e l’adozione di misure e buone pratiche organizzative (best practice) per migliorare la performance complessiva del sistema; 4) introduzione di criteri di formazione manageriale a tutti i livelli; 5) separazione dei percorsi di gestione tra nuove cause e cause pendenti.
Una riforma profonda del sistema giudiziario non può inoltre prescindere da un percorso di lotta e contrasto ai fenomeni corruttivi nel Paese. In questo senso, il punto di partenza riguarda la necessità di promuovere una cultura anticorruzione agendo sul piano della formazione e coinvolgendo in modo attivo le imprese private nella prevenzione della corruzione.


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