PROVACI ANCORA ADR
A distanza di quasi un anno dal ritorno in vigore dell’obbligo di ricorrere a soluzioni di giustizia alternative in ambito assicurativo, ecco qual è lo Stato dell’arte. Tra casi concreti, studi e proposte pratiche
31/07/2014
Come spesso accade da un po’ di anni, la colpa è dell’Europa. “Ce lo chiede l’Europa” è stato il mantra del governo d’emergenza presieduto da Mario Monti, ma anche una giustificazione sempre pronta per le amare medicine che agli italiani non piacciono.
Così, dobbiamo ringraziare la direttiva europea 52 del maggio 2008 se ora, dopo travagliati alti e bassi, si è arrivati all’introduzione della mediazione civile commerciale. Come tutti sanno, è da poco più di un anno che l’obbligo alla mediazione, anche nei contratti assicurativi (esclusi l’Rc auto), è stata reintrodotta dal celebre decreto del Fare, giugno 2013, convertito nella legge 98 del 9 agosto.
Si tratta della seconda volta che il governo (in questo caso quello di Enrico Letta) ci prova. Era andata male all’esecutivo Berlusconi nel 2010 la cui legge era stata subissata di critiche e infine bocciata clamorosamente dalla Corte Costituzionale con la sentenza 272 del dicembre 2012, a causa di un eccesso di delega legislativa. Ora che le forme di Adr (alternative dispute resolution) sono entrate stabilmente nel nostro ordinamento, si tratta solo di abituarsi a utilizzare uno strumento che in altre realtà ha portato solo vantaggi. Per esempio, secondo quanto riportano alcuni dati di Aida, l’Associazione internazionale di diritto delle assicurazioni, dal 1971, anno in cui sono state introdotte le Adr negli Stati Uniti, l’80% delle diatribe commerciali trova una risoluzione nella mediazione.
PREGIUDIZI E FALSE CONVINZIONI
L’intento del legislatore europeo e italiano è proprio quello di facilitare il superamento di controversie tra aziende e consumatori, ma anche aziende contro aziende, e alleggerire il carico di lavoro per i tribunali, nei contenziosi civili. Eppure sono molte le resistenze. Il più delle volte la mediazione è vista come una perdita di tempo, prima di un sicuro approdo in tribunale, proprio perché si è convinti che non si possa trovare un accordo che soddisfi entrambe le parti. Nel campo assicurativo, poi, l’esperienza ha portato a credere che al mediatore servano competenze specifiche che questi non sempre possiede. Dal punto di vista dei consumatori, infine, c’è il timore che le Adr possano favorire la grande azienda, al contrario del canonico procedimento giudiziario, giudicato più affidabile.
Anche per ovviare a questi, che spesso sono pregiudizi, Aida e la Camera Arbitrale di Milano hanno promosso un tavolo di lavoro, cui hanno partecipato avvocati e specialisti del settore assicurativo, a conclusione del quale sono state proposte al comparto tre clausole da inserire nei contratti: una dedicata alla mediazione, un’altra all’arbitrato e una terza, multistep, che comprende entrambi i tentativi di risoluzione alternativa.
L’obiettivo è far capire al mercato che le Adr sono semplici e utili: per tutti i giocatori in partita.
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