UN PAESE ALLA RICERCA DI IDENTITÀ
Il 2021 non può che aprirsi con riflessioni, investimenti e azioni concrete, anche coraggiose, per promuovere la crescita civile, economica e culturale. Un cambiamento che vede l’importanza della collaborazione tra pubblico e privato e che, secondo Stefano Passarelli, professore associato dell’Università La Sapienza di Roma, si fonda sulla capacità di comprendere quale fisionomia vuole assumere l’Italia per il futuro
17/02/2021
Gli investimenti in tecnologia e digitalizzazione non rappresentano, da soli, lo strumento per innovare e trasformare il sistema-Italia. Il punto di partenza per la rinascita del nostro Paese non può che essere il capitale umano, declinando la capacità di azione dello Stato su un punto fermo: il recupero di una forma mentis più aperta, basata sulla convinzione che le sfide si possono e si devono vincere nonostante le evidenze avverse. Un approccio che sposa con fiducia il motto Yes we can lanciato da Barack Obama, e che ha segnato la storia della politica e della comunicazione a livello globale. La diffidenza, il senso di sospetto, la chiusura mentale devono così lasciare spazio alla tenacia, alla voglia di cambiare e di vincere. Questa pesante negatività coinvolge non solo una popolazione affaticata oggi da un 2020 trascorso a suon di Dpcm e lockdown, ma caratterizza soprattutto l’amministrazione pubblica, da troppo tempo soffocata da una generalizzata mancanza di coraggio. Permettere ancora a lungo di far prevalere il senso di disagio, l’incertezza, la paura, significa lasciare morire l’Italia.
A evidenziare l’urgenza di riuscire finalmente a “osare” è Gianluca Passarelli, professore associato in Scienza Politica del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università La Sapienza di Roma, secondo il quale il cambiamento culturale non può che fondarsi sulla capacità di comprendere e definire che tipo di Paese vuol essere l’Italia, quale identità assumere e costruire per il futuro, dove indirizzare gli investimenti, come gestire la politica, anche estera. “Pensare che un sistema economico possa essere aggiornato soltanto con la tecnologia – afferma Passarelli – significa essere votati alla marginalità. Concedere ristori e forme di sostegno alle aziende, per consentire che queste continuino a produrre, crea come unico effetto quello di prolungare un’agonia senza fornire soluzioni concrete. Non possiamo più permetterci di procedere a tentoni, di tamponare situazioni che al contrario devono essere affrontate attraverso un ampio piano proiettato al 2050”.
TRA DISPARITÀ SOCIALE E DEBOLEZZA DELLE PMI
Serve agire, secondo Passarelli, puntando sulla formazione scientifica e attraverso investimenti pubblici per costruire infrastrutture fisiche, come in passato già fatto con l’alta velocità: un esempio virtuoso di investimento che, con un ottimo rapporto qualità/prezzo, ha saputo coinvolgere anche le città toccate dall’alta velocità rendendole più ospitali, creando indotto e benefici per l’intero il Paese. Tra le priorità da affrontare, inoltre, restano i grandi temi della disparità tra classi e delle difficoltà del mondo del lavoro, in cui troppi giovani restano precari senza riuscire a immaginare un futuro. “Cullarsi nella convinzione di essere il Paese più bello del mondo – continua Passarelli – e credere che il turismo possa salvare il nostro destino, dopo esserci venduti il settore chimico e farmaceutico, rischia di donare ai nostri figli solo la possibilità di diventare i camerieri dei magnati russi”. Per il 2021 le riflessioni, gli investimenti e le azioni concrete dovranno dunque essere indirizzate alla crescita civile, culturale, economica con interventi capaci di ridurre la disparità tra classi sociali, migliorare il mondo del lavoro e creare strutture di supporto, primi tra tutti gli asili nido. La trasformazione di paradigmi ormai superati deve coinvolgere, secondo Passarelli, anche il mondo delle Pmi perché il mito del piccolo è bello non regge più. “Le piccole aziende – sostiene – devono crescere, e possono farlo solo accorpandosi tra loro o trovando investitori”. Un cambiamento di prospettiva che prende come esempio un ipotetico sviluppo del settore dell’edilizia: questo comparto potrà trovare una nuova identità solo aprendosi alle tematiche ambientali grazie al coinvolgimento di nuove professionalità e competenze, tra cui geologi, restauratori, ambientalisti, esperti in grado di contribuire al recupero, in ottica green, di centri storici o aree dismesse.
ASSICURAZIONI, IL VALORE DEL MODELLO PUBBLICO-PRIVATO
Non è possibile tenere in piedi una nazione affrontando “pezzettini di discussione”, che guardano solo a piccole parti del sistema produttivo o dei servizi e che portano a provvedimenti in grado di supportare solo piccoli settori, senza fornire risposte adeguate alla ripresa. Tra questi interventi isolati spicca, secondo Passarelli, la legge sui monopattini elettrici: un intervento inutile laddove l’urgenza è lo sviluppo organico di una politica ambientale, urbanistica, dei trasporti.
Nell’ottica di una crescita di più ampio respiro, il settore assicurativo può ricoprire un ruolo fondamentale in un sistema basato sulla collaborazione tra pubblico e privato. “Per mole e universalità della richiesta, l’investimento pubblico non potrà reggere – sottolinea Passarelli – e lo Stato non sarà in grado di farsi carico dei bisogni della popolazione in ambiti come la sanità o la ricostruzione post catastrofi naturali. Agire in una prospettiva di reale rinnovamento della società significa però andare oltre la costruzione di un nuovo padiglione di terapia intensiva, utile solo in una fase di emergenza sanitaria, e proporre interventi mirati, personalizzati e rivolti alla persona”. Secondo Passarelli uno degli interventi sistemici per eccellenza potrebbe riguardare la reintroduzione dell’Imu per la prima casa e, seguendo il modello già collaudato per il canone Rai che viene detratto attraverso la bolletta dell’energia elettrica, destinare una quota della tassa sull’abitazione a un’assicurazione obbligatoria per le catastrofi naturali.
Ma le ipotesi già avanzate in passato circa l’obbligatorietà della polizza per l’abitazione hanno dimostrato nel tempo, e in legislature di vario colore, la difficoltà di far digerire, ai politici prima ancora che agli italiani, una misura tanto impopolare. Il coraggio di proseguire a livello legislativo su soluzioni di questo tipo, tra cui anche una rigorosa revisione del catasto, sarebbe però, secondo Passarelli, una cura indispensabile anche se dolorosa.
“A fronte di catastrofi naturali – conclude Passarelli – è impensabile che la collettività possa farsi carico di tutti i costi per la ricostruzione. Per questo servono provvedimenti basati sulla collaborazione tra pubblico e privato: una partnership che deve essere definita e strutturata su diversi livelli di servizio e su una maggiore fiducia della popolazione verso il settore assicurativo. Che a sua volta deve però dimostrare di meritare la fiducia dell’assicurato”.
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