IL TALENTO DI COLTIVARE TALENTI

Cosa vuol dire, oggi, gestire le persone nel settore assicurativo e finanziario? I dati, ma non solo, ci dicono che non è tanto difficile assumere professionalità qualificate, quanto saperle valorizzare

IL TALENTO DI COLTIVARE TALENTI
“Quando assumi qualcuno per un ruolo, stai assegnando una posizione o stai inserendo un talento?” È questa la domanda chiave che Becky Frankiewicz, chief commercial officer di ManpowerGroup, società che si occupa a livello globale di risorse umane, rivolge idealmente a ogni responsabile HR che si trova a gestire le persone in una grande azienda. 
Oggi, dopo anni di cambiamenti, le lavoratrici e i lavoratori cercano un incarico dove far fiorire il proprio talento e sviluppare nuove competenze. Ma non basta perché, contemporaneamente, dopo gli anni della pandemia e il periodo delle cosiddette grandi dimissioni, le persone cercano nel lavoro qualcosa di più complesso e sfumato che un bonifico mensile: cercano ambizioni ma anche benessere, carriera ma anche tempo per sé stesse, competizione ma anche comprensione. 
È così in ogni settore, più o meno, ed è così anche in quello finanziario e assicurativo, dove oggi i giovani possono trovare ancora ottime opportunità. Per esempio, se parliamo di digitale, negli ultimi anni il comparto finanziario, cioè banche, assicurazioni, gestori, sta offrendo nuove possibilità in particolare nel fintech e nell’insurtech. 

ALLA RICERCA DI FIGURE IBRIDE

Dalle start up di recente creazione agli incumbent bancari e assicurativi, fabbriche prodotto o grandi distributori, sono costantemente alla ricerca di figure che sappiano unire competenze di settore, possiamo dire tradizionali, e skills innovative tutte orientate alla tecnologia. Non è raro, quindi, che figure appena entrate in azienda, quindi tecnicamente junior, si trovino a lavorare con top manager che ricoprono da anni ruoli apicali in importanti organizzazioni; oppure che operino in un team giovane ma a un grande progetto, viatico per una rapida crescita all’interno della società. 
Scorrendo un recente studio di Bankitalia, è evidente quanto dominii come l’intelligenza artificiale, il cyber, l’analisi e l’ingegnerizzazione dei dati, nonché lo sviluppo di competenze Esg, siano quelli in cui, soprattutto insurtech e fintech, vanno a cercare i propri talenti. Così come il progredire delle norme e l’esplosione delle regtech, in primis nel settore legale ma anche finanziario e assicurativo, renda necessario trovare professionisti con solide competenze in compliance, risk management, attuariato e materie giuridiche, ma anche software engineering e machine learning.


COSA DARE IN CAMBIO?

Il comparto finanziario e dei rischi, nel pieno della sua digitalizzazione, è quindi alla ricerca di figure ibride, agili e capaci di far fare il salto di qualità tecnologico all’organizzazione. Secondo un report dell’Italian insurtech association, solo il settore assicurativo inserirà in tre anni (2025 compreso) circa 25mila figure chiave, capaci di dare un contributo decisivo alla digital transformation: dai data manager agli esperti di blockchain, passando dai maghi dell’IoT per finire ai cloud manager, le porte del settore finanziario e assicurativo sembrano spalancate. 
Ma cosa sapranno dare in cambio gli operatori? Sapranno intercettare le richieste di queste nuove figure professionali? Dal recente Global Talent Barometer di ManpowerGroup, che ha intervistato più di 12mila lavoratrici e lavoratori in 16 paesi, tra cui l’Italia, emerge che l’80% di loro chiede in primis che “il lavoro abbia un senso e uno scopo”, ma contemporaneamente più di un terzo (36%) prevede di lasciare il proprio impiego nei prossimi sei mesi. Non basta, quindi, attrarre i talenti: occorre saperli trattenere.

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