RISCHIO POLITICO, LE AZIENDE SI SENTONO ESPOSTE
Gli episodi di disordini sociali sono raddoppiati nel decennio 2010-2020, con conseguenti perdite economiche e assicurative. Il 2024, con una serie di importanti elezioni tra Asia, Europa e continente americano, metterà a dura prova la tenuta degli equilibri internazionali, in un periodo già molto teso
24/05/2024
Nel 2016, due clamorosi eventi di politica interna avevano sorpreso il mondo: il voto del popolo britannico che aveva scelto per il Regno Unito l’uscita dall’Unione Europea e, a novembre, quello degli statunitensi che aveva aperto le porte della Casa Bianca a Donald Trump. I riflessi internazionali di quei due voti sono noti a chiunque: fu l’inizio di un periodo di grande instabilità politica per il mondo intero che, in un certo senso, ha plasmato lo scenario che viviamo oggi. Nella lista delle minacce percepite dalle aziende a livello globale, il rischio politico e le violente proteste di piazza sono all’ottava posizione dell’Allianz Risk Barometer, vale a dire il livello più alto dal 2017, quando i mercati stavano cercando di fare i conti con l’incertezza creata dal voto sulla Brexit e dall’elezione di Trump.
Gestire la crescente minaccia di violenza politica e i disordini sociali, e intanto mantenere la resilienza aziendale in un mondo sempre più incerto, è diventata un’ossessione per chi deve prendere le decisioni e guidare i grandi gruppi così come le medie aziende votale all’internazionalizzazione. “La violenza politica – dicono gli analisti – può avere un impatto sulle imprese in molti modi. Oltre a mettere a repentaglio la sicurezza dei dipendenti e dei clienti, coloro che si trovano nelle immediate vicinanze dei disordini possono subire perdite per interruzione dell’attività e danni materiali a proprietà o ai beni, mentre i danni indiretti possono essere inflitti alle aziende sotto forma di perdita di attrattiva o impossibilità d’accesso”.
CRESCE IL MALCONTENTO
Le proteste pubbliche sono aumentate vertiginosamente negli ultimi anni: gli episodi di disordini sono raddoppiati nel decennio 2010-2020, con conseguenti perdite economiche ma anche assicurative. Basti ricordare la recente mobilitazione degli agricoltori europei, che hanno attirato il sostegno di politici populisti i quali, a loro volta, hanno sollecitato concessioni tra i piani di transizione energetica a emissioni zero e il malessere di chi protestava. “Anche in India – ricorda Allianz – gli agricoltori sono scesi in piazza, rilanciando un movimento che nel 2020-21 costò la vita a decine di manifestanti”.
Come sappiamo, la sicurezza delle catene di approvvigionamento è messa a dura prova dai conflitti internazionali in corso, in particolare quelli in Medio Oriente e Ucraina, mentre in altre parti del mondo la sicurezza è compromessa dagli effetti di guerra civili, ma anche dell’illegalità e della criminalità organizzata. Gli episodi di disordini sociali in tutto il mondo, del resto, sono in aumento: nuove proteste antigovernative sono scoppiate in 83 paesi nel corso del 2023, compresi sette paesi che non avevano vissuto grandi proteste negli ultimi cinque anni.
L’ASCESA DELLE PERDITE LEGATE AGLI EVENTI SRCC
I fattori scatenanti sono tanti, in primis di natura economica, come l’elevata inflazione, ma anche la disuguaglianza, i prezzi delle materie prime, così come le ansie legate al clima. A questi si aggiungono motivate o immotivate preoccupazioni per le libertà civili, reali o presunti attacchi alla democrazia.
Allianz non prevede un miglioramento della situazione a breve, ma crede che arriveranno ulteriori sfide nel corso del 2024, in particolare per quanto riguarda gli eventi cosiddetti Srcc (strikes, riots, and civil commotion, cioè scioperi, rivolte e disordini sociali), in parte legati alle prossime elezioni previste in molte regioni del mondo. “Così tante elezioni in un anno sollevano preoccupazioni circa l’alimentazione del populismo e della polarizzazione, con tensioni che potrebbero sfociare in crescenti disordini”, sostengono gli analisti.
Insomma, un panorama in evoluzione se pensiamo che negli anni scorsi gli attacchi terroristici su larga scala rappresentavano le maggiori perdite per le assicurazioni rispetto al rischio politico, ma che in alcune regioni queste perdite sono state superate da quelle derivanti dagli eventi Srcc.
LE CONSEGUENZE DEL VOTO
Tornando alla questione elettorale, il 2024 sarà un anno “senza precedenti”, dove quasi la metà della popolazione mondiale si recherà alle urne. La sicurezza è una preoccupazione, riflettono gli analisti, non solo per la minaccia di disordini locali, ma soprattutto a causa delle conseguenze di più ampia portata dei risultati elettorali sulla geopolitica e sulle relazioni commerciali. “Le elezioni principali – commentano – si terranno negli Stati Uniti a novembre, e un risultato di misura potrebbe aggravare tensioni già esistenti, in particolare negli Stati chiave, teatro di un conflitto che potrebbero decidere l’esito delle consultazioni”.
Le elezioni europee di giugno, invece, potrebbero vedere i partiti di estrema destra guadagnare voti e seggi, come prevedono i sondaggi, e quindi portare a un’intensificazione delle divisioni culturali e ideologiche già presenti sul continente. Altre elezioni potenzialmente a rischio disordini e conseguenze destabilizzanti saranno quelle in India, di aprile-maggio, in Sud Africa, a maggio, e in Messico, a giugno.
Su tutte pesa la diffusa disaffezione tra i cittadini e i partiti tradizionali, terreno fertile per la disinformazione che da qualche tempo ha un’arma in più: l’intelligenza artificiale e la facile diffusione attraverso i social network. Deepfake, fake news, così come messaggi personalizzati potrebbero galvanizzare porzioni piccole ma potenzialmente decisive dell’elettorato dei paesi al voto.
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