INVESTIMENTI, LE STRATEGIE DEGLI ASSICURATORI PER IL 2024
Secondo l’ultima edizione della Global Insurance Survey di Mercer e Oliver Wyman, tre quarti delle compagnie investono nei mercati privati o hanno intenzione di farlo per mettere a frutto la liquidità in eccesso. Il 68% di loro dichiara di incorporare valutazioni sulla sostenibilità nelle proprie decisioni, percentuale in calo rispetto all’anno scorso
10/06/2024
L’allocazione nei mercati privati è diventata uno dei pilastri del portafoglio di investimento delle compagnie assicurative: a oggi quasi tre quarti degli assicuratori vi investono o prevedono di farlo nel prossimo futuro e quasi quattro su dieci intendono aumentare le attuali allocazioni. Un terzo di loro, inoltre, intende aumentare l’investimento nel debito privato quest’anno. Sono alcuni dei risultati della Global Insurance Survey 2024, l’indagine annuale di Mercer e Oliver Wyman che approfondisce i piani di investimento e posizionamento del portafoglio per l’anno corrente (e oltre) di più di 80 compagnie a livello globale.
Più nel dettaglio, il 73% degli assicuratori già investe nei mercati privati o intende farlo nei prossimi 12 mesi, percentuale in crescita rispetto al 67% della scorsa edizione. All’interno di questo gruppo, il 40% ha già raggiunto o superato l’obiettivo di allocazione sui mercati privati mentre il 60% ha ancora molta strada da fare. Il 39% degli assicuratori, poi, considera l’aumento delle allocazioni in questi mercati un’opportunità chiave per il prossimo futuro. La significativa propensione per il debito privato, già evidente nella scorsa indagine, persisterà fino al 2024, con quasi un terzo (32%) degli assicuratori che intende aumentare le allocazioni in debito privato investment grade. Si tratta di una pratica che in genere riduce la liquidità del portafoglio, oltre a richiedere competenze e risorse per ricercare, identificare e accedere alle opportunità di investimento più interessanti. Di conseguenza, una buona porzione degli intervistati (26%) non investe nei mercati privati e non ha intenzione di farlo. Fattori di liquidità (59%), vincoli sulle risorse per valutare adeguatamente le opportunità (50%) e complessità degli strumenti di investimento (32%) sono le ragioni più citate per non investire. Per quanti hanno già investito, i costi e la complessità degli strumenti di investimento e della selezione dei gestori sono gli ostacoli principali. Soddisfare i requisiti normativi in costante evoluzione è invece la sfida operativa più citata dagli assicuratori (61%) per il prossimo anno, sebbene anche la gestione dei dati rappresenti una preoccupazione su più fronti.
LE PRINCIPALI SFIDE E OPPORTUNITÀ
Nell’indagine del 2023, gli assicuratori avevano chiarito la loro intenzione di capitalizzare sui massimi di due decenni di rendimenti obbligazionari e sulla prospettiva di rendimenti a reddito fisso, con il 68% che citava l’ottimizzazione del portafoglio core a reddito fisso come principale opportunità di investimento per l’anno seguente. La situazione non è cambiata: quest’anno l’intenzione è stata ribadita dal 60% degli intervistati, percentuale che sale al 67% tra gli assicuratori non vita. La seconda opportunità di investimento più indicata (51%) è la diversificazione dei portafogli dalle classi di attività tradizionali, mentre al terzo posto (40%) gli assicuratori identificano una migliore gestione della liquidità.
Interrogati sulle principali sfide future, il 61% degli assicuratori si dice preoccupato dalla volatilità del mercato nei prossimi 12 mesi, indipendentemente dal tipo e dalla regione. Il rischio di inflazione è citato dal 52% degli intervistati, mentre il 32% di loro teme le limitazioni alla propria capacità di adeguare i portafogli a causa di perdite di capitale o flussi di cassa insufficienti. Sempre nel corso dei prossimi 12 mesi, gli assicuratori prevedono di investire la liquidità accumulata nel 2023, principalmente nel reddito fisso core e nel debito privato. Quasi la metà degli intervistati (49%) ritiene di avere liquidità in eccesso nei propri portafogli. Più di un terzo degli intervistati (38%) prevede di ridurla nel prossimo futuro, mentre quattro su dieci (42%) non prevedono alcun cambiamento. Solo un terzo degli intervistati (33%) ha intenzione di aumentare la propria posizione di rischio complessiva, mentre quasi la metà (49%) non prevede alcun cambiamento.
CALA L’ATTENZIONE ALL’INVESTIMENTO SOSTENIBILE
Più di due terzi (68%) degli assicuratori in tutto il mondo dichiara di incorporare valutazioni sulla sostenibilità nelle proprie decisioni di investimento, un dato che è diminuito rispetto all’83% dello scorso anno. Questi numeri sono frutto di consistenti discrepanze regionali. Nel Regno Unito, ad esempio, la percentuale è del 100%, in Europa dell’80% e in Asia del 75%. Negli Stati Uniti si assesta invece al 41% (in forte calo rispetto al 71% di un anno fa) e in Canada al 42%. A spingere verso la considerazione dei fattori di sostenibilità sono principalmente le preferenze degli stakeholder (per il 71% degli assicuratori), gli sviluppi in ambito normativo/politico (69%) e la riduzione del rischio reputazionale (62%). Tra le organizzazioni che non incorporano suddetti fattori, il 63% afferma che non si tratta di una priorità secondo il proprio consiglio di amministrazione e più della metà (53%) cita la mancanza di trasparenza e di dati standardizzati riguardanti l’analisi e il reporting degli investimenti sostenibili. Tra gli assicuratori con allocazioni di investimenti sostenibili esistenti, il 70% prevede di aumentare la propria esposizione nei prossimi 12 mesi, il 21% prevede di mantenerla e il 9% rimane indeciso sui propri piani futuri. La percentuale di assicuratori che hanno fissato obiettivi di zero emissioni rimane invece più limitata (37%), anche se è aumentata rispetto al 25% della scorsa edizione dell’indagine. Gli assicuratori vita sono all’avanguardia nella definizione di obiettivi net-zero, con quasi la metà (48%) che ha fissato un obiettivo, rispetto a solo il 29% delle compagnie danni. La mancanza di risorse è la ragione più citata dagli assicuratori che non hanno implementato obiettivi net-zero e non hanno intenzione di farlo. È chiaro, tuttavia, che sono in gioco una serie di altri fattori, con un assicuratore su sei (16%) che cita la mancanza di trasparenza, la preoccupazione riguardo ai potenziali impatti sui rendimenti, il fatto che non sia considerata una priorità dal cda e la mancanza di dati sufficienti.
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