UNA RIVOLUZIONE IN EVOLUZIONE
Fra cinque anni gli oggetti connessi a internet saranno tra i 40 e i 50 miliardi: non solo smartphone o tablet, ma anche macchinari complessi, come le automobili in grado di viaggiare senza pilota. L'Internet of Things uscirà presto dai confini dell'Information Technology, per espandersi in tutti i settori
04/09/2015
Dieci anni fa nel mondo si contavano circa 500 milioni di dispositivi connessi a internet. Oggi il numero oscilla tra i 10 e i 20 miliardi. Le stime variano ma per il 2020 sono previsti tra i 40 e i 50 miliardi di oggetti connessi in rete. “La crescita esponenziale del numero di oggetti connessi, prevista nei prossimi cinque anni, aumenterà l’interazione tra il mondo fisico e quello digitale, producendo un enorme mole di dati, incrementando la necessità di analizzarli con impatti ancora da verificare sul nostro modo di vivere e interagire”.
Secondo Marcello Orlandini, head of client engagement di Aig Italia, la rivoluzione, già in atto, dell’internet of things uscirà presto dai confini dell’information technology, per espandersi in tutti i settori. “Attualmente l’attenzione è concentrata prevalentemente sul lato consumer, ma in seguito sarà importante osservare l’impatto di questa accresciuta connettività in ogni ambito industriale oltre che sociale”.
In questa rivoluzione, Orlandini considera i settori assicurativo e finanziario “più pronti di altri per trovare soluzioni in questo senso, in quanto l’analisi dei dati è da sempre un’attività core per mitigare il rischio”. Ma siamo solo agli albori e servirà una maggiore preparazione per affrontare la complessità determinata dall’internet delle cose. “In questo rinnovato contesto, ci potrà essere uno spazio maggiore per l’assicurazione: “con un’evoluzione dei profili di rischio, una maggiore complessità e la necessità di una capacità di analisi già patrimonio delle società di assicurazione”.
In Aig, spiega Orlandini, “stiamo seguendo questa rivoluzione con grande interesse, avendo creato un apposito science department interno, oltre a collaborare da tempo con istituzioni ed esperti di settore, con la creazione di think tank, produzione di white paper, e organizzazione di eventi”, uno dei quali si è svolto lo scorso 11 giugno a Milano. A questo appuntamento, “daremo seguito nei prossimi mesi, al fine di sviluppare un approccio che porti nuove soluzioni a questi rischi emergenti”.
Nella foto: Marcello Orlandini, head of client engagement di Aig Italia
IL MONDO IN CUI VIVREMO
L’evento organizzato da Aig il mese scorso, a cui fa riferimento Orlandini, è stata una preziosa occasione per approfondire questo tema, provando a ipotizzare come sarà il mondo in cui vivremo tra qualche anno. L’appuntamento, realizzato in collaborazione con Anra e Cunningham Lindsey Lercari, ha visto la partecipazione di un panel di prestigio con la presenza, tra gli altri, di due autentici guru come Carlo Ratti, professore al Massachusetts Institute of Technology (presso cui dirige il Senseable City Lab) e Shawn DuBravac, chief economist della Consumer electronics association (Cea).
CIO' CHE E' TANGIBILE DIVENTA DIGITALE
Secondo diversi economisti, la costante evoluzione dell’internet of things rappresenta la dimostrazione del fatto che ci troviamo agli albori di una nuova rivoluzione industriale. Quello che oggi appare come un’esagerazione futuribile, molto presto potrebbe diventare parte integrante della nostra quotidianità: ad esempio farsi venire a prendere dalla propria automobile (auto-guidata) senza dover andare a recuperarla al parcheggio; oppure cambiare il colore delle tende di casa, o dei propri vestiti, gestendo il tutto dallo smartwatch. D’altronde innumerevoli aspetti del nostro quotidiano una decina di anni fa ci sarebbero parsi fantascienza.
L’umanità ha intrapreso un percorso dove “tutto ciò che è tangibile sta a poco a poco convergendo verso il digitale”.
Non ha dubbi Carlo Ratti: ogni oggetto che conosciamo potrà, presto o tardi, essere connesso a internet e controllato attraverso lo scambio di dati. Secondo il professore del Mit, uno degli ambiti in cui questa convergenza si sta verificando in modo più rapido è quello dei trasporti: l’avvento delle automobili senza pilota, si appresta a rivoluzionare completamente il concetto di mobilità (e quello di assicurazione). C’è addirittura chi, come la città-Stato di Singapore, sta già pensando a bruciare tutti sul tempo nell’implementazione di questo sistema.
Nella foto: Carlo Ratti, professore del Mit
“Chiaramente un nuovo scenario comporta anche un cambio radicale del concetto di rischio”, ammette Ratti che, sempre nel campo della mobilità, cita un’innovazione legata al mondo dell’agricoltura: i trattori senza operatore. L’utilizzo di questi mezzi permetterà di “ottimizzare la produzione superando i limiti della monocoltura, grazie alla capacità di piantare i semi millimetricamente, realizzando una vera e propria stampa del campo da coltivare”, afferma il professore del Mit. Sempre in tema di cibo, presto potrebbe cambiare anche il nostro approccio agli acquisti per i consumi alimentari, “ma non significa che mangeremo pillole, come qualche bizzarro scrittore di fantascienza pronosticava negli anni ’60”. Proprio per provare a ipotizzare quali saranno le dinamiche future nel rapporto con la spesa al supermercato, Ratti ha ideato e sviluppato il padiglione sul Future Food allestito presso l’Expo di Milano (vedi box). “Tutti noi sappiamo che le persone amano avere un contatto fisico con ciò che mangiano. Per questo, con il Future Food District abbiamo pensato di presentare il cibo offrendo al consumatore un più ampio universo di informazioni che non riescono a essere riportate nell’etichetta dei prodotti”.
LA TERZA FASE DELLO SVILUPPO DI INTERNET
Secondo Shawn DuBravac (autore del volume Digital destiny. Come la nuova era dei dati trasformerà il modo in cui lavoriamo, viviamo e comunichiamo), tutti i settori industriali potranno trarre benefici dall’implementazione di oggetti connessi a internet, “ma ciò, tuttavia, non significa che non ci saranno problemi: le aziende si troveranno di fronte un contesto economico e di rischio completamente nuovo”. Parlando della tendenza a digitalizzare tutto ciò che appartiene al nostro spazio fisico, DuBravac individua uno snodo storico fondamentale nel passaggio dall’epoca in cui l’uomo interloquiva con un computer statico all’epoca attuale, in cui la relazione con la macchina è diventata ibrida. La tendenza all’autonomizzazione ci sta portando “alla terza fase dello sviluppo di internet”, definita dall’economista americano come internet of me, in cui internet diventa parte di ogni oggetto intorno a noi, e dove siamo noi, a decidere cosa usare e come farlo.
Quali implicazioni porterà tutto ciò? “Cambierà non solo il modo in cui prendiamo le decisioni – avverte – ma anche il prezzo che decideremo di dare al rischio”. Per le aziende aumenterà ulteriormente la mole di informazioni a loro disposizione sui loro clienti: citando uno studio dell’istituto di ricerca norvegese Sinfef, DuBravac ricorda che “il 90% dei dati al mondo è stato generato negli ultimi due anni; ogni secondo vengono creati oltre 205 mila nuovi gigabyte, l’equivalente di 150 milioni di libri. Il mondo – osserva – sta producendo più dati di quanto abbia mai fatto prima”. L’efficacia con cui ogni industria utilizzerà questo incredibile afflusso di informazioni ne determinerà il vantaggio concorrenziale e il successo futuro: secondo DuBravac, il settore assicurativo si trova al centro di questa rivoluzione. “Man mano che gli oggetti connessi a internet permeeranno tutti i livelli dell’economia globale – afferma – le compagnie assicurative si troveranno in una posizione ideale per analizzare questi dati ed estrarre prospettive significative e concrete”.
GRANDI OPPORTUNITA', MA ANCHE GRANDI RISCHI
Dunque a nuove opportunità si accompagnano (in misura ancora non quantificabile) nuove implicazioni (su tutte quella legata alla privacy) e nuovi rischi che vanno dalle controverse questioni riguardanti la proprietà e la responsabilità sui prodotti alle violazioni informatiche: ogni oggetto che si connette a internet è un ulteriore punto di accesso utilizzabile dagli hacker per attaccare il sistema aziendale. Senza considerare i risvolti legislativi: “probabilmente sorgeranno molte problematiche cyber-fisiche per determinare dove finirà la responsabilità della macchina che esegue un ordine, e dove inizierà quella dell’uomo da cui è partito l’input”, osserva Christopher Ganz, group vice president service R&D di Abb Technology. Motivo per cui, prospetta infine Jane Tutoki, global ceo di Cunningham Lindsey, “il mercato futuro sarà destinato a sviluppare tipologie di polizze del tutto nuove”.
CONNESSI CON IL CIBO: IL FUTURE FOOD DISTRICTPosto nel cuore del sito espositivo di Expo Milano 2015, all’incrocio tra cardo e decumano, il Future Food District è una delle aree tematiche dell’esposizione universale milanese. Il progetto, ideato dal professor Carlo Ratti in collaborazione con Coop, permette ai visitatori di esplorare e conoscere una catena alimentare più etica e trasparente, resa possibile dall’uso delle nuove tecnologie. Cuore del progetto è il Supermercato, uno spazio sperimentale in cui generare nuove interazioni tra consumatori e produttori. I prodotti sono esposti su ampi tavoli interattivi: il semplice sfiorarli con la mano permette al visitatore di ottenere informazioni aumentate su ogni tipo di articolo; informazioni che oggi sono disponibili in rete, ma che non riusciamo a far stare in un’etichetta tradizionale. Attraverso questa sorta di etichetta aumenta il prodotto è in grado di raccontare se stesso, le sue proprietà, la sua storia, il suo tragitto dalle origini all’utente finale.
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